Dal 2019 entrano in vigore gli standard minimi per le condizioni di lavoro nel settore postale. Indignati i sindacati
Nel mercato postale tutti i dipendenti delle aziende attive in questo settore usufruiranno di standard minimi. La Commissione federale della posta (PostCom) ha comunicato l’entrata in vigore delle misure che riguardano i dipendenti che non sottostanno a un contratto collettivo di
lavoro (CCL), i lavoratori temporanei e a tempo parziale. Oltre al salario minimo di 18.27 all’ora, saranno introdotte le 44 ore massime settimanali di lavoro. “L’obiettivo delle misure è impedire che l’auspicata concorrenza sul mercato postale si sviluppi a scapito dei salari e delle condizioni di lavoro dei lavoratori più deboli” ha spiegato la PostCom l’ordinanza, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2019. Le disposizioni riguarderanno relativamente pochi lavoratori, visto che sono stati conclusi diversi CCL con le parti sociali, e interesseranno il personale attivo nella distribuzione dei pacchi. Gli standard minimi sono stati fissati dopo uno studio scientifico dell’Università di Ginevra, dal quale è emerso che i salari negoziati tra le parti sociali oscillano tra i 17.50 e 18.31 franchi, con un massimo di 25 franchi.
Nel progetto erano state coinvolte le parti sociali a partecipare alla consultazione in estate, ma i sindacati sono indignati sui salari minimi proposti dalla PostCom. Per l’alleanza FAIRLOG (SEV, syndicom e Unia) si tratta di “dumping salariale legittimato statalmente che va impedito”. I 18.27 franchi l’ora sono un salario minimo “molto basso che attacca i salari del settore attualmente in vigore”. FAIRLOG riprende lo studio sopra citato prendendo ad esempio il postino senza formazione professionale e nessun anno di attività. Secondo le basi dello studio “il salario basso sarebbe di 4.057 franchi al mese, con 42 ore settimanali lavorative. che corrisponde a 22.30 franchi l’ora”. La decisione della PostCom in questo caso è intollerabile. Della stessa opinione è l’Unione Sindacale Svizzera (USS) che ritiene il salario minimo proposto “illegale”. L’autorità di vigilanza ignora il diritto vigente e “apre le porte al dumping salariale nel mercato online in pieno boom” si legge nel comunicato USS, che esige da PostCom il dovere di salvaguardare e mantenere in Svizzera le condizioni di lavoro correnti indigene del settore. I commercianti online esteri sono dipendenti dalle imprese di logistica locali per le consegne a domicilio. Secondo l’USS “PostCom si discredita con la sua decisione” e invita il Consiglio federale ad “intervenire immediatamente”, nonostante PostCom si è detta pronta, in linea con le sue competenze, a controllare che gli standard minimi vengano rispettati dai fornitori di servizi postali.
Gaetano Scopelliti