Premessa Ammesso che la percezione della narrativa da parte dell’opinione pubblica, rispetto la mia che seguirà, è indotta con successo ad una visione ribaltata. L’u-ccidente investe enormi risorse proprio alla fabbricazione di un mondo virtuale per le masse, indottrinandole ad un pensiero allineato e “giusto”. Riferire di fatti, denunciare situazioni, indignarsi è il mio sforzo da anni, libero da gratificanti lusinghe di supporto o lucro. Pochi commenti, ma molti lettori che generano nuova linfa per trovare dei modi, delle vie vincenti per scardinare questo macchina bellica dell’informazione. Inculcando il pensiero libero-critico e investigativo per occupare quelli spazi concessi, che un vero giornalista dovrebbe esercitare nelle indagini sulle cose non dette. Ma si sa anche loro, come i politici hanno famiglia. Iniziamo dunque con dei nuovi puntini da unire della Agenda 2030, ormai obliata ma attivissima.
Distopia odierna Anni fa lessi “1984” il romanzo di G.Orwell e lo interpretai come un racconto fantastico in cui si estremizzava a piacere, un racconto distopico pieno di possibili espedienti di cui un potere tirannico utilizzava, subordinando e vigilando una popolazione. Mai mi sarei immaginato che una fantasia simile, potesse trasformarsi in realtà. Con un Ministero della Verità che decideva quale fosse l’assioma da imporre ai cittadini, il Ministero dell’Amore, responsabile del mantenimento della lealtà al Grande Fratello, con oscure tecniche di lavaggio del cervello e vari sistemi di oppressione che inducevano a collaborare. Nella fantasia di Orwell vi era poi il Ministero della Pace responsabile della sicurezza nazionale, la guerra e le forze armate, la marina e l’esercito che servivano per la difesa dell’Oceania. Sarebbe più appropriato chiamarlo della guerra, essendo l’Oceania sempre in guerra con l’Eurasia o l’Estasia. Il quarto Ministero dell’Abbondanza era responsabile della versione oceanica di un mercato economico, che operava all’interno di un sistema di razionamento. Non era l’agenzia generosa che il nome suggeriva, bensì manteneva gli ultimi in uno stato precario perpetuo e quindi più facili al controllo del Grande Fratello. Ciò che Orwell, che in passato era membro della “Fabian Society” (un’antica società elitaria inglese con obiettivi totalitari e antidemocratici) voleva esprimere, non era un fantasioso romanzo ma un avvertimento di come si sarebbe potuta evolvere la nostra società. Oggi quel governo globale esiste davvero,con un Ministero della Verità in una narrazione senza contradditoria, in cui La Guerra si chiama Pace, l’Aggressione Difesa legittima e il Carnefice diventa Vittima. Questo governo non risiede in un lontano paese dispotico, ma nel “civile” Occidente liberale, sotto forma di dittatura al servizio della “democrazia”. Solo quando la Storia sarà redenta e la Verità potrà essere gridata a voce alta, con la rottura della gabbia orwelliana, allora l’ignominia di cui si è macchiato l’incivile Occidente non potrà più essere nascosta e riemergerà dal fango della sua cattiva coscienza. Se non verrà contaminata dal bispensiero, quel giorno sarà un giorno di giubilo per l’intera umanità che potrà recuperare la dignità oggi perduta, a causa del potere malefico e oscuro che la sta oltraggiando e portando sull’orlo di un olocausto nucleare. Quel giorno la Bestia evocata nell’Apocalisse di Giovanni, che va contro ciò che rappresenta il regno di Dio e che impone la sua volontà con la violenza, cesserà di esistere. Amen.
