Secondo i dati della Guardia di Finanza nel corso del 2011 sono stati intercettati 15 milioni di euro in fuga dall’Italia verso la Svizzera, in media 41 mila euro al giorno. Il primo dato è che il fenomeno, dopo lo scudo fiscale di Tremonti che ha permesso di far emergere 35 miliardi di euro dichiarati con la penalizzazione del 5%, è ripreso in maniera costante sia prima delle due manovre di luglio e agosto del governo Berlusconi, sia dopo l’ultima manovra che porta la firma di Mario Monti. Il secondo dato è che la fuga di capitali all’estero c’è sempre stata, tanto è vero che la stima è che a fronte dei 35 miliardi emersi con lo scudo, ce ne siano circa 160 ben nascosti al fisco italiano. Il terzo dato è che la corsa a varcare la frontiera con i soldi in tasca per depositarli in Svizzera è aumentata con il periodo di crisi economica e di timore per l’euro. Questi tre dati, però, ci portano a fare un paio di domande e alcune considerazioni. La domanda è: sono tutti evasori? Che lo siano è chiaro. Portare capitali all’estero vuol dire che in Italia non sono stati dichiarati e che, almeno in gran parte, sono il frutto di attività in nero. Ci sono sì semplici risparmiatori che in tempi di incertezza acuta e di euro precario vogliono tutelare i loro piccoli risparmi e allora, potendo, li portano all’estero e in genere in Svizzera, però, lo diciamo con un eufemismo, queste operazioni non sono trasparenti. L’altra domanda è: sono tutti da condannare? Prima di emettere la sentenza di condanna, allarghiamo l’orizzonte e diamo una valutazione più approfondita. Scopriamo – secondo i dati ufficiali – che all’estero si stanno spostando non solo i risparmi e i capitali ma anche le imprese e le società. Vuol dire che un’impresa italiana, sotto l’effetto dell’incertezza dell’euro, va a stabilirsi in Svizzera dove, apparentemente, non gli dovrebbe convenire in quanto la manodopera costa un sacco di più rispetto all’Italia. E allora perché lo fa? La risposta è che in Svizzera le tasse, se non sono “bellissime”, sono tuttavia sopportabili, perché la percentuale si aggira sul 20-25%, mentre in Italia per un’impresa si va oltre il 50%. Che le tasse debbano essere pagate è un fatto di moralità oltre che di legge, ma che siano eccessive, questo è altrettanto evidente. Si deve lavorare fino a quasi metà luglio solo per pagare le tasse. Un carico pesante. Ecco allora che senza voler per nulla giustificare coloro che evadono, emergono tuttavia alcune serie considerazioni. La prima è che l’eccessivo carico fiscale spinge di fatto all’evasione. Una cosa è infatti pagare il 20-25% e un’altra il 50-56%. La seconda è che si pagano tasse eccessive per avere servizi inefficienti, per essere intralciati da un’amministrazione che ostacola il cittadino e, in definitiva, per lavorare con grossi rischi, come riferiscono le notizie drammatiche di questi ultimi tempi. Ed ecco perché imprese italiane spostano la loro sede in Svizzera: pagano di più la manodopera, ma pagano tasse al giusto livello e per di più hanno servizi efficienti, rapidi e certi. Sicuramente la manovra di Monti era necessaria, ma il carico eccessivo di tasse, in aggiunta agli aumenti dei prezzi dei beni di consumo e dei servizi, porterà grossi problemi sul piano dell’occupazione e della capacità di “tirare avanti”. Dopo la fase di emergenza bisogna dimezzare le tasse e fare quelle riforme mai fatte da nessun governo negli ultimi quarant’anni per motivi elettorali e che sono proprio quelle in agenda del governo in questi giorni. redazione @lapagina.ch