Alla fine di agosto, con un tono da funerale, la Posta Svizzera ha annunciato il risultato dell’esercizio finanziario dei primi sei mesi di questo anno.
In una situazione di crisi planetaria come quella che stiamo vivendo dove licenziamenti, fallimenti, ristrutturazioni si susseguono senza sosta e di fronte ad un risultato pari a 358 milioni di franchi di guadagno, il gigante giallo non ha nulla di meglio che parlare di utile in calo.
Un atteggiamento scandaloso e inaccettabile. Quante imprese oggi possono vantare un risultato del genere? Inaccettabile è pure il fatto che l’azienda non cessa di colpevolizzare il personale. Infatti, già in occasione della pubblicazione del risultato d’esercizio 2008, l’azienda aveva fatto notare come l’aumento dei costi salariali aveva impedito un risultato finanziario migliore.
Ma se vi è qualcuno che può recriminare qualche cosa, questi sono proprio i dipendenti che da anni sono costantemente messi sotto pressione tanto che nel settore delle lettere (PostMail) si parla sempre più spesso di licenziamenti, motivati dal calo di traffico.
Da anni, purtroppo, l’insicurezza regna in azienda tanto che, come ha detto l’ex direttore Ulrich Gygi, la Posta Svizzera si trova oramai in un processo di ristrutturazione permanente.
Il linguaggio usato nel comunicato è pertanto un insulto a tutte quelle collaboratrici e quei collaboratori che già oggi hanno perso parte del loro salario o hanno un contratto di lavoro precario o hanno dovuto cambiare luogo di lavoro o diminuire il loro grado di occupazione o, ancora, lavorano alla Posta attraverso un’agenzia interinale.
E la politica tace. Lo andiamo ripetendo da diverso tempo: in questa situazione di profonda crisi, la Posta Svizzera dovrebbe non solo rallegrarsi del risultato conseguito, ma cambiare radicalmente politica, abbandonando la ricerca dell’utile fine a sé stesso per concentrare i suoi sforzi sullo sviluppo del servizio pubblico a tutta la popolazione svizzera, mantenendo i posti di lavoro e possibilmente creandone di nuovi.
Ecco come dare un contributo al rilancio economico attraverso un’azienda che, fino a prova del contrario, è pubblica al 100%. Ma è anche questo che la politica dovrebbe esigere non solo dalla Posta Svizzera, ma pure da Swisscom e dalle Ferrovie. Mi chiedo: è così difficile? Sembra proprio di sì dal momento che nessun ministro (Leuenberger?) nessun parlamentare, fino ad oggi, ha avanzato una proposta del genere. Eppure, per dare i soldi all’UBS non c’è voluto molto, mi pare. E pensare che in questo caso non si chiede nulla in cambio se non di modificare l’obiettivo.
Lo Stato, quindi il cittadino, non deve sborsare neanche un franco, ma solo prendere atto che alla fine dell’anno l’azienda avrà un po’ meno soldi in cassa ma qualche dipendente in più (che potrà spendere qualche soldo) e un buon servizio.
È paradossale che la signora Leuthard da tempo va dicendo che chi ha la possibilità di spendere lo deve fare per contribuire al rilancio economico (e contenere la disoccupazione che nel frattempo aumenta) ma poi permette ad un’azienda come la Posta di pensare unicamente al profitto. Utili e ancora utili che andranno poi a finire in mano private dal momento che la nuova legislazione postale vuole trasformare l’azienda in una SA, non più di proprietà pubblica, al 100% e liberalizzare completamente il mercato delle lettere. Che tradotto nel linguaggio comune, significa altri tagli occupazionali e peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro.
Il Sindacato della Comunicazione si batte e si batterà sempre contro questa politica tanto che alla fine del mese darà avvio alla raccolta delle firme per la già annunciata iniziativa popolare che vuol stoppare lo smantellamento degli uffici postali, mantenere il monopolio residuo delle lettere e definire chiaramente come finanziare il tutto. Vogliamo raccogliere le 100’000 firme necessarie entro fine dicembre per fare anche pressione sul Parlamento che nel 2010 inizierà il dibattito sulla nuova legislazione postale. Per noi, 358 milioni di utile in sei mesi sono tanti, anzi troppi.
Angelo Zanetti
Vice-presidente USS-TI
Articolo precedente
Prossimo articolo
Ti potrebbe interessare anche...
- Commenti
- Commenti su facebook