Schiavismo Secondo il rapporto Stime globali della schiavitù moderna: Lavoro forzato e matrimonio forzato, nel 2021 erano 50 Mio le persone che vivevano in condizioni di schiavitù moderna. Di queste, 28 Mio costrette al lavoro forzato e 22 Mio in matrimonio forzato. Questo triste fenomeno è presente in quasi tutti i paesi del mondo e non conosce frontiere etniche, culturali o religiose. Più della metà del lavoro forzato e un quarto dei matrimoni forzati, si concentrano nei paesi a reddito medio-alto. Tra il 22 e il 23 agosto del 1791 gli schiavi di Haiti diedero vita alla ribellione che li condusse alla libertà. Pertanto, questa data è la giornata internazionale per la Commemorazione della Tratta degli schiavi e la sua Abolizione e rammemora un episodio fondamentale della storia della lotta di classe. Da noi viene ignorata, essendo una contraddizione che svela la realtà-verità sul capitalismo ai giorni nostri. Conservando il presente deformato ideologico della cancellazione della storia e temendo la rievocazione della lotta di classe, spettro temuto dalle oligarchie al potere, e quindi tutti in riga in un silenzio generale sia da parte dei media, ma anche dei sindacati e dei finto-partiti. Fine della lotta di classe, nessuna celebrazione con riflessione e convegni al seguito sul nostro presente, nel quale la schiavitù è abolita, ma è nei fatti praticata. La nuova classe schiavile sta sostituendo il proletariato sempre più precario, dai migranti de(im)portati per compensare il vuoto demografico-pensionistico. Elencherò alcuni esempi di schiavitù moderna, cominciando dal “fu Bel Paese”. Già durante il Medioevo, e poi nella prima età moderna, genovesi e veneziani conoscevano bene i profitti del commercio degli esseri umani, soprattutto se donne. Oggi abbiamo il lavoro sottopagato o del caporalato di cui sono vittime gli ultimi sventurati, sottoposti a condizioni lavorative inumane, al punto da morirne nel corpo e nell’anima. Questo sfruttamento a stampo mafioso di braccianti nei campi agricoli è tristemente noto, nonostante fuori legge dal 2016 con ben 400.000 unità. Altra categoria degli sfigati sono i dei rider o i fattorini oggetto di sfruttamento, che eseguono consegne a domicilio. Non pochi muoiono sul lavoro, in incidenti evitabili con il rispetto dei requisiti di sicurezza, ma altri negli anni, per gli effetti di ambienti salubri, si pensi all’amianto o perché costretti a lavorare per ripagare i debiti, contratti spesso a seguito di frodi o al fenomeno dell’usura. Un’altra forma diffusa è il traffico di esseri umani: prostituzione, criminalità, matrimoni forzati, traffico di organi. Nel mondo il 58% delle persone schiave vivono in 5 Paesi: India, Cina, Pakistan, Bangladesh, Uzbekistan. L’Italia è al 141° posto, con 129.600 unità. La schiavitù moderna in agricoltura secondo le stime Ilo, genera 9 Mrd di dollari di proventi annui per gli sfruttatori. Secondo un rapporto di Amnesty International dietro le mega produzioni di olio di palma c’è lavoro minorile, perfino se etichettato come “sostenibile”. Ogni volta che ci sediamo a tavola riflettiamo, che dietro al cibo possono esserci le mani fiaccate di lavoratori stagionali che operano in condizioni fuori da ogni regola e dignità umana, come nello stato del Michigan, il più grande produttore di mirtilli degli USA, dove bambini perlopiù immigrati dal Messico vengono sfruttati nei campi per la raccolta dei frutti avendo manine più adatte a raccogliere le piccole bacche.
I bambini-soldato Un bambino di 10 anni può usare un AK-47 (fucile d’assalto) come un adulto. Non chiede paghe, si fa indottrinare e controllare facilmente, affronta il pericolo incoscientemente e attraversa campi minati intrufolandosi come una spia nei territori nemici. In Etiopia, si stima che le ragazze formano un quarto delle forze d’opposizione armata, mentre i ragazzi aderiscono come volontari motivati dalla fame, la protezione o la vendetta. Corsetto a breve pubblicherà lo loro lista della spesa.
Schiavitù sessuale Per un volume complessivo d’affari sporchi di 32 Mrd di dollari all’anno, si stimano in circa 12 Mio le persone nel mondo sottoposte a sfruttamento sessuale. Prezzate, vendute, esportate, barattate, umiliate, le vittime finiscono nelle mani dei loro sfruttatori finali. La tratta dei minori comprende la prostituzione minorile, il turismo sessuale, la pornografia o altre forme di sesso transazionale. L’Istituto di ricerca del sistema sanitario thailandese ha riferito che i bambini nella prostituzione costituiscono il 40% delle “lavoratrici” che soddisfano le perversioni dei ripugnanti clienti.
