L’Ungheria dovrà tagliare quest’anno la spesa pubblica dell’1-1,5% del Pil per raggiungere gli obiettivi di bilancio fissati con l’Ue e il Fmi. Lo rivela il Ministro dell’Economia, Gyorgy Matolcsy, secondo il quale il Paese dovrà anche riprendere a crescere.
Matolcsy ribadisce che il governo intende mantenere fermo l’obiettivo fissato di un deficit al 3,8% del Pil nel 2010 e fa mea culpa per le rivelazioni di venerdì, che hanno fatto temere per un default, innescando una spirale ribassista sui mercati.
“Restiamo fermi al 3,8% per quest’anno – dice il Ministro alla Cnbc -. L’abbiamo concordato con Fmi e Ue ed è un impegno del nostro governo, per cui lo rispetteremo senza alcun dubbio”. “Da una parte, non c’è bisogno – aggiunge – di un piano di austerità, dall’altra non potremo avviare un pacchetto di stimoli, per cui taglieremo le spese e aumenteremo le entrate”.
Matolcsy ribadisce che non ci saranno tagli delle tasse e fa sapere che il nuovo governo di centrodestra si è riunito per discutere il programma economico, anche se resta ancora poco chiaro come verrà raggiunto l’obiettivo del 3,8%.
Il governo di Budapest ha definito “esagerati” i paragoni tra la situazione ungherese e quella greca.
Secondo quanto si apprende il governo ungherese sta valutando varie ipotesi, tra cui l’introduzione di una tassa straordinaria sulle banche e l’incanalamento dei fondi pensione all’interno del sistema pubblico.
La terza ipotesi sarebbe quella di introdurre un tetto agli interessi bancari, per favorire l’accesso al credito ai risparmiatori e alle imprese. Il governo ha preferito non commentare le indiscrezioni. Matolcsy, si è così espresso riguardo alle voci secondo cui i fondi pensioni privati verrebbero riportati nell’alveo del sistema pubblico: “Sul mercato ci sono molte proposte. Ma non abbiamo discusso, né deciso niente del genere. Il sistema previdenziale non fa parte della nostra agenda”.
Insomma, la situazione sembrerebbe meno grave di quanto annunciato pochi giorni fa dallo stesso governo ungherese che aveva lanciato l’allarme rivelando che il Paese “è in una grave situazione” e che parlare di un default “non è una esagerazione”.
Dichiarazioni immediatamente contraddette dal commissario Ue agli Affari Economici Olli Rehn che ha definito “esagerate” le voci su un rischio default per l’Ungheria. Secondo il commissario Ue, il Paese ha “seri problemi” nel risanare i suoi conti negli ultimi due anni ma la sua economia è in fase di ripresa. “L’economia sta mostrando i primi segni di forza nel primo trimestre dell’anno – ha detto Rehn – perciò è ampiamente esagerato parlare di default dell’Ungheria”.
In ogni caso le banche italiane non corrono rischi sistemici dalla crisi ungherese, secondo quanto ha affermato il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi parlando al termine del G20.
Secondo Draghi, “le banche sono adeguatamente capitalizzate. Hanno un modello tradizionale di business e di gestione del rischio” che le mette al riparo.
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