Dopo nove anni e con un turno d’anticipo la Juventus conquista il suo 28. titolo di Campione d’italia
Sul neutro di Trieste la Juventus (ancora imbattuta) ha completato la sua impresa vincendo contro il Cagliari 2-0, e approfittando del crollo del Milan nel derby contro l’Inter 4-2, vince lo scudetto con merito. Al primo tentativo sulla panchina bianconera, Antonio Conte regala ai bianconeri il titolo nazionale. È lui l’artefice principale di questo inaspettato trionfo che ha riportato la Juventus nelle alte sfere del calcio italiano dopo la Serie B e gli anni bui. Conte è riuscito a plasmare la squadra ridandole carattere e orgoglio, ma anche un gioco impostato sul possesso palla e sulla tendenza a cercare il gol attaccando. Fondamentale lo spirito di gruppo che ha permesso un pressing organizzato, volto a conquistar palla e a non subire il gioco altrui. La difesa come punto di forza, che ha garantito un alto rendimento e continuità di risultati. Conte ha lavorato benissimo anche sull’aspetto psicologico, riuscendo a tenere coeso il gruppo, dal quale durante la stagione non è si avuta mai una polemica, né sul campo né dagli spogliatoi. Emblematico in questo senso Del Piero, che ha mostrato esemplare professionalità, nonostante il presidente Agnelli gli abbia comunicato con molto anticipo la fine del rapporto. Sempre pronto, ha realizzato con una punizione delle sue forse il gol più importante della stagione: il 2-1 sulla Lazio a poco minuti dal termine, senza il quale il Milan avrebbe scavalcato la Juve. Conte ha costruito la squadra scudetto potendo contare sull’apporto dei giocatori pronti a sposare il progetto e le sue idee, che gli hanno permesso di trovare gli equilibri tra i reparti, cosa mai facile nel calcio. Il problema più complesso Conte l’ha risolto con il 33enne fuoriclasse Andrea Pirlo: l’organizzazione del gioco. Preso a parametro zero dalla diretta rivale per lo scudetto Pirlo è stato il grande colpo della Juventus. Leader trascinatore ha smistato assist e segnato reti decisive, la sua classe ha esaltato i compagni, soprattutto Vidal e Marchisio, i suoi guardaspalle a centrocampo. Come sarebbe stata la Juventus senza Pirlo (che Conte in estate non voleva) è difficile a sapersi, ma questa è la conferma che i giocatori di classe fanno sempre comodo. Il merito di questo scudetto va anche ai vertici della società. Da due anni Andrea Agnelli, 36 anni e figlio di Umberto, è il presidente, il quale ha riportato la famiglia a governare direttamente. Insieme al dirigente sportivo Giuseppe Marotta ha iniziato la rinnovazione dopo Calciopoli, raccogliendone subito i frutti. Gestione intelligente e senza follie economiche, ma anche il coraggio di affidare in autonomia il lavoro di allenatore a Conte, che interpreta il passato della Juventus. Un altro fattore che ha contribuito al titolo è lo “Juventus Stadium”, progettato senza barriere. Il “dodicesimo uomo”, è stato così vicino ai giocatori, da poterne esaltare le gesta. Un modello da prendere in considerazione. La Juventus di Conte è matura, il progetto continua perché il prossimo passo è riconquistare l’Europa, alla quale il club accede per la porta principale.
Il Milan, partito come grande favorito, si è arreso quasi alla fine, nella partita più difficile. Il -4 dalla Juventus attenua anche il valore del gol-fantasma di Muntari e Allegri ha accantonato le polemiche precisando che la Juventus ha meritato. Lo scudetto non l’ha perso il Milan, ma l’ha vinto la Juventus, rimasta più costante per l’intero arco della stagione. Il Milan ha avuto la stessa tabella di marcia che l’anno scorso ha portato allo scudetto, ma che non è bastata a superare un’ottima Juventus . Alla squadra di Allegri è venuto a mancare il fiato nella fase cruciale. Eppure prima della doppia sfida al Barcellona i rossoneri avevano 4 punti di vantaggio sulla rivale. I punti persi nelle partite casalinghe contro Fiorentina e Bologna hanno deciso la lotta scudetto. La serie impressionante d’infortuni ha logorato la rosa e reso più complesso il lavoro di Allegri e dunque le colpe non possono ricadere solo su di lui. Ma il problema infortuni deve essere affrontato da chi di dovere. Il Milan ripartirà da (forse) Thiago Silva e da Ibrahimovic, tornato a lamentarsi perché non vede certezze sul futuro. Per fare il salto di qualità, al Milan saranno necessari impegni finanziari. Rinviati all’ultima giornata invece i verdetti sulla Champions e la salvezza. Più vicina al terzo posto l’Udinese (2-0) che batte il Genoa e stacca il Napoli che crolla a Bologna (2-0). Ai friulani basterà un pareggio a Catania per assicurarsi il posto in Champions. La vittoria nel derby tiene ancora in corsa l’Inter che si porta a -3 dall’Udinese, ma deve sperare in un passo falso dell’Udinese, come del resto la Lazio (2-0) che tiene in piedi il sogno del terzo posto vincendo a Bergamo. Per l’ultimo atto all’Olimpico si giocherà Lazio-Inter. Il Napoli affronterà in casa il Siena. A un punto dalla salvezza il Genoa, che domenica affronterà il Palermo. La sconfitta di Udine è meno amara, poiché il Lecce (0-1) contro la Fiorentina ha fallito l’occasione di agganciare i liguri. Illusorio il punto conquistato a Torino, che non ha dato il necessario stimolo per battere la Fiorentina. Da sottolineare il gesto dei tifosi leccesi, che coscienti delle poche speranze di salvezza, hanno applaudito la propria squadra per l’impegno. L’ultima partita il Lecce la affronterà a Verona contro il Chievo. La Fiorentina, dopo il clamoroso caso Delio Rossi (tre mesi di squalifica), si è salvata grazie al gol di Cerci. Splendida rete di Giovinco per il Parma, che conquista la sesta vittoria consecutiva, agganciando la Roma al settimo posto. Con la sua magia il fantasista parmense consolida la sua candidatura per gli Europei.
Gaetano Scopelliti