Schiavitù tecnologica Con l’avvento del 5G pensato per l’Internet delle cose e collegare gli oggetti, compresi noi, per diventare dei nodi della rete, collegati con microchip cutanei o da inalare. In questa griglia mondiale di controllo, oltre a subire una saturazione di radiazioni elettromagnetiche sempre più invasive, ogni azione sociale ed economica dipende già oggi da essa. Le aziende interessate al business, non si pongono il problema della sicurezza e senza fronzoli promuovono questa forma di schiavismo tecnologico planetario, per un controllo totale h24, con fini manipolatori dei nostri pensieri ed emozioni dirigendo le nostre azioni politiche, d’acquisto e decisionale. In modalità di rana bollita, è in fase di attuazione un progetto transumanista per erigere una griglia di totale controllo tecnologico, ma per molti sarà l’ennesima teoria del complotto scritta da leoni da tastiera. Li stessi che denunciano le stesse aziende promotrici, di compiere approfondite ricerche sui danni alla salute e senza preavviso inalzare per legge i limiti elettromagnetici per potenziare la rete 5G.
Smart City Sdoganata come città intelligente capace di adattare sé stessa ai bisogni della popolazione, promuovendo al contempo uno sviluppo sostenibile e gestendo ed erogando i servizi pubblici con l’aiuto delle nuove tecnologie. Come tutte le cose che hanno “Smart” come prefisso, è una cosa intelligente per chi l’ha pensata e truffaldina e malevola per i cittadini che la subiranno. Nelle città intelligenti del futuro, gli oggetti in teoria si scambiano informazioni grazie all’IoT (Internet delle Cose) e un uso invasivo dell’IA e 5G, con ampi spazi verdi con la mobilità fondata sullo sharing. La gestione efficiente dei rifiuti per la raccolta, il trattamento e recupero e in ultimo, il tessuto culturale e sociale rafforzato dalla partecipazione dei cittadini, inclusi sia nella fase di progettazione e messa in opera delle politiche urbane. Questa fascinosa narrativa fa un uso sproporzionato delle varie Smart, che vanno dall’Living, Mobility e per l’impatto ambientale ed efficienza energetica la Smart Economy. Il mio attento giudizio vede un invasivo confinamento e monitoraggi h24 in una gabbia di 15-30 minuti di spazio. L’Associazione Smart Cities Italy coordina le amministrazioni locali e mette in atto piani di cooperazione che rafforzino le sinergie tra i diversi settori pubblici, privati e gli enti. (vedi documento) La mobilità sostenibile prevista dal “New Green Deal”, imporrà ai costruttori di autoveicoli, l’eliminazione di motori termici per una transazione (in)sostenibile di auto elettriche o ibride, limitando la circolazione delle auto non in regola, sanzionando i costruttori che non si adegueranno e favorendo lo tsunami di auto elettriche cinesi, che con il loro monopolio sui prezzi e la fornitura delle batterie, faranno fallire con conseguenti licenziamenti di massa, l’intera industria automobilistica europea non più competitiva. Andremo al lavoro in bicicletta o monopattino convinti di contribuire alla salvezza del pianeta, e dovremmo vendere le nostre case per mancanza di soldi per adattarle ai nuovo standard green ecc. Questo cambio di paradigma riguarderà anche quei milioni di automobilisti, che giornalmente intasano le nostre città o negli esodi vacanzieri. Eppure, le Smart City sono un progetto globale, strutturato e calato dall’alto, lontano quindi dalla narrazione bottom-up che ne viene fatta o di innovative start up create dai cittadini! Con l’ingresso di capitale privato nell’amministrazione pubblica delle città, essendo la Smart City figlia dell’Agenda neoliberista, il cittadino bove e inconsapevole dovrà essere partecipativo. Scaricare app, rendere disponibile tutti i tuoi dati, fornire un’immagine dinamica degli spostamenti dei geo-localizzatori e dei consumi. L’homo digitalis abiterà nell’infosfera, un ambiente di sole informazioni, in cui non è possibile distinguere tra vita on e off-line. Sempre connesso, in un eterno presente che scombussola la nostra ‘arretrata’ percezione del tempo e dello spazio. Il cuore di tale distopia è già oggi (in parte) l’inseparabile smartphone e con lo smartwatch che misura h24 le nostre attività bio-fisiche, orientandoci su cosa e come fare, in qualsivoglia situazione. Questo graduale processo di trasformazione degli spazi urbani ridurrà le zone traffico rendendo l’accesso in città a pagamento e riducendo l’uso dei veicoli privati, riservato ai super ricchi cui sarà consentito inquinare a piacimento. Polarizzando sempre più la distribuzione della ricchezza e del potere, le Smart City, saranno dei fortini di comunità chiuse e spazi pubblici privatizzati costantemente sorvegliati con i droni che intaseranno i cieli per le consegne a domicilio. Scenari da fantascienza diverranno realtà. L’”homo naturaliter” soppiantato da quello scientifico, tecnologico, economico e il peggio è che la gente non vede nulla di intrinsecamente sbagliato nella digitalizzazione e nell’artificializzazione di noi glebe, sempre più infelici schiavi moderni.
