Dal dramma dei migranti il fallimento dell’Europa
Quelle centinaia di migranti bloccati alla frontiera francese, presso Ventimiglia, sono l’immagine più autentica del fallimento, politico e morale , dell’Europa.
Si sono riuniti poche settimane or sono, i capi dell’Unione della “discordia” europea. Riuniti sotto l’incalzare degli avvenimenti. Il mare mediterraneo pullula di barconi affollati da una umanità sofferente e senza speranza se non l’anelito di sopravvivere al Dio delle tenebre e poter scorgere, in lontananza, l’ isola amica a cui approdare, rinnovando, così, le gesta dei popoli antichi, dei normanni e dei saraceni. Approdano, i disperati, e vengono poi accolti nei centri di accoglienza allestiti in ogni regione italiana in attesa di partire per il nord Europa, almeno per la parte di competenza di ogni nazione europea. Sembrava tutto deciso, in quella che fu definita, con molta retorica e altrettanta ipocrisia, una decisione saggia e solidale. Ma poi, come sempre avviene all’interno dell’Unione, presa una posizione, passano pochi giorni e iniziano i distinguo. Da noi, affermano i governanti delle repubbliche baltiche, non arriverà alcun migrante che non sia espressamente dichiarato perseguitato politico.
Capirà bene, il lettore, la difficoltà di individuare e censire, in quella massa di disperati senza patria, la presenza di qualche protagonista del dissenso. Se ne vanno, i miserevoli, offrendo gli ultimi loro averi ai carovanieri del deserto organizzati come le sanguisughe nelle paludi in attesa di poter succhiare il sangue delle prede. Della Gran Bretagna e dei suoi governanti, meglio stendere un velo per poter occultare il rosso della vergogna per un disimpegno frutto dell’arroganza e delle promesse incautamente pronunciate in campagna elettorale. I popoli europei – non tutti, speriamo – affidano consensi e poteri ai propagatori di un populismo senz’anima, privo della più elementare percezione del bene comune.
È successo nella patria di Albione. Succede da noi, con il trionfo del leghismo salviniano, che ha riadattato la vecchia propaganda xenofoba contro i popoli del meridione italico, agli stranieri tutti. La presunta chiusura delle frontiere per coprire il fallimento della politica. L’incapacità dell’Europa di trovare un linguaggio comune sui grandi temi della pace e dello sviluppo. Di saper guardare alla sua storia per volgere lo sguardo verso il mondo con uno spirito di collaborazione solidale e umana. Nel frattempo, e nonostante l’indubbio impegno del presidente del consiglio, Matteo Renzi, tutto è fermo – Ventimiglia, docet – in attesa del prossimo inconcludente vertice tra i capi di stato europei. Continuiamo pure così, direbbe l’astrologo.
Tanto, prima o poi, il Titanic europeo, privo della bussola, troverà il suo eisberg per accompagnarlo verso l’abisso. Da noi, nulla di nuovo. Se non l’esplosivo riapparire della questione morale. Mafia capitale, l’assioma applicato allo scandalo romano in cui sono coinvolti alti esponenti di tutti i partiti storici della politica romana. Che si trattasse di cooperative, impegnate nell’accoglienza e nell’organizzazione dei servizi per i migranti, dell’organizzazione di grandi eventi – l’Expo – o della costruzione di grandi opere – il Mose – tutto aveva e ha il suo prezzo. Impressiona l’ampiezza delle cosche, una purulenta miscela, composta da funzionari pubblici e classe politica, per spartirsi le spoglie del bene comune.
Il linguaggio utilizzato nei colloqui tra i malavitosi, come appare dalle registrazioni delle intercettazioni, è quello di chi ha oramai perso ogni pudore e rispetto verso l’altro, chiunque esso sia. Volgarità e blasfemia, il corollario di una cultura fondata sulla presunzione di impunità. E sulla convinzione che ogni cosa abbia il suo prezzo. E, passato il momento, tutto possa ritornare come prima. Provo dolore. Amarezza. Vergogna verso i cittadini che hanno riposto fiducia verso le nostre istituzioni. Un paese che non sa colpire il marcio che infesta i gangli delle istituzioni repubblicane, non ha futuro. Occorre reagire con atti di totale e intransigente trasparenza. Da parte della politica, e senza distinzioni. Da parte della magistratura, affinché le indagini siano celeri e compiute. Una generale operazione di verità per ricreare quel clima di fiducia indispensabile al rinnovamento della nazione.