La fantasia, anche la più audace, spesso anticipa la realtà, magari di alcuni decenni o anche più, ma succede. Sono molti i film in cui l’immaginazione dei registi si è scatenata nel creare situazioni di pericolo per l’umanità, o una parte di essa, a causa di bombe atomiche portatili o di sostanze letali capaci di distruggere per contagio buona parte della popolazione del mondo o di un continente. Poi, alla fine, quando tutto sembra irrimediabilmente perduto, arriva il protagonista-eroe-agente segreto e la catastrofe viene scongiurata con sollievo di tutti. Ebbene, una notizia di cronaca ha riproposto un caso che sembrava da film e invece fa parte della pura e drammatica realtà. Il virologo Ron Fouchier, ricercatore all’Erasmus Medical Center, in Olanda, ha creato un supervirus che potrebbe distruggere milioni di persone. È riuscito a mostrare come in cinque passaggi il virus dell’aviaria (H5N1) possa trasformarsi in un’arma letale. Pensate, una comune influenza affligge ogni anno milioni di persone. Se il virus che ne è la causa viene potenziato in maniera esponenziale nei suoi effetti negativi, allora le domande allarmanti che questa scoperta pone sono drammaticamente attuali. Il virologo olandese, come molti altri ricercatori nel mondo stanno cercando di verificare, voleva capire il pericolo del virus per combatterlo meglio. Strada facendo, però, animato più dal desiderio di mostrare ciò di cui era capace di fare piuttosto che delle conseguenze che le sue ricerche avrebbero comportato, ha creato il supervirus e vuole rivelare come è riuscito ad ottenerlo. Ognuno, a questo punto, comprende i pericoli che possono derivare dalla divulgazione di una simile notizia. Lo ha ben compreso la comunità scientifica che si oppone alla pubblicazione sostenendo che si darebbe una mano ai terroristi, di cui il mondo è pieno. Pare, però, che nessuno, in nome della libertà, possa impedire al virologo olandese di rivelare la sua scoperta. Qui si pone un’altra domanda: perché è possibile internare un pazzo qualunque e non uno scienziato che rischia di armare la mano di terroristi di mezzo mondo ansiosi di vedere l’effetto che fa? Usiamo provocatoriamente il termine internare, ma la sostanza è quella. In nome della libertà non si possono lasciar commettere stragi di massa. Si dirà che in piena seconda guerra mondiale molti scienziati parteciparono al progetto della bomba atomica, ma a ben vedere le differenze sono notevoli. Non solo perché se non ci fossero arrivati prima gli americani, lo avrebbero fatto i nazisti con ben altri scopi, ma anche e soprattutto perché gli scienziati lavorarono ad un progetto scientifico prima che militare, e comunque una cosa era realizzare la bomba e tutt’altra cosa usarla. Per farlo, bisogna disporre di una tale quantità di conoscenze, di tecnologie, di attrezzature e quant’altro, che nessuno, da solo, per quanto potente, potrebbe riuscirci. Nel caso del supervirus, invece, un qualsiasi virologo, o un qualsiasi pazzo con il suo aiuto spontaneo o sotto minaccia, potrebbe utilizzarlo. Dunque non solo il pericolo è reale, ma è anche tale da giustificare delle misure restrittive pur di impedirlo.Nei film è facile arrivare al lieto fine, nella realtà molto di meno, purtroppo. Torri gemelle insegnano. redazione @lapagina.ch