Sulla revisione parziale della legge sul lavoro nero tra le due Camere federali resta la divergenza sulle sanzioni da applicare in caso di violazione
Il lavoro nero in Svizzera continua a proliferare e vale il 6-7% del Prodotto interno lordo (Pil) nazionale, circa 50 miliardi. Le Camere federali ritengono opportuna la revisione parziale della Legge contro il lavoro nero (LLN) presentata dal Consiglio federale, che ha lo scopo di lottare più efficacemente contro il lavoro nero. Ma in alcuni punti della legge non hanno trovato un consenso. La Camera alta ha approvato con 30 voti contro 11 e 3 astenuti la modifica, distanziandosi su alcune decisioni prese dal Consiglio nazionale, che lo scorso settembre aveva decimato il dossier.
Il punto più controverso riguarda su come agire quando un datore di lavoro dimentica di annunciare un nuovo impiegato. La Camera dei cantoni ha approvato la proposta del Governo che stabilisce multe tra 1000 e 5000 franchi per le violazioni degli obblighi di annuncio. “È importante infliggere un’ammenda per combattere il lavoro nero, perché è una sanzione efficace” ha argomentato Susanne Leutenegger Oberholzer (PS). Il Nazionale invece vuole abolire l’articolo perché così la legge sarebbe “fondata sulla diffidenza” e l’ha bocciato con 117 voti contro 72. Il dossier torna dunque agli Stati per le ultime divergenze.
Su due punti il Nazionale ha trovato un consenso. In futuro l’organo di controllo sul lavoro nero potrà informare le autorità competenti quando sussistono infrazioni a un contratto di lavoro di obbligatorietà generale, anche se si tratta d’indizi. Il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann ha assicurato che “la collaborazione più stretta e il miglioramento dello scambio d’informazioni tra le varie autorità coinvolte, rafforzeranno la lotta contro gli abusi”. Il consenso c’è anche sulla procedura semplificata, che permette ai datori di lavoro di pagare un’imposta più bassa e alla quale non potranno più ricorrere le società di capitali e società cooperative, nonché il coniuge e i figli che lavorano nell’azienda di famiglia
Gaetano Scopelliti