Uno sconosciuto medico applica la legge e viene bersagliato
Il caso di Margherita Hack, la novantenne che si è vista rifiutare la visita medica per il rinnovo della patente dal dottor Giuseppe Caragliu, ripropone due questioni tanto dibattute in Italia. La prima è che se si è un personaggio noto, si può ottenere quello che si vuole o, quantomeno, viene giustificato più o meno per tutto quello che fa; la seconda è che quando un povero cristo rispetta le regole, c’è sempre qualcuno pronto ad accusarlo. Il fatto è noto. L’astrofisica Margherita Hack, novantenne, ha la patente che le scade a giugno. Telefona alla motorizzazione di Trieste, città dove lei vive da moltissimi anni, per sapere come deve fare per rinnovarla (tra l’altro non è la prima volta che si è trovata nella condizione di rinnovare la patente, visto che guida dal 1952) e riceve per tutta risposta la lista dei medici che si occupano dei rinnovi della patente. Quindi decide di rivolgersi al dottor Giuseppe Caragliu perché il suo studio si trova in un luogo per lei comodo. Telefona per prendere un appuntamento e il medico rifiuta di visitarla. Apriti cielo, con tutte le stelle dell’universo! Margherita Hack, persona peraltro squisita, perde le staffe e dà in escandescenze, alzando la voce e dicendo che il rifiuto del povero (in questo caso) medico sarebbe incostituzionale, che lei non è rincoglionita, che non è vecchia, e via di seguito, con la sua cadenza fiorentina. Il povero medico insiste nel rifiuto, per cui il contatto s’interrompe e la scienziata decide di denunciare pubblicamente il fatto, trovando tra i lettori dei vari giornali chi è a suo favore e chi, pochissimi in verità, seppur garbatamente, contro.
Solo Massimo Gramellini, sulla prima pagina de La Stampa, fa notare amabilmente che il medico in questione altro non ha fatto che il suo dovere. Infatti, la legge dice che oltre gli ottant’anni, il medico che rinnova le patenti è tenuto a visitare il paziente e a concedergli, se la visita è positiva, il rinnovo per un periodo di due anni. Il medico ha dichiarato: “Se avessi la facoltà di dare alla professoressa Hack solo un anno di idoneità, avrei preso in considerazione l’ipotesi di visitarla. Ma non posso non tenere in considerazione che un novantenne sia, di per sé, una persona con un’idoneità in bilico, che può non essere più tale da un giorno all’altro anche a seguito di piccoli episodi e indipendentemente dal fatto che la persona in esame sia in buona salute, oppure sia addirittura un genio come Margherita Hack”. In sostanza, il medico dice che solo una commissione sanitaria è autorizzata a concedere periodi più brevi dei due anni, troppi per un novantenne. Dunque, il medico ha fatto quello che la legge impone e quello che il buon senso consiglia. Non ci fa bella figura il presidente dell’Aci di Trieste, che dichiara: “E’ come se un medico si fosse rifiutato di curare i malati con l’influenza per una propria scelta, puntando a quegli effetti da un’altra patologia.
La professoressa Hack ha ragione. Deve essere visitata, ne ha il diritto sacrosanto”. L’affermazione del presidente dell’Aci di Trieste, come ognuno può giudicare, è ridicola, se non stupida. Forse una visita andrebbe fatto a lui, perché in quanto presidente dell’Aci non dovrebbe dire simili sciocchezze, tra l’altro incomprensibili. Margherita Hack, dal suo punto di vista, ha ragione a lamentarsi, come lo fanno tutte quelle persone anziane che, anche per la condizione fisica invidiabile, pensano di poter ancora fare tutto, ma la legge è legge e deve essere rispettata da tutti, dalla Hack come dal presidente dell’Aci di Trieste. La domanda è: se al posto di Margherita Hack quel medico o un altro avesse rifiutato la visita (ripetiamo: secondo la legge) ad un altro novantenne sconosciuto, come ce ne sono tanti, la reazione sarebbe stata identica? Ne dubitiamo. [email protected]