Il Consiglio federale ha deciso di consultare le parti interessate sui vantaggi e
svantaggi dell’accordo quadro istituzionale. L’Unione Europea (UE) non sembra disposta a rinegoziare l’accordo
Lo status quo dice che il governo svizzero e l’UE non hanno trovato una intensa su un progetto comune per l’accordo quadro istituzionale. Il tema divide la politica svizzera e allora l’esecutivo elvetico ha messo a disposizione del parlamento i risultati del negoziato con Bruxelles, che sono stati discussi pubblicamente, al contrario di una procedura di consultazione classica. Le audizioni sull’accordo sono state condotte da alcuni membri della Commissione della politica estera che hanno interpellato alcuni professori di diritto. Il risultato delle tre ore di dibattito è preoccupante: la materia è complessa, anche a livello giuridico. L’accordo da consultare continua a non accontentare nessuno in Svizzera, regna lo scetticismo. Allora il Consiglio federale ha deciso di lanciare delle discussioni intere, una consultazione interattiva e incontrare personalmente le parti interessate, dai partiti politici al mondo economico. L’obiettivo: identificare i dubbi, chiarire le posizioni sui punti in sospeso e tornare a Bruxelles per rinegoziare, negoziati che l’Ue considera però conclusi. Bruxelles ha fissato un ultimatum a metà 2019, ossia quando scadrà il riconoscimento temporaneo dell’equivalenza della borsa elvetica e chiarisce che uno stato non membro deve rispettare il diritto del mercato interno dell’UE.
Ma cosa è l’accordo quadro istituzionale? Questo accordo regolerebbe le questioni politiche tra la Svizzera e l’UE sugli accordi bilaterali, concernenti unicamente quelli relativi all’accesso al mercato UE (libera circolazione, trasporti aerei e terrestri, ostacoli tecnici al commercio e agricoltura) e si applicherà anche a futuri accordi. I punti in sospeso sono la protezione dei salari, il Tribunale arbitrale e le direttive per i cittadini dell’UE. L’Unione sindacale svizzera (USS) ha ribadito il suo “no” categorico al quadro e promette battaglia contro qualsiasi allentamento della protezione dei salari. Le misure di accompagnamento non sono negoziabili perché “indebolirebbe i controlli di ditte e lavoratori europei”. L’accordo prevede la modifica della regola degli otto giorni, tempo di notifica per l’invio di manodopera, da ridurre a quattro giorni. Sul lato giuridico, eventuali divergenze con l’UE in merito alle differenti interpretazioni del diritto comunitario saranno trattate da uno speciale Tribunale arbitrale. La Svizzera dovrà riprendere in modo dinamico la legislazione europea, se il conflitto riguarda un diritto UE. Questo punto induce l’UDC a combattere l’intero quadro istituzionale. Molto critica invece la Svizzera sulle direttive UE, che riguarda l’estensione dei diritti all’aiuto sociale dopo sei mesi di attività lavorativa in Svizzera, la protezione contro l’espulsione, più difficile con l’accordo, e il diritto di soggiorno permanente dopo 5 anni. Per Bruxelles è uno sviluppo della libera circolazione, motivo respinto da Berna perché non ai sensi della relativa intesa.
La Svizzera dovrà formarsi una opinione convinta su questo accordo, se vorrà trovare una maggioranza per approvarlo. Il Consiglio federale ha pubblicato le spiegazioni, ma tra i ministri i segnali sono diversi. Per il ministro degli esteri, Ignazio Cassis, “l’accordo soddisfa ampiamente l’interesse della Svizzera”, mentre il presidente della Confederazione, Ueli Maurer, insiste su “nuovi negoziati, per evitare una guerra economica con l’UE”. In primavera, l’esecutivo esaminerà lo stato delle consultazioni e deciderà sul da farsi. Se salterà l’intesa sull’accordo istituzionale, presumibilmente l’UE renderà difficile l’accesso ad altri settori del mercato interno oltre l’equivalenza della borsa, “degradando” la Svizzera a paese terzo. Per evitarlo, il Consiglio federale dovrà avere più coraggio e aprirsi per convincere Bruxelles a desistere dalla sua rigida strategia. Trovare un’intesa ad oggi è un’impresa. Si è fermi sul prendere o lasciare, una terza via non pare percorribile.
Gaetano Scopelliti