È da poco trascorsa la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, indetta dall’Onu per sensibilizzare su un fenomeno che sembra proprio non avere fine.
Di femminicidi, purtroppo, se ne parla sempre troppo. I dati ufficiali confermano che il fenomeno non sembra accennare ad una diminuzione: si parla di una media di 150 femminicidi all’anno, quasi uno ogni due giorni. Omicidi consumati nei contesti familiari per mano di mariti o partner, ex o altri familiari. E quando la donna non è uccisa è umiliata, offesa, denigrata, turbata psicologicamente, in maniera diretta e non. Per questo si parla di violenza di genere (femminile!). Mentre la violenza fisica colpisce in maniera diretta e, in molti casi, anche visibile le donne, la violenza verbale e psichica, invece, in maniera più infida, sembra che non rechi danno e invece è pericolosa allo stesso modo della prima. Anche internet e i social hanno permesso la diffusione del fenomeno di violenza di genere contro le donne collegato ad un altro fenomeno che in Italia sta facendo molta strada, quello degli odiatori seriali. Come? Come quando tre studentesse, probabilmente minorenni, ritratte in foto mentre partecipano ad una manifestazione subiscono sulla rete un linciaggio mediatico farcito da insulti sessisti e fuori luogo. Altro esempio di donna messa alla gogna, suo malgrado, è quello che riguarda la giovane volontaria rapita in Africa. Silvia Romano – è questo il nome della sfortunata ragazza – che ancora è nelle mani dei suoi aguzzini è stata picchiata e rapita mentre svolgeva la sua opera di volontariato proprio laddove, ‘alcuni’ dicono, sia meglio rivolgere i nostri aiuti, sul posto. Ma nemmeno questo sembra essere gradito agli odiatori seriali della rete che, facendo leva sull’idea “meglio che stava in Italia a far volontariato” (che potrebbe esser letto come “prima gli italiani”), hanno scaraventato sulla giovane ragazza una serie di offese infamanti e sessiste, che risultano davvero insopportabili alla dignità umana. Anche in questo caso le parole rivolte alle donne sono tante, ma non sono quelle giuste. Nel frattempo arriva il ‘codice rosso’ contro la violenza sulle donne. Si tratta di una corsia preferenziale alle denunce delle donne che subiscono violenza di genere e per le quali saranno imposti tempi di indagini più rapidi. Lo Stato, in questo modo, si pone “dalla parte delle donne” afferma il Premier Conte. Purtroppo si tratta di un fenomeno che sembra davvero incontenibile tanto che se da un lato si attua il ‘codice rosso’, dall’altro, come per esempio per quanto riguarda la violenza di genere sulla rete, la strada sembra ancora lunga e le parole sempre troppe!
foto: Ansa