Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio
Il Parlamento Europeo ha deciso di non approvare la scorsa settimana il mandato per negoziare con il Consiglio la riforma delle regole Ue sul copyright nel mercato digitale. “La decisione della commissione Juri – ha annunciato il vicepresidente dell’Aula Pavel Telicka in Aula a Strasburgo – è stata respinta, pertanto la commissione non può iniziare i negoziati. Il rapporto della commissione verrà messo nell’agenda della prossima sessione plenaria”, in settembre. I voti contrari sono stati 318, i favorevoli 278 e 31 gli astenuti.
La plenaria ha dunque respinto il mandato negoziale proposto dalla commissione Giuridica (Juri in gergo comunitario) il 20 giugno. Di conseguenza, la posizione del Parlamento sarà discussa, emendata e votata nel corso della prossima sessione plenaria del 10-14 settembre, sempre a Strasburgo. Dopo la votazione il relatore Axel Voss (Germania, Ppe) si è detto dispiaciuto per il fatto “che la maggioranza dei deputati non abbia sostenuto la posizione che io e la commissione giuridica abbiamo preparato. Ma ciò fa parte del processo democratico. Torneremo sul tema a settembre con un ulteriore valutazione per cercare di rispondere alle preoccupazioni dei cittadini, aggiornando nel contempo le norme sul diritto d’autore per il moderno ambiente digitale”. Il Regolamento del Parlamento Europeo prevede che se almeno il 10% dei deputati si oppone all’avvio di negoziati con il Consiglio sulla base del testo votato in commissione, si procede a una votazione in plenaria.
“Perché dovremmo essere contrari a prevenire le violazioni del copyright? – ha detto Voss prima del voto – perché dovremmo essere contrari alla giusta remunerazione dei creativi e dei giornalisti e a costringere queste grandi piattaforme a prendersi maggiori responsabilità?” Una “campagna” contro la riforma del copyright “è stata fatta da Google, Facebook, Amazon, che hanno persino incontrato i figli degli eurodeputati: campagne basate su menzogne, perché non c’è alcuna violazione del diritto degli utenti individuali. Tutti continueranno a postare link, tutti potranno scaricare e caricare contenuti con certezza giuridica”, ha aggiunto Voss.
Su Twitter la Ccia, l’associazione che fa lobbying per l’industria hi-tech americana, iscritta all’apposito registro Ue e accusata dall’eurodeputata francese Virginie Rozière (S&D) di essere l’ispiratrice della campagna scatenata contro la riforma del copyright, limita la propria soddisfazione ad un retweet di Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia. Le enciclopedie online sono esplicitamente esentate dagli obblighi, nel testo emendato della direttiva.
In aula, prima del voto, ha parlato anche la relatrice per la commissione Imco (Mercato interno e consumatori), Catherine Stihler (S&D, Regno Unito): “Nella nostra commissione – ha detto – siamo riusciti a raggiungere un ampio compromesso che mette insieme un progresso significativo sul value gap (così viene definita la difficoltà che hanno i produttori di contenuti a monetizzare e a gestire la distribuzione online dei loro contenuti, ndr), salvaguardando nel contempo i diritti degli utilizzatori di Internet, delle pmi e delle start up”.
Soddisfatto il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio. ”Oggi è un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiando anche a livello di Parlamento europeo”, ha detto. ”La seduta plenaria di Strasburgo ha rigettato il mandato sul copyright al relatore Axel Voss smontando l’impianto della direttiva bavaglio. La proposta della Commissione europea ritorna dunque al mittente rimanendo lettera morta, il segnale è chiaro: nessuno – sottolinea – si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialità che offre in termini di libertà d’espressione e sviluppo economico”.
Adnkronos