La deludente missione in Brasile e le dimissioni di Cesare Prandelli hanno fatto toccare il fondo al calcio italiano e impongono la ricostruzione della Nazionale. Le macerie accumulate al Mondiale non lasciano ben sperare per il futuro. Le critiche dei senatori Buffon e De Rossi verso i giovani, rei di non impegnarsi, sono uno dei punti che inquadrano le difficoltà del sistema calcio. Spaccatura dentro lo spogliatoio che avranno indotto Prandelli a dare le dimissioni, sentitosi delegittimato dai suoi senatori. Il progetto iniziato 4 anni fa aveva portato a novità come il modello del gioco offensivo e le regole di comportamento del codice etico. Dopo il Brasile, l’idea prandelliana di rinnovamento sarebbe dovuta decollare parallelamente al cambio generazionale. Invece si deve ricominciare da zero.
Le premesse non sono rosee, nonostante tutti siano entusiasti di ripartire. Peggio non si può fare, ma adesso bisogna abbattere l’edificio e costruirne uno con solide basi. Il Consiglio federale svoltosi a Roma lunedì non ha invece dato segnali confortanti: si è preso atto delle dimissioni del presidente Abete e del capo delegazione Albertini, ma è già scontro sul nuovo ct e sulla successione di Abete, che vede come favorito Carlo Tavecchio (71 anni!), un suo fedelissimo, e da quindici anni presidente della Lega dilettanti. Non proprio un’intenzione di dare spazio a giovani dirigenti e neanche la volontà di risolvere la spaventosa crisi del sistema calcio. Si rimanda tutto all’elezione dei nuovi vertici della FIGC prevista per l’11 agosto, che sarà seguita dalla nomina del nuovo ct, scelta che spetterà al nuovo presidente. I nomi dei candidati alla panchina azzurra sono quelli di Zaccheroni e Guidolin, per chi chiede tecnici esperti, mentre Allegri e Mancini sono tecnici che possono esaltare i giovani alla base di un nuovo progetto. Le trattative con i singoli allenatori potrebbero essere condotte da Albertini, con l’obiettivo di presentare all’assemblea federale un nome che possa trovare una maggioranza. Impresa difficile, se la Federazione non cambierà struttura e uomini.
Il nuovo ct avrà comunque un compito arduo, poiché il Brasile ha evidenziato che l’Italia scarseggia di giocatori di livello internazionale, capaci di imprimere il salto di qualità. Dal settore giovanile non sembrano arrivare talenti preparati alla causa. La rosa dell’Under 21 è in maggioranza composta da giocatori che militano in Serie B e per affrontare il futuro bisogna avere un piano a lungo termine per ricostruire il settore giovanile. Il nuovo ct dovrà avere il coraggio di imporre il ricambio generazionale. Compito non facile se gli over trenta dettano ancora legge e il primo passo richiesto è richiamare il 35enne Pirlo, che servirà però solo a rinviare l’innesto di Verratti come regista del centrocampo. Per ricominciare i nomi ci sarebbero: Destro, Florenzi, El Shaarawy, Balotelli, Rossi, Immobile, Cerci, tutti votati all’attacco, ma per la difesa non c’è niente di affidabile a parte gli esterni De Sciglio e Darmian. La crisi del calcio italiano si rispecchia anche nel campionato di Serie A, incapace di proporre club ad alto livello e di offrire la possibilità ai giovani di esprimersi, di crescere, i quali poi non esitano ad andare all’estero come nel caso di Immobile passato al Dortmund. L’Italia non ha più fuoriclasse e non sa valorizzare i suoi talenti. La prossima convocazione è prevista per il primo settembre prima dell’amichevole del 4 settembre contro l’Olanda, unico test prima dell’esordio nelle qualificazioni per gli Europei 2016 contro la Norvegia. Ma il nuovo ct avrà il tempo per le convocazioni?