Indagine Intelligence Usa: ci sarebbe Mosca dietro l’elezione di Trump alla Casa Bianca
Si prospettano cambiamenti di rotta per le due potenze mondiali. I rapporti di Russia e Usa sembrano prendere una piega diversa, sicuramente insolita.
Negli ultimi tempi Putin ha palesato in maniera esplicita la preferenza di Trump sulla Clinton lasciando pensare che ci fosse una sorta di predilezione poco celata per il repubblicano, ma adesso i sospetti diventano quasi certezze grazie all’indagine condotta dall’intelligence Usa e richiesta da Obama.
In questa indagine, infatti, è emerso che sarebbe stato Vladimir Putin a volere una campagna hacker per screditare Hillary Clinton e portare alla Casa Bianca Donald Trump. Il documento, frutto di mesi di indagini, attesterebbe il coinvolgimento della Russia nelle elezioni americane è stato consegnato a Trump ed è stato poi reso pubblico.
Dopo l’incontro con il capo dell’intelligence Usa James Clapper e con il direttore della Cia John Brennan, Trump, pur ammettendo che esistono le prove che l’attacco hacker da parte della Russia ci sia stato, ha da un lato dichiarato che “l’esito del voto non è stato cambiato” dal cyberattacco russo e che “grandi negligenze da parte del Comitato nazionale dei Democratici hanno permesso che avvenisse l’hackeraggio” mentre i Repubblicani “hanno difese forti”.
Il documento sostiene che Putin abbia “ordinato personalmente una campagna nel 2016 con lo scopo di influenzare le elezioni presidenziali” americane al fine di “denigrare” Hillary Clinton a “una chiara preferenza nei confronti di Donald Trump”. Sempre secondo l’inchiesta ordinata da Barack Obama, Putin ha dato il via libera ad una azione su più fronti: da azioni di cyberspionaggio ad attacchi hacker fino a trollare costantemente Clinton e gli oppositori della Russia su internet.
Inoltre pare che la divisione d’intelligence dell’esercito russo abbia creato il pirata Guccifer 2.0 e il sito DCLeaks.com per pubblicare le mail hackerate al partito democratico e al capo della campagna elettorale, John Podesta. Ma i documenti non portano a nessuna conclusione definitiva. “Non vogliamo fare una valutazione di quale impatto possano avere avuto queste attività sulle elezioni del 2016”, si legge nel rapporto. Nonostante ci siano chiari segni di accessi ai comitati elettorali locali, non c’è alcuna prova per dire che Mosca sia riuscita a entrare e compromettere il conteggio dei voti lo scorso 8 novembre, il giorno delle elezioni.
Parlando dell’accaduto al New York Times il presidente eletto si è scagliato ancora una volta contro i suoi oppositori accusandoli di voler sminuire la sua vittoria: “È una caccia alle streghe politica ordita dai miei avversari contro di me”. Non ci sarebbero, infatti, prove incontestabili che l’elezione di Trump sia stata agevolata da eventuali intromissioni russe.
“L’enorme negligenza del Comitato nazionale Democratico ha permesso l’attacco degli hacker. Il Comitato nazionale repubblicano aveva difese più forti!”.
[email protected]
foto: Ansa