Tornano i contrasti sulle unioni civili, sullo ius soli e sulla riforma della Bossi-Fini sull’immigrazione, ma l’impressione è che su tutti gli argomenti si possa arrivar ad un compromesso onorevole
Lanciati i titoli (lettera di Renzi ai gruppi parlamentari di tutti i partiti), le forze politiche cominciano a precisare le loro posizioni stabilendo i loro punti fermi e quelli che possono essere oggetto di compromesso. Sulla legge elettorale, ognuno cerca di vedere quali possono essere i vantaggi e quali gli svantaggi. Chi è in difficoltà non sono né Alfano, né Berlusconi, ma il duo Casini-Mauro e Monti in quanto, supposto che il sistema elettorale garantirà il bipolarismo, dovranno scegliere con chi allearsi. Se rimangono da soli, rischiano di non raggiungere nemmeno la soglia di sbarramento, se si alleano con il centrodestra o il centrosinistra, avranno una rappresentanza parlamentare ma rischiano comunque di essere marginali. Si capisce perché finora né Casini-Mauro, né Monti abbiano detto la loro, probabilmente faranno pesare i loro voti al momento delle votazioni, quando anche 10-15 voti saranno determinanti, sia per l’approvazione della legge, sia per il governo.
I contrasti ci saranno – all’interno della maggioranza e fuori di essa – sulle unioni civili. Questa volta, però, non sarà come successe alcuni anni fa con i Dico. Oggi è maturata l’idea che anche in Italia ci si debba allineare agli altri Paesi europei: non con il matrimonio gay, ma, appunto, con un’unione civile che preveda uguali diritti di tipo socio-economici, ma niente adozioni. In ogni caso, una cosa sono le unioni civili, altra cosa è il matrimonio, che resterà appannaggio della coppia tradizionale uomo/donna.
Le dichiarazioni lanciate all’indomani della pubblicazione dell’elenco dei punti del “patto di governo”, nei toni e negli accenti, fanno capire che ogni partito assumerà delle posizioni, ma poi sarà disponibile al compromesso. Insomma, Letta non cadrà certamente sulle unioni civili. Alfano minimizza l’argomento dicendo che “non si può pensare alle unioni senza pensare prima alle famiglie”. E’ lo stesso concetto ribadito dal presidente della Commissione Cei per la famiglia, Enrico Solmi. La componente cattolica all’interno dei partiti si farà sentire. Anche nel Pd si levano voci di dissenso, come quella del deputato cattolico Edoardo Patriarca, o quella di Beppe Fioroni, che ha già prefigurato il compromesso: sì alle unioni, no al matrimonio gay. I cattolici di tutti i partiti non avranno i numeri per opporsi ad una legge che riconosca le unioni civili, dunque la legge passerà. D’altra parte, la stessa Cei mesi or sono ha aperto ad una soluzione di compromesso: basta che quello tra due dello stesso sesso non si definisca matrimonio.
Altro argomento che suscita contrasti: lo jus soli. La proposta di far diventare cittadino italiano chiunque nasca sul territorio italiano l’ha fatta Renzi, ma sono nettamente contrari Ncd, FI, Lega e Grillo. Sarà difficile che la legge passi. Lo stesso Pd ha fatto sapere che “non c’impiccheremo allo ius soli. Come per dire: noi lo proponiamo per farci belli di fronte agli immigrati, poi, se non passerà, possiamo sempre dire che l’avevamo sostenuta. Altro punto che susciterà contrasti sarà la riforma della legge Bossi-Fini sull’immigrazione, nella parte che riguarda l’abolizione dei Cie (Centri di accoglienza e espulsione). Come è già avvenuto in passato, la polemica è tra chi vuol accogliere tutti e chi non vuole accogliere nessuno o, quantomeno, sottoporre gli stranieri a controlli.
Grillo, in quanto opposizione, si sottrae al dialogo e al confronto sugli argomenti dicendo che il Parlamento è incostituzionale e che quindi i parlamentari debbano dimettersi in massa e chiedere nuove elezioni. Si spiega così il no a discutere su una delle tre proposte elettorali, il no ad affrontare lo ius soli, il no alla riforma della legge Bossi-Fini sull’immigrazione. In mezzo sta il governo, che, secondo qualcuno, dovrebbe astenersi dalla pretesa di metterci becco. Letta ha scelto una politica di mediazione, sa che non può tirare la corda più di tanto, altrimenti cade tutto, ma non può nemmeno accontentarsi del silenzio.
Tutti i protagonisti sono del parere che non possono fare la voce grossa con gli alleati di governo, ma che devono anche rinunciare a loro volta a qualcosa. E’ il caso delle maggioranze parallele. Cicchitto, di fronte all’asse Renzi-Berlusconi, ha detto che se ci saranno maggioranze in base agli argomenti, “sarà crisi di governo”. Il duo Renzi-Berlusconi fa venire l’orticaria sia a Letta che ad Alfano. Mentre Renzi, se necessario, potrebbe benissimo accordarsi con Berlusconi, il leader del Ncd lo mette in guardia. Dice Cicchitto: “non faremo gli utili idioti”. Scaramucce. L’impressione è che il patto di governo ha buone possibilità di successo. D’altra parte, non può che essere così, pena il fallimento e una rivolta sociale. Ad impedire che si finisca per non far nulla ci sarà Napolitano, con le paventate dimissioni in caso di inconcludenza. La qualcosa spaventa un po’ tutti, tranne il pd e, forse, Berlusconi, interessati tutti e due per motivi diversi ad andare alle urne e ad abbinare l’appuntamento elettorale alle elezioni europee del maggio prossimo. Cosa che difficilmente potrà accadere.