La settimana di Sanremo è appena trascorsa portando con sé tutti i clamori della kermesse musicale ma lasciando degli strascichi che, purtroppo, macchiano di vergogna questa edizione. Non ci riferiamo all’inutile show del bacio e dello strusciamento da parte di un cantante in gara su un non casuale spettatore in prima fila, ma del silenzio calato sulle tragedie che si stanno consumando in contemporanea al Festival di Sanremo. Dopo il minuto di silenzio dedicato alle vittime del terremoto in Turchia e Siria – che nel frattempo fiorano circa i 41 mila morti – e dopo la lettura confusa del numero per la raccolta di fondi, è calato un silenzio vergognoso su quello che sta avvenendo. Certo, non si può sicuramente pretendere che la settimana dedicata alla musica italiana sposti il focus su argomenti di attualità e di interesse umanitario, che possano scuotere le coscienze in merito alle situazioni di emergenza che intere popolazioni stanno vivendo, ma magari qualche intervento in più, affidare messaggi di solidarietà alla moltitudine di ospiti e personalità che portano sul palco dell’Ariston importanti discorsi di sensibilizzazione sarebbe stato utile e apprezzabile.
Allora, non è meglio che Sanremo torni ad essere esclusivamente un concorso canoro, una kermesse musicale dedicata al talento, al virtuosismo dei nostri artisti, alla musica appunto?
Gli interventi a cui abbiamo assistito includono messaggi che certamente servono, ma sono fatti solo per tornaconto personale, per farci vedere come Chiara Ferragni sia – come la definiscono – una influencer (è una imprenditrice di successo, altro che influencer!) impegnata nella divulgazione di temi sociali importanti. Non le occorre andare a Sanremo per ciò, queste battaglie e la divulgazione di queste idee possono essere fatte benissimo attraverso i suoi canali social che hanno un seguito notevole. Così come tutti gli altri ospiti chiamati ad approfondire un tema di interesse sociale. Non che questi siano meno importanti di altri, attenzione, ma di fronte ad una tragedia umanitaria della portata del terremoto di Turchia e Siria, e che si sta continuando a consumare durante lo spettacolo, ci si aspetta un po’ più di partecipazione. E che dire della lettera di Zelensky letta sul palco dell’Ariston? La questione è iniziata giorni prima di Sanremo, quando si è venuto a sapere che il Presidente Ucraino avrebbe presenziato all’Ariston. Ne è seguito un feroce dibattito politico sulla legittimità della sua presenza o meno, che si è concluso con l’inutile lettura di una lettera per voce del conduttore dopo le due di notte! Che senso ha avuto?
Non si riesce più a capire l’identità del Festiva di Sanremo. Sembra un po’ confuso, intriso di scelte per compiacere alcune categorie cercando di non dispiacere altre. Scelte fatte rincorrendo l’onda delle approvazioni, le lotte sociali che vanno per la maggiore, per propri interessi personali. Bisognerebbe dare più spazio alle canzoni: facciamoli esibire i cantanti, se hanno messaggi sociali verranno fuori attraverso la propria forza, la propria musica, perché loro sono chiamati a fare quello e molti artisti che si sono esibiti, nonostante lo show, ce lo hanno dimostrato per fortuna!
Redazione La Pagina