Lo scorso venerdì, come ogni anno, è stata celebrata la giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. Per questa occasione il CERD, il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale, ha chiesto alla Svizzera di rafforzare la tutela giuridica dalla discriminazione e di intensificare la lotta agli stereotipi e alla stigmatizzazione. Sembra quasi banale quindi la mozione dell’UDC, ovvero del Consigliere nazionale Gregor Rutz, che chiede l’eliminazione senza sostituzione dell’articolo 261bis. Questo articolo del Codice penale svizzero prevede la norma penale contro la discriminazione razziale e tutela la dignità e il valore dell’essere umano, punisce ogni atto razzista che nega pubblicamente a una persona, in modo implicito o esplicito, il diritto a un’esistenza in condizioni di parità perché di razza o identità etnico-culturale diversa o che addirittura le nega il diritto di esistere.
Il motivo per questa mozione sarebbe “l’inutilità dell’articolo” perché spesso “non si arriva ad una condanna”, sostiene Rutz. Diversi casi hanno fatto furore negli ultimi tempi, come quello di Alexander Tschäppät, Consigliere statale di Berna, che durante uno spettacolo di intrattenimento ha fatto battute inappropriate sugli italiani o le presunte espressioni sull’antisemitismo di Massimo Rochi. Con l’argomento sul fatto che sarebbe inutile questo articolo, Rutz non critica solo l’articolo stesso del Codice penale, ma anche la decisione del popolo svizzero che nel 1994 durante le votazioni popolari ha approvato con il 54,6 percento questo articolo.
Non ci sorprende il fatto che una mozione di questo genere arrivi dall’UDC che, dopo le ultime iniziative come quella sulle espulsioni o quella contro l’immigrazione di massa, che dal popolo svizzero è stata approvata, ha fatto parlare del nostro Paese il mondo intero, e spesso non in modo positivo, fino ad arrivare, ad esempio, ad un articolo su focus.de sulla “Cronologia del razzismo in Svizzera”. Un ulteriore argomento sarebbe quello che l’articolo limiterebbe la libertà di opinione, questo sarà anche vero, ma come ha detto Daniel Jositsch, Consigliere nazionale PS, “Non ho nemmeno il diritto di entrare negli appartamenti di uno sconosciuto, nonostante abbia il diritto di muovermi liberamente”.
A questo punto è lecito porci una domanda precisa: ma le espressioni razziste sono davvero opinioni come tutte le altre, come, ad esempio, l’opinione su un taglio di capelli nuovo o la scelta del posto dove andare in vacanza? A nostro parere non è affatto così: le opinioni razziste non si basano sul gusto personale, ma piuttosto su stereotipi e pregiudizi spesso volutamente offensivi e privi di fondamenti razionali. A meno che non pensiate che sia vero che “gli italiani sono così bassi, perché le madri dicono sempre: quando sarai grande (in tedesco sinonimo di alto) devi andare a lavorare!”.