L’Europa schiava e agnello sacrificale economico e geopolitico dei conflitti in corso e vulnerabile in caso di attacchi nucleari. I loro maggiordomi sono succubi dell’impero ango-americano e lontani dagli interessi dei loro popoli. Dopo il compitino del voto al parlamento UE, atomizzati e in modalità struzzo evitiamo certi discorsi, occupandoci delle nostre faccende prioritarie. Intanto l’ex comico di Kiev e la sua cricca di neofascisti assassino del suo popolo e distruttore del suo Paese, viene lodato dai giornaloni come eroico, intrepido, mentre tenta di portare l’Europa in guerra per una giusta vittoria. Nel suo tour europeo elemosinando più armi e soldi (prestiti), presenta il suo “piano della vittoria” e viene ricevuto dal nostro Premier vassallo, dall’amico dei massoni al Quirinale e nella Santa fede dal finto Papa Bergoglio, con tutti gli onori di un capo di stato legittimo. L’hanno capito tutti meno loro, che Kiev è solo il reparto avanzato “irregolare” della Nato e l’ex comico il suo burattino. In un gioco irresponsabile delle parti, la commissione europea, guidata da donne prive di cultura e memoria del dolore, dichiara nei fatti guerra alla Russia autorizzando l’uso di armi letali, manovrabili da militari NATO, per un attacco in profondità nel suo territorio. Ma l’avvertimento di Putin sui rischi di un conflitto atomico è stato ascoltato oltreoceano, nonostante la propaganda e quindi tutto in standby fino a nuovo ordine. Coloro che complici, recitano il catechismo neoliberale sia per opportunismo o perché indottrinati, li vorrei deportati a Gaza, in Cisgiordania o in Ucraina a combattere al fronte e vivere sulla propria pelle la realtà del massacro. Forse vedendo i corpi dilaniati o bruciati dei bimbi palestinesi, assaporando il dolore e l’odore del sangue, cadrebbero in ginocchio smettendo di sviolinature per l’occidente, promotore di una macchina mostruosa di abusi e crimini impuniti. Senza essere antisemita, affermo che tutti i governi e media occidentali hanno le mani sporche di sangue, sostenendo Israele che da decenni conduce simultaneamente una pulizia etnica in Palestina, bombarda a tempo perso la Siria, rade al suolo quartieri del Libano, uccide capi “terroristici” in Libano e diplomatici in Iran torturando i dissidenti di ogni età. I nostri politici invocando “il fermate il fuoco” e la ripresa delle trattative, consentono che Leonardo e gli USA in primis, forniscano a Israele armi e appoggio diplomatico. Chissà se l’obsoleto (per la pace) contingente italiano delle basi Unifil in Libano, dopo avere ignorato l’evacuazione che l’IDF gentilmente aveva intimato, sia stato colpito con le sue stesse armi? Eppure, per i camerieri Tajani e Crosetto trattasi di “assistenza tecnica da remoto e fornitura ricambi” per la flotta di velivoli addestratori M-346 prodotti da Alenia. Scavando nel passato si scopre che l’Italia per Unifil2, aveva l’incarico di controllare che l’esercito libanese bloccasse i carichi di armi diretti verso le postazioni e gli arsenali dei miliziani sciiti a sud del Litani. Ora esaurita questa funzione, Israele chiede “gentilmente” di sgomberare. Credete che in 18 anni siano stati spesi 3,5-4 Mia per scopi umanitari? Il premier Hariri concesse all’italiana Eni, alla francese Total e alla russa Novatek i diritti di esplorazione per due dei cinque blocchi offshore di competenza libanese dei giacimenti posti a metà fra Libano e Israele. Adesso è chiaro il balbettio di Crosetto al Tg, quando si è lasciato sfuggire l’espressione “sospetto di crimini di guerra”. Noooo! Davvero? Dovrebbe entrare in armonia cognitiva il doppio standardimposto, mentre assistiamo logorati, un genocidio in diretta e condanniamo l’invasione Russa impoverendoci per Kiev.
