A pochi giorni dall’inizio della Fase 2 italiana non si può ancora fare un bilancio della situazione, è certamente ancora troppo presto. Non possiamo non prendere in considerazione che non si sia trattato dell’inizio sperato, ben organizzato e soprattutto ben recepito. Dallo scorso lunedì in Italia è possibile una maggiore libertà di movimento, molte attività possono riaprire e rimettersi in moto, via libera anche a parrucchieri e spiagge. Queste sono in generale le nuove direttive, ma come è andata veramente? Beh, le notizie che giungono dall’Italia in merito all’inizio della fase denunciano una grande confusione e molte polemiche sulle poche informazioni in merito, primo fra tutto, un grande ritardo nelle comunicazioni, tanto che molti esercizi commerciali e diverse attività si sono trovate nelle condizioni di non capire se potevano riprendere o meno. Le persone possono circolare più liberamente, è vero, ma devono comunque rispettare distanza e norme di igiene e comportamento, ma sembra che in molti casi la situazione sia sfuggita di mano, sono stati denunciati assembramenti, folle e confusione nei locali commerciali riaperti ma che non sono riusciti ad organizzarsi in modo adeguato.
Una questione che mette in grande difficoltà i nuclei familiari è quella che riguarda la scuola che continua a rimanere chiusa. Al contrario della Svizzera, infatti, dove la scuola si è già rimessa in moto, in Italia i ragazzi continueranno a seguire le lezioni a distanza con grande carico di impegno non solo per gli insegnanti ma anche e dei genitori, molti dei quali adesso dovranno ritornare a lavorare. Ma il carico più pesante è quello che grava sulle spalle di bambini e ragazzi che si trovano ad affrontare questa situazione, sembra che nessuno si sia davvero preoccupato di un rilancio per il loro futuro. Diciamoci la verità: la fase 2, chiamata “di rilancio”, vuole soprattutto rimettere in moto la macchina economica del Paese, anche in vista dell’estate e del turismo di questo periodo sulla nostra penisola ma è qui che avviene il maggiore caos. In molte città importanti di Italia, come Roma e Venezia, dove il turismo è una delle maggiori fonti economiche, i commercianti del centro hanno deciso di non riaprire. Il problema è che fondamentalmente non conviene perché ad oggi nel mercato vige soprattutto una grande incertezza dovuta non solo a tutte le linee guida da seguire, ma anche all’attuale assenza del turismo. Il costo delle direttive delle linee guida, inoltre, è un grande punto a sfavore di questa ripresa: molte attività, soprattutto quelle dei piccoli commercianti, hanno dovuto organizzarsi e riorganizzare i locali a proprie spese il tutto gravando sulla situazione già critica di mesi di non guadagno.
A proposito di turismo, il tanto atteso turismo che dovrebbe portare una buona e salutare boccata d’ossigeno all’economia italiana, proprio in questi giorni ci stiamo interrogando sulla sorte delle nostre ferie: potremo andare in ferie in Italia. Non è chiaro, infatti, se dalla Svizzera si potrà raggiungere o meno l’Italia e viceversa… La controversia sarà risolta al prossimo incontro di Berna e Roma, dove si discuterà della riapertura dei confini. Insomma, la seconda fase non ha avuto quell’inizio sprint che tutti speravamo, per adesso l’unico rilancio che riusciamo a notare è quello del caos!