
È il momento, proprio quel momento in cui dobbiamo vedercela con tutto quello che avevamo rimandato a settembre, il mese che si lascia alle spalle la stagione estiva e si dirige imperterrita verso l’autunno. È il momento della presa di coscienza, del riprendere il ritmo e di riorganizzarsi. In Svizzera le scuole hanno ripreso il regolare svolgimento delle lezioni, le aziende riprendono la loro piena operatività dopo il rallentato delle ferie, mentre molti settori sono alle prese con le pianificazioni strategiche per il resto dell’anno. Settembre, prima ancora di gennaio, è anche il mese degli obiettivi e dei propositi, personali o professionali: un nuovo corso, una nuova ricerca di lavoro, un nuovo sport.
Questo non solo a livello individuale, ma anche universale, il mondo si affaccia a settembre sperando di poter risolvere alcune delle questioni più spinose degli ultimi tempi.
Questo non solo a livello individuale, ma anche universale, il mondo si affaccia a settembre sperando di poter risolvere alcune delle questioni più spinose degli ultimi tempi.
Si guardano le guerre, si spera nelle risoluzioni che però sembrano sempre più lontane. Si sta col fiato sospeso per l’incontro di Putin e Zelensky, anche se diventa sempre meno credibile.
E per quanto riguarda Gaza, l’esercito ha intenzione di ridurre ulteriormente l’accesso degli aiuti umanitari nella striscia, per questo sono partite e stanno continuando a partire le imbarcazioni degli attivisti con l’intenzione di violare il blocco navale e portare aiuti umanitari e beni di prima necessità per la popolazione stremata. Settembre è il mese dell’azione: così la carovana umanitaria, Global Sumud Flotilla, è partita da Barcellona, Genova e da altri vari porti europei per un totale di circa 50 imbarcazioni che proveranno a forzare il blocco navale di Israele e portare aiuti alla popolazione nella Striscia, in questa che gli organizzatori hanno definito “la più grande missione umanitaria della storia”, nonostante le minacce del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, di sequestro delle imbarcazioni e di arresto degli attivisti che “saranno trattati come terroristi”.
In questo settembre ci troviamo ad affrontare anche una sfida che riguarda uno scandalo online tutto italiano, indice l’impoverimento dell’animo umano.
Si tratta dell’inchiesta sui siti sessisti con foto di donne inconsapevoli, spesso anche volti noti della politica e della televisione, alla mercé di commenti sessuali e minacciosi di uomini deplorevoli iscritti su queste piattaforme. Un fenomeno vergognoso, che ha scandalizzato tutti e che segna un nuovo capitolo della miseria umana.
Immaginiamoci di trovare delle nostre foto, magari intime, scattate senza alcun consenso, in un sito dove gli iscritti, sembrerebbe solamente uomini, commentano con offese e frasi sessiste la nostra immagine. Già questo è uno shock. Ma immaginiamoci di scoprire che ad inserire quelle foto sia il nostro compagno, marito o un familiare. Mancano le parole per definire tutto questo. E così arriva il momento per prendere atto di quello che è accaduto, la procura di Roma, proprio in questi giorni, potrebbe inviare i primi avvisi di garanzia, mentre si muove pure il Garante della privacy e il Governo che vuole agire anche contro lo sfruttamento delle immagini online. Si guarda in modo particolare una legislazione danese – unica in Europa – che estende la protezione del diritto d’autore alla propria immagine, voce e fisicità anche per contrastare i deepfake (contenuti realizzati con IA). La modifica garantisce il diritto analogico di copyright su volto, voce e corpo e quindi attribuisce a ogni persona il diritto esclusivo all’uso pubblico e commerciale delle proprie caratteristiche fisiche anche se riprodotte tramite IA. L’uso improprio delle nostre immagini comporterebbe pesanti sanzioni economiche e penali.
Inoltre, sono diverse le iniziative legali e sociali per supportare le vittime di questo scandalo. Sono sorte petizioni per la chiusura del sito incriminato ed è stato lanciata una class action rivolta a tutte le donne (e in genere alle vittime) le cui immagini sono state diffuse senza consenso. Lo scopo è chiedere risarcimenti ai siti accusati di aver permesso la pubblicazione delle immagini senza adeguata vigilanza: “Non abbiate paura, denunciate. Siete vittime di reati… è stata violata la dignità dell’identità femminile”, afferma L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace, esperta in diritto di famiglia, che ha lanciato l’iniziativa.
Speriamo che l’aria frizzante di settembre pizzichi il coraggio e l’orgoglio di queste vittime e le spinga a denunciare: è il momento!
Redazione La Pagina