Contrastare il capitalismo di guerra Intanto i governanti UE fomentano assiduamente un clima di tensione, per creare un complesso militare-industriale che svuoti la democrazia e militarizzi i rapporti internazionali. Guidati da chi sappiamo, ambiscono a creare un blocco e potenza militare geopolitica per evitando il loro declino mettendoci tutti in pericolo. All’orizzonte latita una forza politica reale di contrasto, eppure si intravede una luce di speranza. In tutti i continenti, l’attivismo contro la guerra e l’oppressione è stato risvegliato dal genocidio di Gaza, ripoliticizzando milioni di persone invisibili, perché poco visibili nei media. Esse svolgono costante pressione sulle istituzioni, per fermare la vulgata bellicista e la transizione verso un “capitalismo di guerra” con scontro imperialista (anche atomico) tra l’Occidente e il resto del mondo. Ogni impero crolla e accettare l’emergere di un mondo multipolare e policentrico sarebbe il male minore per tutti. Nella seconda parte, parlerò del dissenso soffocato dai vari Ministeri, della distopia travestita da democrazia e di una prevista svolta, cui nessuna divinità o IA potrà salvarci, ma unicamente le nostre decisioni. Credo nell’assidua ricerca della conoscenza, con l’uso della filosofia come metodo e spazio critico per contemplare la realtà oggettivamente scevro dalle soggettività. La libertà d’espressione costituisce uno dei principi cardine di tutta la civiltà europea e mettere al guinzaglio le opinioni non gradite ai Padroni, etichettandole come fake news, ponendo sanzioni e censure è contro L’art. 21 Costituzione. Come dei giornalisti dovremmo leggere e studiare per diffondere attraverso vari canali, complementando ciò che il mainstream tace e distorce. Essere individui interconnessi malgrado ciò isolati, dovrebbe indurci a uscire dalla caverna e compito ancora più arduo, decidere di tornare indietro, per raccontare quello che abbiamo scoperto. Pochi ti crederanno, e molti ti vesseranno inducendoti a rientrare nella più sicura spelonca del conformismo. In definitiva la filosofia non implica avere delle risposte, è semmai il percorso, il rapporto con le domande e il concentrarsi solo su ciò che è possibile controllare il vero fine. Da Platone ai barconi, alle guerre in corso, a un mondo dove ci si abitua talmente alle catene da convincersi che, citando il tristemente noto “there is not alternative” del mercenario e pluridecorato Draghi, non ci sia alternativa. A noi la scelta.
Mario Pluchino
Le lettere nella rubrica “Scrive chi legge” riflettono l’opinione dell’autore e non necessariamente il parere della redazione. Gli articoli impegnano solo la responsabilità degli autori.
2 commenti
Complimenti all’autore dell’articolo per l’impegno, lo spirito critico nell’analisi dei fatti che si collegano alla storia.
Come in ogni articolo stimola vivamente alla riflessione su fenomeni controversi. Mi piace il termine “schiavitú tecnologica” ma comunque non dobbiamo dimenticare le potenzialitá positive di essa. Aggiungerei delle proposte costruttive alla sua critica delle diverse tematiche. Per esempio: Con dei fondi pubblici per il giornalismo investigativo indipendente creare una armata di Mario Pluchino. Introdurre sistemi blockchain per tracciare dati personali garantendo trasparenza e controllo da parte dei cittadini. Una riforma del lavoro ma questa volta a favore dei lavoratori. Nuovi regolamenti di sorveglianza per la protezione della privacy. Una nuova redistribuzione della richezza con tassazioni progressive. Incentivare i lavoratori ad’una formazione per l’economia digitale. A finire un punto scottante e ancora meno improbabile: Nuove politiche di pace e neutralità strategiche e diplomatice.