L’iniziativa PPD chiede di cambiare l’articolo 14 della Costituzione per impedire che i coniugi paghino più tasse rispetto ai concubini
Tra i quattro oggetti che saranno in votazione il 28 febbraio, il sovrano si esprimerà sull’iniziativa del Partito popolare democratico (PPD) “No agli svantaggi per le coppie sposate”. È una proposta di carattere fiscale che vuole impedire che coppie sposate siano svantaggiate rispetto ai concubini di fronte al fisco e alle assicurazioni sociali. Il testo dell’iniziativa chiede di aggiungere un capoverso all’articolo 14 della Costituzione federale, che definisce “durevole la convivenza di uomo e donna” e “dal punto di vista fiscale, il matrimonio costituisce una comunione economica”. Gli oppositori timbrano l’iniziativa come “discriminatoria”, perché è un espediente per impedire il matrimonio tra omosessuali e la tassazione individuale. Contrari all’iniziativa anche parlamento e governo che hanno in prospettiva la tassazione individuale per tutti.
A livello di Confederazione le penalizzazioni ancora sussistono, nonostante una sentenza del Tribunale federale datata al 1984. Questo vale per l’imposta federale diretta che penalizza circa 80.000 coppie sposate (2% delle famiglie con alti redditi) con due stipendi cui componenti insieme guadagnano più di 80.000 netti l’anno (se senza figli) o più di CHF 120 000 (se con figli) e anche le coppie in unione registrata. Per i meno benestanti, soprattutto a livello cantonale, il matrimonio invece conviene. Il PPD con l’iniziativa agisce perché non lo fanno le istituzioni “contro un’ingiustizia che ferisce la Costituzione”, ha affermato Marco Romano del comitato d’iniziativa. La discriminazione fiscale, nei due ambiti ripresi dal testo, si genera perché in Svizzera si applica la progressione fiscale, per determinare l’aliquota fiscale. Decisiva è la somma dei due stipendi, mentre nel concubinato la tassazione è sottoposta individualmente. Gli svantaggi nelle assicurazioni sociali per le rendite dell’AVS sono nel limite delle rendite per le coppie sposate, fissato al 150% della rendita massima, mentre i conviventi possono arrivare al 200%. Così l’86% dei coniugi pensionati percepisce rendite inferiori.
Su quest’ultimo argomento il governo ha indicato i vantaggi e i benefici di cui hanno diritto i coniugi – come nel caso di un contributo di vedovanza – e che superano gli svantaggi con un saldo di 800 milioni l’anno. Il comitato contrario interpartitico (PLR, PVL, PS, Verdi e diverse associazioni di gay e lesbiche) ha indicato anche le ripercussioni finanziarie sulle casse federali che a secondo il modello adottato dal Parlamento si aggirerebbero fino a 2.3 miliardi l’anno. Ma l’argomento forte dei contrari è la “discriminazione” nei confronti di altri modelli: “L’iniziativa intende imporre a tutti il proprio modello tradizionale” e l’eliminazione degli svantaggi fiscali è solo una scusa. “L’obiettivo dell’iniziativa popolare intende escludere per di più ogni altro modello d’imposizione, come i matrimoni omossessuali”, ha sottolineato la Consigliera nazionale bernese Kathrin Bertschy del Partito verde liberale (PVL).
Comunque al momento gli argomenti dei favorevoli sembrano fare più breccia tra i votanti. Stando al sondaggio gfs.bern del 22 gennaio il 67% voterebbe sì all’iniziativa, con un 72% tra le coppie sposate o in unione registrata, che sono state interpellate dall’istituto. Un buon avvio per il PPD, che raccoglie simpatie su un tema di politica famigliare, ma i dibattiti su chi approfitta di vantaggi fiscali potrebbero indurre i contribuenti a ribaltare l’esito. L’impegno che sarà profuso in questo senso nel corso della campagna principale di votazione sarà determinante. L’approvazione richiede le maggioranze dei votanti e dei cantoni.
Gaetano Scopelliti