In un’intervista al quotidiano “Blick”, l’ex ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf critica la riforma imprese definendola “sbilanciata”
È stata lei l’artefice della Riforma III dell’imposizione delle imprese ed è tuttora convinta della necessità di questa riforma, ma a tre settimane dal voto Eveline Widmer-Schlumpf irrompe nel dibattito in piena campagna e ritiene la riforma “non più equilibrata” e “ci potrebbero essere delle perdite che ora non si vedono”. I due punti maggiormente criticate dalle pagine del quotidiano svizzero-tedesco riguardano la possibilità delle aziende di dedurre interessi fittizi su una parte del capitale proprio e la rinuncia del Parlamento di rendere obbligatoria per Cantoni e Confederazione un’imposizione minima del 70% dei dividendi. “È ingiusto che utili stranieri siano trattati in modo diverso da quelli conseguiti in Svizzera”, ha precisato l’ex ministra delle finanze.
Widmer-Schlumpf non dà nessuna raccomandazione di voto per il 12 febbraio, ma lo stupore a Palazzo federale è stato grande e le sue dichiarazioni non sono state prese bene. Per diversi esponenti borghesi è incompressibile che Widmer-Schlumpf non abbia rispettato il principio che un’ex consigliera federale non debba intromettersi in una campagna sulle votazioni. Anche il suo successore al Dipartimento delle Finanze, Ueli Maurer, ha respinto le critiche in diverse interviste ad alcuni quotidiani svizzero-tedeschi sostenendo che “la riforma è ancora equilibrata e il giudizio di Widmer-Schlumpf è sbagliato”. Secondo Maurer, l’ex consigliera federale non conosce affondo l’attuale dossier e il progetto approvato dal Parlamento è meno rischioso ed è finanziariamente sostenibile. Con la riforma la Confederazione procura ai cantoni i mezzi necessari per concedere alle aziende le condizioni quadro per essere competitive. Alla critica sull’assenza di compensazioni finanziarie della riforma, Maurer ha ricordato che “il previsto versamento di 1.1 miliardi di franchi ai cantoni come compensazione per la diminuzione dell’imposta sull’utile, sarà sostenibile con meno spese federali per due o tre anni”. Nonostante ciò il calcolo delle perdite fiscali è difficile. Si prospettano inevitabili e ingenti riduzioni delle imposte da parte di alcuni cantoni e Widmer-Schlumpf non vede un adeguato controfinanziamento, per non gravare il ceto medio con nuove imposte, come proposto nell’originario progetto del Consiglio federale quando lei era in carica.
Nel clamore di questa votazione su un oggetto così importante e incerto, la reazione di Widmer-Schlumpf, che si era espressa sulle differenze anche all’Assemblea dei delegati del Partito borghese democratico (PBD), si poteva attendere, anche se è inusuale. Widmer-Schlumpf conta evidentemente ancora molto a Palazzo federale, continua a dare fastidio e la sua intervista al “Blick” eserciterà di sicuro il suo influsso sulla votazione, in particolare potrà incidere sugli indecisi. A beneficiare dell’inaspettato supporto sarà il Partito Socialista (PS), che ha lanciato il referendum e ha giudicato l’intervento come una “dichiarazione personale di un’ex consigliera federale”. I favorevoli alla riforma, sorpresi dalle dichiarazioni e con un vantaggio poco confortabile nei sondaggi, hanno timore, anche se non confermano apertamente che potrebbero influenzare il voto. Nella restante campagna elettorale c’è da attendersi la reazione dei fautori agli argomenti di Widmer-Schlumpf.
Gaetano Scopelliti
foto: Ansa