Il giudice: “Dadaev ha confessato la colpevolezza”
L’ex vice comandante del battaglione ‘Sever’ del ministero degli Interni ceceno Zaur Dadaev, uno dei cinque sospetti per l’assassinio di Boris Nemtsov, ha ammesso la sua colpevolezza. A renderlo noto è stato il giudice nell’udienza che si è tenuta presso il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca, in cui sono state formalizzate le accuse nei suoi confronti e contro Anzor Gubashev. “La colpevolezza di Dadaev è stata confermata da una confessione”, ha spiegato il giudice. La detenzione preventiva è stata estesa al 28 aprile.
Gli inquirenti hanno chiesto al tribunale la conferma degli arresti per tutti e cinque, ha spiegato il portavoce della commissione inquirente, Vladimir Markin aggiungendo che “le indagini proseguono”. Il tribunale ha precisato l’identità dei sospetti: si tratta di Bakhaev e Eskerkhanov, che si aggiungono a Anzor Gubashev, al fratello Shagid e a Zaur Dadaev. Gubashev è dipendente di una società per la sicurezza privata a Mosca, mentre Dadaev è stato per dieci anni vice comandante del battaglione ‘Sever’. Un altro sospetto si è fatto esplodere dopo aver lanciato una granata alla polizia che stava avvicinandosi al suo appartamento a Grozny per arrestarlo. Gli inquirenti russi hanno inoltre anticipato la possibile riconvocazione a Mosca della compagna di Nemtsov, Anna Duritskaya, che era con lui quando è stato ucciso. Duritskaya ha lasciato Mosca per tornare a Kiev dopo un lungo interrogatorio.
I Gubashev e Dadaev sono lontani cugini: le famiglie avevano lasciato la regione di Itum Kale dell’allora Repubblica della Cecenia Inguscezia nel 1960 per trasferirsi a Malgobek, in Inguscezia. Gubashev e Dadaev sarebbero secondo gli inquirenti gli esecutori materiali dell’omicidio: uno ha sparato mentre l’altro era al volante dell’auto, una Lada Priorat di colore bianco con targa dell’Inguscezia, con cui sono fuggiti. Nemtsov era considerato tra i politici più carismatici della Russia. Negli ultimi tempi il 55enne, vicepremier ai tempi di Eltsin, si era creato dei nemici in particolare per le sue critiche alla politica del leader del Cremlino Vladimir Putin nell’ambito della crisi ucraina.
Recentemente, Nemtsov aveva rivelato in un’intervista che sua madre temeva per la sua vita. Nato il 9 ottobre del 1959 a Sochi, padre di quattro figli, dal 2013 era legislatore nel Parlamento della città russa di Yaroslavl. L’anno scorso, prima dei Giochi olimpici invernali di Sochi, aveva accusato il presidente russo di corruzione. Non solo. Nemtsov stava lavorando ad un rapporto sul coinvolgimento della Russia nel conflitto in Ucraina. Lo ha reso noto l’ex presidente della Georgia Mikheil Saakashvili, intervistato dalla Cnn, precisando che Nemtsov voleva far sapere al “pubblico russo cosa stava succedendo in Ucraina”. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha ricordato il suo “amico” Boris Nemtsov come “un ponte tra Ucraina e Russia”. Anche il partito dell’ex premier ucraina Yulia Tymoshenko, Patria, non è rimasto in silenzio è ha condannato “il brutale assassinio” di “uno dei pochi democratici e politici ragionevoli in Russia”, che “non aveva paura di criticare il regime di Vladimir Putin”.
Olga Varkhina, assistente della vittima, all’agenzia di stampa Itar Tass ha riferito che Nemtsov aveva ricevuto delle minacce sui social network per diversi mesi e che era stata avvertita anche la polizia. La donna ha poi escluso che Nemtsov sia stato ucciso per un atto di gelosia. “Era molto diplomatico e pieno di tatto. Per quanto ne so, aveva un rapporto meraviglioso con i suoi figli e l’ex moglie. Metà del suo tempo era presa da questioni della regione di Yaroslavl – ha aggiunto – l’altra metà era dedicata ai problemi di livello nazionale e agli affari internazionali”.
Adnkronos