Bassissima affluenza alle urne: ha votato solo il 32% degli italiani e il 19,7% degli italiani all’estero. Il Comitato per il Sì non si arrende!
Quorum non raggiunto. Le trivelle non vengono affondate ma neanche i sostenitori del referendum che già preparano il ricorso al Mise. Il mancato raggiungimento del quorum ha lasciato l’amaro in bocca ai referendari che però non vogliono arrendersi e chiedono al ministero dello Sviluppo Economico il blocco immediato di cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia. Infatti, secondo Enzo Di Salvatore, costituzionalista ed estensore dei quesiti referendari, le concessioni in questione “sono scadute da tempo e la proroga è illegittima. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Il Mise non si è mai pronunciato a riguardo, di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione”. Non solo, il Comitato per il sì ha pronto un altro ricorso in sede europea per la violazione, da parte dell’Italia, delle norme che disciplinano l’estrazione degli idrocarburi (direttiva 94/22/CE).
Poco conta per il Governo che intanto intasca il successo: non andando a votare si è seguito il consiglio del governo, qualunque siano le motivazioni. Così il Premier Matteo Renzi non perde occasione per affondare qualche colpo verso quei “pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione” che volevano farne solo “una conta” politica. “Ora ci sarà la solita triste esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso. In politica bisogna saper perdere” ha dichiarato Renzi nel commentare il risultato del referendum. La sua lunga dichiarazione da palazzo Chigi arriva subito dopo l’ufficializzazione del risultato “netto e chiaro” del referendum sottolineando che “gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare” perché “chi vota non perde mai. Massimo rispetto per chi va a votare”. Il premier, fedele a quanto sempre sostenuto, anche se molto dispiaciuto della sua scelta non è andato a votare “per tutelare 11mila posti di lavoro di operai e ingegneri del settore petrolifero”. Perché per lui questo referendum poteva essere evitato: “Abbiamo cercato di evitarlo per non sprecare 300 milioni di euro ma si è tenuto per esigenze e la voglia di conta da parte di qualcuno” afferma Renzi puntando l’indice contro “una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale: vivono su twitter e facebook. Ma l’Italia è molto più grande”. Per il referendari, però, non si tratta proprio di una sconfitta perché grazie al referendum sulle trivelle “ci sono state modifiche alle normative proposte dal Governo e approvate dal Parlamento. Questa non è demagogia. Petroceltic e Shell hanno rinunciato. I permessi di ricerca sono stati bloccati. Se questo è avvenuto penso sia una vittoria” afferma Pietro Lacorazza, presidente del Consiglio regionale lucano, una delle regioni più attive al referendum con la partecipazione attestata al 50,16% (di cui 96,40% Sì). E apre anche a possibili scenari di collaborazione con il governo: “Se il governo vuole costruire una nuova politica energetica collaborando con i territori, noi siamo pronti”.
Il referendum sulle trivelle non raggiunge il quorum, questi i risultati definitivi (ITALIA+ESTERO):
Elettori 50.675.406 Votanti 15.806.788,
pari al 31,19%
Sì 13.334.764 pari al 85,84%
No 2.198.805 pari al 14,16%
Schede bianche 104.420 pari allo 0,66%
Schede nulle 168.138 pari all’ 1,06%
Schede contestate e non assegnate 663
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foto: Ansa