All’iniziativa “Per un reddito di base incondizionato” il Consiglio federale preferisce l’attuale sistema di sicurezza sociale
Soldi dallo Stato senza contropartita, in poche parole un reddito di base incondizionato. La base di discussione è un reddito mensile di 2.500 franchi per gli adulti e di 625 franchi per i minorenni. Il prossimo 5 giugno gli svizzeri potranno votare sull’iniziativa popolare “Per un reddito di base incondizionato” che chiede alla Confederazione di istituirlo affinché la popolazione possa condurre un’esistenza dignitosa e partecipare alla vita pubblica. Uno degli argomenti principali dei promotori è l’automatizzazione del lavoro, sulla quale si è discusso nell’ultimo World Economic Forum (WEF) di Davos. Il rischio è la sparizione di molte professioni che eliminerebbe una cospicua parte di lavoratori e lavoratrici per un’offerta non esauriente di lavoro. Con un reddito incondizionato alle persone sarebbe permesso di scegliere liberamente come impostare la loro vita e impegnarsi maggiormente sul piano sociale.
Il Consiglio federale ha accolto favorevolmente la discussione sul valore del lavoro nell’era della tecnicizzazione e della digitalizzazione, ma ritiene il reddito incondizionato un pericolo con pesanti conseguenze per l’economia svizzera e l’attuale e ben sviluppato sistema sociale svizzero, consigliando di respingere l’iniziativa. “L’oggetto in votazione pone questioni importanti, dando però le risposte sbagliate”, ha spiegato il ministro dell’interno Alain Berset e ha aggiunto che le società, si sono sempre adattate ai cambiamenti, come la rivoluzione industriale.
Il testo dell’iniziativa non spiega le modalità di finanziamento, che ammonterebbero a 208 miliardi di franchi l’anno, non finanziabili secondo Berset. Una cospicua parte dei costi (128 miliardi) potrebbe essere coperta da prelievi sui redditi di attività lucrativa e da trasferimenti di prestazioni della sicurezza sociale (55 miliardi). Rimarrebbe un importo residuo di 25 miliardi da coprire tramite cospicui risparmi e aumenti considerevoli delle imposte. “L’obiettivo del testo riflette valori fondamentali sanciti nella Costituzione”, ha detto Berset.
Un reddito incondizionato metterebbe a repentaglio la coesione sociale, poiché senza un contributo alla società c’è il rischio che esercitare un’attività lucrativa non sia più finanziariamente interessante. Questo vale soprattutto per le persone che guadagnano meno di 2500 franchi; salari bassi, lavori a tempi parziali che riguarderebbero le donne. Questa minore disponibilità lavorativa indebolirebbe l’economia svizzera e con i rischi di un aumento del lavoro nero e di trasferimenti delle attività all’estero. Inoltre un reddito incondizionato non sostituirebbe gran parte delle prestazioni sociale. Per Berset è “impossibile che una persona disabile possa arrangiarsi con 2.500 franchi senza le prestazioni sociali che riceve”.
La Svizzera è il primo Paese a votare sul reddito incondizionato, ma non il primo ad avere un progetto. Altri Paesi, il Brasile è stato il primo ad ancorarlo nella Costituzione, hanno fatto esperienze, iniziato progetti pilotati, senza che il reddito incondizionato diventasse l’unica fonte di guadagno per tutti. Un tale sistema sarebbe un’esperienza rischiosa se introdotto in un solo Paese, ha detto Berset, perché si dovrebbe porre la domanda di “chi avrebbe accesso a tale reddito, a quali condizioni, in un’Europa aperta alla circolazione delle persone”.
Gaetano Scopelliti
foto: iniziativa-redditodibase.ch