Il Governo ha elaborato un modello dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) che prevede un tasso normale all’8% e uno ridotto tra il 2.8% e il 3.8%
Nel dicembre del 2011, dopo avere respinto la riforma, ambiziosa, dell’IVA da parte del Governo che prevedeva un’aliquota unitaria al 6.5% e la soppressione della maggioranza delle quasi trenta esclusioni dall’imposta, il Consiglio nazionale aveva incaricato il Consiglio federale di elaborare un sistema IVA più semplice con due aliquote, anziché lei tre attuali (8%, 3.8% e 2.5%). Nel nuovo modello il Consiglio federale ha proposto due varianti: in entrambi i casi, un tasso normale dell’8% e uno ridotto del 2.8% o del 3.8%. Nella variante minima al 2.8% privilegiata dal Governo il tasso ridotto continua a valere per gli alimenti e sarà assoggettato alle prestazioni del settore alberghiero (sparirebbe l’aliquota speciale del 3.8%) e a quello della ristorazione (esclusi alcol e tabacco), oggi sottoposta al tasso normale dell’8%. Le conseguenze sono entrate annue minori che si aggirerebbero attorno ai 760-810 milioni di franchi, come calcolato dall’Amministrazione federale delle contribuzioni.
Per far fronte alla perdita nelle casse federali il Governo propone misure di compensazione con un aumento dell’attuale aliquota ridotta dal 2.5% al 2.8%, mentre resterebbe invariato il tasso normale dell’8%. In pratica bisognerebbe pagare più IVA per beni che oggi beneficiano di uno statuto speciale come i giornali o i libri, i medicinali e i prodotti nell’agricoltura, i quali sarebbero tassati con l’aliquota normale. Con la variante massima non ci sarebbero più restrizioni per le prestazioni che oggi sono tassate con il tasso ridotto, compresi ristorazione e settore alberghiero. Per compensare le perdite con questo modello, l’aliquota ridotta sarebbe aumentata al 3.8%. Entrambi le varianti avvantaggerebbero la ristorazione e, nella variante minima, il settore alberghiero a scapito dei settori per i quali l’aliquota sarebbe aumentata, mentre le ripercussioni sulle economie domestiche dovrebbero essere esigue, secondo il Governo. Le economie domestiche con basso reddito e i pensionati sono svantaggiati, poiché le loro spese per ristoranti e alberghi sono basse, ma sopra la media quelle previste per alimentari e altri prodotti che costerebbero di più con la riforma. Con la variante minima dovrebbero sopportare un aumento medio dell’onere di 10 franchi al mese. Per i redditi oltre i 12.500 franchi si avrebbe una diminuzione media di 3.55 franchi.
Il Governo non fa mistero di avere presentato una riforma dell’IVA solo perché richiesta dal Parlamento e che in realtà ritiene vana, poiché il progetto di revisione andrebbe a favorire due settori (alberghiero e ristorazione) con prestazioni non vitali. Secondo il Consiglio federale la soluzione con i due tassi d’imposizione, in confronto al progetto dell’aliquota unitaria, non riduce i costi amministrativi delle imprese e non raggiunge l’obiettivo di un effetto crescita del prodotto interno lordo. La riforma non convince tutti i partiti e avrà di sicuro vita difficile in Parlamento. Solo il Partito popolare democratico (PPD) è soddisfatto della soluzione “purché non rechi danno al ceto medio”, ma è respinta dal Partito socialista (PS), dal Partito liberale radicale (PLR) e in parte anche dall’Unione democratica di centro (UDC).