La sentenza, emessa dopo nove ore di camera di consiglio, stabilisce che ad uccidere Melania Rea con 35 coltellate fu il marito
Salvatore Parolisi è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di sua moglie Melania Rea, scomparsa il 18 aprile 2011 a Colle San Marco (Ascoli Piceno) e trovata morta a Ripe di Civitella (Teramo) due giorni dopo, nei pressi della località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro (suo marito era istruttore militare di reclute). La sentenza, emessa dopo 9 ore di camera di consiglio, è di 30 anni di carcere. Le aggravanti non sono state riconosciute. Melania fu ammazzata con 35 coltellate. Sul suo cadavere fu trovata una siringa conficcata nel seno, ritenuta un depistaggio messo in otto dall’assassino. Accanto al suo corpo, per terra, il suo telefonino con la batteria scarica, ma era rimasto acceso fino alle ore 19 di quello stesso giorno della scomparsa. Il ritrovamento fu dovuto alla telefonata anonima di un passante che notò il cadavere ed avvertì il 113 con una telefonata anonima da una cabina pubblica del centro di Teramo.
I sospetti caddero sul marito, che però non fu arrestato subito. Accadde due mesi e mezzo dopo, quando gl’inquirenti ritennero di avere una serie di indizi e prove contro di lui. Dalle intercettazioni telefoniche effettuate, infatti, risultò che Salvatore Parolisi aveva una relazione con un’ex recluta, Ludovica Perrone, da almeno un paio di anni e che questa giovane amante gli chiedeva di abbandonare la moglie – visto che lui dichiarava che non l’amava più – per vivere con lei. La relazione fu scoperta da Melania, che evidentemente lo perdonò, dopo aver parlato con Ludovica e averla minacciata di lasciar stare suo marito. La relazione, però, non fu troncata, al punto che il giorno di Pasqua Parolisi promise a Ludovica che l’avrebbe passato a casa dei suoceri per informarli della sua decisione di lasciare la loro figlia, cosa che non avvenne.
A parte le intercettazioni – che comunque sono un documento importante in quanto Parolisi accenna al fatto che presto in qualche modo avrebbe risolto la questione – gli inquirenti si sono trovati subito di fronte ad un uomo che mentiva, certamente per coprire la relazione extraconiugale. Il fatto è che nessuno, quel pomeriggio del 18 aprile 2011, lo aveva visto a Colle San Marco. La foto che lo ritraeva insieme alla figlia sull’altalena, nei pressi di uno chalet, si scoprì che era stata fatta la domenica precedente. A dirlo fu uno di ragazzi ritratti mentre giocavano a pallone sul prato. Dunque, per i magistrati Salvatore Parolisi non era andato quel pomeriggio a Colle San Marco, ma a Ripe di Civitella, dove fu uccisa sua moglie in seguito ad un raptus. Così si spiegherebbero le 35 coltellate (delitto d’impeto) e il successivo depistaggio. Parolisi ebbe poi tutto il tempo di cambiarsi, nascondere i vestiti sporchi di sangue e dare l’allarme. Disse che sua moglie era andata al bagno di uno chalet dei dintorni e non era più tornata, anche se poi il padrone dello chalet ha sempre detto che non l’aveva mai vista. In ogni caso, come detto, il corpo della donna fu ritrovato a Ripe di Civitella, a 18 chilometri dal luogo dove secondo Parolisi era scomparsa. Più consistenti le altre prove. Parolisi descrisse i luoghi del ritrovamento del corpo di sua moglie quando ancora non ci era stato e agli inquirenti che glielo fecero notare rispose che li aveva visti sulla fotografia scattata da un suo amico, che poi ha sempre smentito la circostanza, facendo presente che lui non aveva nemmeno una macchina fotografica. L’altra prova è quella del Dna. Sull’arcata dentale superiore di Melania sono state trovate tracce biologiche della saliva del marito. In pratica, Salvatore Parolisi baciò la moglie prima di ucciderla o perché lei gli aveva rifiutato il rapporto o perché il bacio fu un modo per attrarla a sé e ucciderla senza che lei potesse reagire. Il medico che ha eseguito l’esame ha sostenuto che nella bocca le tracce biologiche di un’altra persona scompaiono dopo 5-6 minuti, attraverso l’opera di pulizia della nostra stessa saliva. Se le tracce di Parolisi sono state ritrovate, dunque non sono scomparse, vuol dire, secondo i medici, solo una cosa: l’omicidio è avvenuto subito dopo il bacio e che quando la donna morì lui era lì con lei.
Salvatore Parolisi si è sempre dichiarato innocente. Nelle ultime dichiarazioni ha detto che tradiva sua moglie, ma l’amava. “Per noi”, ha detto il padre di Melania, “questa non è una vittoria, per noi è la giustizia che è stata fatta per nostra figlia”. Gli avvocati di Salvatore Parolisi, che si aspettavano l’assoluzione, hanno già annunciato che dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza ricorreranno in Cassazione.