Per gli italiani all’estero sono stati costituiti i Comites (COMitati per gli ITaliani all’EStero). Questi rappresentano la comunità all’estero nei rapporti con il Consolato e sono regolati da un’apposita legge. La quale definisce il compito di cooperare con il Consolato nella tutela dei diritti e degli interessi della comunità.
Per la diaspora italiana è stato costituito anche il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Questo è l’organo di consulenza del Governo e del Parlamento sui grandi temi di interesse per gli italiani all’estero. La sua legittimità rappresentativa deriva dall’elezione diretta da parte dei componenti dei appena menzionati Comites nel mondo. Nella legge che lo costituisce è specificata la funzione ossia quella di assicurare la tutela dei diritti degli italiani all’estero.
Infine ci sono i Parlamentari eletti dai cittadini residenti all’estero. Eletti per rappresentare la comunità e le loro necessità direttamente in Parlamento a Roma.
Sembra che i suddetti organismi siano uno scudo infallibile per salvaguardare gli interessi e l’incolumità dei nostri connazionali all’estero.
Ma è così? No, non lo è affatto! Il valore delle istituzioni corrisponde all’integrità degli stessi membri. Questa si misura con il grado di rispetto della legge. E qui ci si accorge che tutta la struttura è marcia. I membri che la compongono, in maggior parte dipendenti di patronato, se ne infischiano della legge. E lo fanno sulle spalle di chi dovrebbero tutelare.
I dipendenti di Patronato sono definiti dalla normativa incompatibili ossia ineleggibili nei Comites. L’ineleggibilità è stata confermata prima dal Servizio Affari Giuridici del Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale e poi direttamente dal Sottosegretario di Stato del dicastero in risposta ad un’interrogazione Parlamentare.
Ma risulta che nei Comites sono presenti comunque parecchi dipendenti di Patronato. Di conseguenza sovrabbondano anche nel CGIE essendo in gran parte gli stessi membri Comites ad eleggerli. E pure tra le file dei Parlamentari della circoscrizione estero la metà è di matrice patronale essendo stati eletti soprattutto con i voti dei propri assistiti manipolati in tal verso.
L’illegalità della situazione sembra non disturbare nessuno degli addetti e dei responsabili in materia. Non disturba né le autorità diplomatiche né i responsabili al Ministero degli Affari Esteri. Negli uffici degli addetti non c’è segno di perplessità. Dopo avere confermato esplicitamente l’incompatibilità questi interloquiscono con loro come se nulla fosse stato. La legge alla Farnesina è diventata un optional.
Questo comportamento d’altro canto è diventato molto comodo per chi truffa nelle file dei Patronati.
Lo si è visto nella faccenda della truffa occorsa a innumerevoli connazionali rimasti truffati della loro pensione dopo essersi rivolti al Patronato INCA/CGIL di Zurigo.
Pensionati, invalidi e vedove che sono i primi cittadini che le istituzioni dovrebbero tutelare sono stati clamorosamente truffati e nessuno fa nulla o quasi.
Ma nello specifico caso i Comites, nelle cui composizioni appaiono parecchi appartenenti o affiliati al Patronato in causa, hanno prima cercato di insabbiare il tutto e poi boicottato i destinatari della loro tutela. Hanno in prima linea difeso il loro Patronato. Lo stesso dicasi per il CGIE, dove il Segretario Generale era all’epoca della truffa contemporaneamente responsabile del Patronato INCA/CGIL in Belgio. Lo stesso dicasi per i Parlamentari della Circoscrizione Estero nelle cui file sono annidati vari dirigenti di Patronato.
In assenza del supporto garantito dallo Stato italiano e dalle rappresentanze istituzionali, sono intervenuti gli stessi connazionali malcapitati facendo direttamente causa contro il Patronato.
È ciò che è avvenuto in Svizzera dove la giustizia elvetica nel 2009 – dopo 10 anni di truffa accertata – ha già condannato il Patronato coinvolto al risarcimento e alla riparazione del danno morale subito dagli assistiti.
Che fa il Patronato ?
Dichiara fallimento, chiude gli uffici in tutta la Svizzera e li riapre sotto altro nome eludendo così la sentenza.
Che fanno le strutture della nostra diaspora ?
Si dimostrano nuovamente reticenti, indifferenti o peggio compiacenti !
La causa è inoltrata al tribunale di Roma. Il giudice sotto i riflettori del Patronato e delle inerti e compiacenti istituzioni la dichiara matura per la decisione ma la rinvia di 2 anni e 7 mesi !
Morale della storia? I membri delle istituzioni costituite per tutelare i diritti e gli interessi della comunità italiana all’estero sono il loro maggiore pericolo!
Chi è stato privato dei propri mezzi ha perso la fiducia in queste istituzioni ma non in quella divina nei confronti dei membri.
Marco Tommasini