Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’avvocato Lidia Galvano in merito all’articolo Referendum 8-9 giugno 2025: Il PD-Svizzera dovrebbe vergognarsi per disinformazione a danno degli italiani all’estero
Gentile redazione,
scrivo per fare chiarezza su alcune affermazioni che mi sono state attribuite impropriamente, in merito a un recente incontro pubblico organizzato in Svizzera sul tema dei referendum dell’8 e 9 giugno, e più in generale sulla partecipazione elettorale degli italiani all’estero.
Sono intervenuta brevemente durante quell’incontro per spiegare i contenuti dei quesiti referendari e sottolineare, come faccio da sempre, l’importanza del voto come strumento fondamentale per incidere sulla vita democratica del nostro Paese, anche da oltre confine. L’ho fatto con spirito di servizio, per contribuire a rendere accessibili informazioni spesso frammentarie o assenti, in un contesto in cui la partecipazione dei cittadini italiani all’estero è troppo spesso considerata secondaria, se non fastidiosa.
Mi ha dunque profondamente sorpreso leggere un resoconto dell’incontro che mi attribuisce affermazioni mai pronunciate, uno strumentale attacco al nostro Partito in Svizzera, in particolare l’idea che “chi non vota perde il diritto di voto”. Si tratta di una falsità, e mi preme dirlo con chiarezza: nessuno ha messo in dubbio la titolarità del diritto costituzionale al voto. Né io, né alcun altro relatore. Come avvocata, sarei la prima a stigmatizzare una simile affermazione, se mai fosse stata espressa.
Ciò che ho invece ricordato è che, nel caso in cui il plico elettorale non venga recapitato a causa di un indirizzo non aggiornato per ben due volte, può avvenire – come previsto dalle norme amministrative – una cancellazione dalle liste AIRE. Una cancellazione reversibile, facilmente sanabile con una semplice comunicazione all’anagrafe consolare. Nessun allarme, nessun dramma, solo un’informazione tecnica utile, riportata correttamente e con responsabilità.
Spiace, tuttavia, che a partire da questa semplificazione – forse ingenua, forse più mirata – si sia innescato un meccanismo di strumentalizzazione politica che nulla ha a che vedere con il merito della questione. Spiace, ma non sorprende. Perché proprio da coloro che in passato hanno denigrato apertamente il voto degli italiani all’estero, arrivando questa volta in occasione del referendum a invocare il boicottaggio delle urne, oggi si leva un coro preoccupato per presunti allarmismi pur di spostare l’attenzione da ciò che davvero conta: il contenuto di questi referendum e la loro portata.
Ecco il punto: in assenza di proposte e presenza reale tra le nostre comunità, si tenta la scorciatoia del discredito personale. Si cerca lo scontro mediatico anziché il confronto pubblico. Si trasformano differenze legittime in pretesti per delegittimare chi lavora con costanza e passione per dare voce ai cittadini italiani all’estero.
È una dinamica triste, ma ben nota. Eppure, se chi oggi si agita così tanto nel commentare ciò che accade nei nostri incontri pubblici desidera davvero confrontarsi, è il benvenuto. Le porte dei nostri dibattiti sono sempre aperte. Sarebbe bello vedere questa stessa solerzia spesa non solo per scrivere articoli polemici, ma anche per partecipare in presenza, nei luoghi dove si costruisce il dialogo.
Perché la rappresentanza si esercita tra le persone, non solo nei post o nei comunicati stampa.
Per quanto mi riguarda, continuerò a impegnarmi con trasparenza, serietà e disponibilità. Perché informare non è un privilegio: è un dovere civile. E perché credo fermamente che partecipare sia il primo gesto di cura verso la democrazia. Anche, e soprattutto, quando farlo espone a critiche.
Con rispetto,
Avv. Lidia Galvano
Presidente del Partito Democratico Svizzera
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