È tempo di rimescolare le carte, chi fa il leader, chi si candida sindaco e chi non è più popolare!
Si pensa al futuro e si fanno i nomi di probabili primi cittadini. Così, per Milano Matteo Salvini si tira fuori dicendo che non è interessato a correre come sindaco ma dà la sua disponibilità
ad essere capolista per la Lega, dall’altro lato non disdegnava il nome di Alessandro Sallusti, anche se questo è risultato non molto favorito nel sondaggio sul gradimento del direttore del Giornale, mentre nel frattempo riappare il nome di Paolo Del Debbio che declina l’invito dicendo di voler continuare a fare il giornalista. “A me – afferma Salvini – non interessa il nome del candidato, è l’ultima delle mie preoccupazioni, mi interessa il progetto per la città. La Lega nord è la prima forza del centrodestra e come Lega abbiamo più di un candidato a disposizione. Tuttavia, ragioniamo come gruppo” ha detto a margine del convegno ‘Ripartiamo dalle periferie’ al Palazzo delle Stelline e ha anche aggiunto che non abbandonerà il campo: “sicuramente sarò in campo anch’io come capolista della Lega, a disposizione del futuro sindaco”.
Si pensa anche al sindaco di Roma dopo gli ultimi risvolti che hanno coinvolto il sindaco uscente Ignazio Marino che però è pronto a ricandidarsi e anzi lancia la sua sfida: “Propongo una mia candidatura ad avviare un percorso per costruire un progetto di svolta a Roma di ricostruzione morale, di legalità, economica, sociale, politica e della città”. Un nome che si fa avanti è quello di Stefano Fassina, ha scelto di candidarsi a sindaco di Roma per le comunali che si terranno nella primavera del 2016 e presenta il suo progetto la cui parola chiave sarà “partecipazione”, a partire dalle periferie. “Vorremmo provare a guardare i problemi, le opportunità, il progetto di Roma con gli occhi di chi vive nelle periferie. Oggi partiamo da Ostia per i problemi di legalità che sono emersi e poi faremo un giro per tutte le periferie” afferma l’ex viceministro dell’Economia e deputato fuoriuscito dal pd. “Roma ha straordinarie risorse ma spesso sono isolate abbandonate da una politica che è stata autoreferenziale, chiusa nei palazzi – ha proseguito Fassina – Noi dobbiamo rimetterle in rete e farle diventare quella forza di ricostruzione della legalità, morale ed economica. Roma ha gli anticorpi ma sono stati trascurati e abbandonati: dobbiamo invece metterli insieme e vi sono tutte le condizioni per poterlo fare”. Fassina, che è tra i fondatori di Sinistra italiana, non disdegna neanche eventuali alleanze in caso di ballottaggi: “non escludo la possibilità di sostenere un candidato 5 stelle sulla base di una compatibilità programmatica e della credibilità della classe dirigente che mettono in campo”.
Anche nel M5s si notano dei cambiamenti interni per quanto riguarda il gradimento popolare. In base ad un recente sondaggio solo il 10% degli elettori pentastellati riconoscono ancora come leader Beppe Grillo (nel 2010 il 77%) che invece viene superato leggermente da Alessandro Di Battista (13%) e di gran lunga da Luigi Di Maio. Alla guida, dunque non vorrebbero più Grillo, che ha già fatto togliere il proprio nome dal simbolo, ma ne rimane comunque l’uomo immagine mentre riconoscono il nuovo leader in Di Maio.