Affluenza alle urne altissima in Scozia. I risultati definitivi confermano il no al referendum sull’indipendenza
La Scozia ha votato per l’unione. I risultati definitivi confermano il no al referendum sull’indipendenza raggiungendo il 55% contro il 45%, con un’affluenza altissima, dell’85%. Tira un sospiro di sollievo il premier David Cameron, mentre il leader degli indipendentisti, Alex Salmond, accetta la sconfitta. Da Downing Street arrivano le rassicurazioni su quanto promesso alla vigilia del referendum in fatto di autonomia. “Era un passo di democrazia che andava fatto. Uniti siamo migliori”, ha dichiarato Cameron, promettendo entro gennaio l’approvazione del pacchetto di riforme per la devolution non solo alla Scozia, ma anche alle altre regioni del Regno Unito. “La Scozia ha deciso a maggioranza di non diventare per il momento un paese indipendente. Accetto il verdetto del popolo”, è la dichiarazione di Salmond dopo lo scrutinio. L’indipendenza della Scozia è stata al centro di un referendum che il governo scozzese locale ha promosso nell’agenda politica.
L’Europa ha atteso con ansia i risultati sul referendum visto l’effetto che potrebbe avere la storica e clamorosa separazione della Scozia dalla Gran Bretagna, dopo 307 anni. Il successo del no è stato un segnale positivo anche per le istituzioni europee, anche perché la campagna elettorale è stata spesso vista a favore degli indipendentisti. Il premier britannico David Cameron, infatti, ha provato in tutti i modi a convincere gli scozzesi a votare no per il referendum sull’indipendenza e relativa uscita dal Regno Unito. “L’uscita della Scozia sarebbe per sempre”, e parlando di “divorzio doloroso” dalle “pesanti conseguenze”, ha evidenziato come, in caso di indipendenza, la Scozia avrebbe dovuto rinunciare alla sterlina, probabilmente essere divisa da confini con l’Inghilterra e non avere più lo stesso esercito. La sanità pubblica e il welfare sarebbero stati a rischio, e metà dei mutui scozzesi saranno gestiti da banche in un Paese straniero; i tassi di interesse in Scozia non sarebbero stati più regolati dalla Bank of England.
L’indipendenza della Scozia è storicamente sostenuta politicamente soprattutto dal Partito Nazionale Scozzese, ma anche da altri partiti come il Partito Verde Scozzese, il Partito Socialista Scozzese e Solidarietà – Movimento Socialista Scozzese, o altre organizzazioni ed associazioni come l’Esercito di Liberazione Nazionale scozzese e gli ultranazionalisti del Siol nan Gaidheal. I vari movimenti però non erano uniti sulla forma di governo da attuare: mentre l’SNP vorrebbe che diventasse un Reame del Commonwealth, il Partito Socialista Scozzese e Solidarietà – Movimento Socialista Scozzese vogliono la creazione di una repubblica indipendente. L’indipendenza della Scozia è, innanzitutto, una questione di principio.
L’ex primo ministro britannico Gordon Brown ha promesso che l’impegno di concedere maggiore autonomia alla Scozia preso prima del referendum sull’indipendenza sarà rispettato. Oggi è tempo di lasciare il “terreno di battaglia” a favore di un “terreno comune”, ha dichiarato l’ex premier laburista in un appassionato discorso a Dalgety Bay, nella contea scozzese di Fife. Il politico scozzese, che secondo il Financial times ha avuto “un ruolo centrale nella mobilitazione della campagna unionista”, è fra i firmatari dell’impegno a promuovere in tempi rapidi la concessione di maggiori poteri alla Scozia, assieme al primo ministro conservatore David Cameron, il suo vice, il liberaldemocratico Nick Clegg, e il leader dell’opposizione laburista Ed Miliband. Già il 16 ottobre, ha assicurato Brown, vi sarà un primo dibattito alla Camera dei Comuni. Mentre in Gran Bretagna si discute sulla riforma, con alcuni critici che accusano Cameron di aver promesso troppo, non si è ancora spento il clima di forte emozione che ha accompagnato il referendum, vinto dagli unionisti. A Glasgow, dove hanno vinto i si all’indipendenza, la polizia ha effettuato sei arresti dopo scontri nella notte dopo i risultati fra centinaia di unionisti e separatisti a George square. Agenti della polizia a cavallo hanno dovuto separare i due campi, dopo che gli unionisti hanno iniziato a sventolare la bandiera britannica dell’Unione Jack e a cantare l’inno patriottico “Rule Britannia” .
“Conoscendo il popolo scozzese come lo conosco io, non ho dubbi che gli scozzesi siano in grado di esprimere opinioni forti prima di tornare insieme in uno spirito di sostegno e rispetto reciproco, per lavorare in modo costruttivo per il futuro della Scozia e di tutto il Paese”. In una dichiarazione diffusa dal castello di Balmoral, in Scozia, dove ha atteso l’esito, la Regina Elisabetta ha commentato così il risultato del referendum sull’indipendenza, vinto dagli unionisti. Ora che il popolo scozzese ha votato in maggioranza per restare a far parte del Regno Unito, “dobbiamo ricordare che, nonostante le diverse opinioni che sono state espresse, noi abbiamo in comune un amore duraturo per la Scozia, che è una delle cose che ci aiuta a essere tutti uniti”, ha ricordato la sovrana.