Una ricerca dell’Imperial College di Londra
Anni fa la Federazione italiana degli anestesisti pubblicò un’inchiesta i cui risultati erano raccapriccianti: in un anno erano novantamila i morti per mala sanità. Un paio di anni dopo fu la Federazione nazionale dei chirurghi a pubblicare i risultati di un’analoga inchiesta, con una drammatica conferma. Dal che si deduce che ogni anno i morti per mala sanità in Italia sono 90 mila. Va precisato che per mala sanità s’intendono: interventi chirurgici sbagliati, scambio di farmaci, diagnosi errate, ritardi dell’ambulanza, attese eccessive al pronto soccorso. Resta il fatto che il numero di novantamila morti sembra eccessivo, al punto che noi pensiamo che ciò accada solo in Italia. Purtroppo non è così, accade anche altrove, in altri Paesi cosiddetti avanzati. Figuriamoci in quelli non avanzati.
L’Imperial College di Londra ha pubblicato sul British Medical Journal una ricerca che la dice lunga sullo stato della sanità pubblica anche in Inghilterra, dove i sudditi di Sua Maestà sono venuti a conoscenza di un fenomeno che probabilmente già conoscono da tempo, e cioè che è meglio non ammalarsi mai, ma che se proprio è inevitabile, che non sia di venerdì o, peggio ancora, di sabato o di domenica. Il tasso di mortalità, infatti, negli ospedali inglesi il venerdì aumenta del 44% rispetto a quello che viene registrato dal lunedì al giovedì. Se poi si subisce un’operazione il sabato e la domenica, ebbene, l’aumento arriva addirittura all’82%. Roba da non credere, soprattutto se si pensa alle cause di tanta mortalità.
Attenzione, non si tratta di interventi difficilissimi, si tratta di interventi di media complessità, e soprattutto del periodo post operatorio in caso di crisi. I motivi sono essenzialmente due. Il primo è che in genere il fine settimana i medici vanno via in vacanza e la testa è lontana a partire dal venerdì. Il secondo è una diretta conseguenza del primo. I medici che se ne vanno – e il numero non è certo ridotto, trattandosi di un’abitudine generalizzata – vengono rimpiazzati da quelli che sono meno esperti e anche meno motivati, se non altro dal fatto che gli altri sono via a godersi il fine settimana e loro devono restare in ospedale a lavorare. Dunque, inesperienza, disattenzione e minori capacità sono un mix di fattori negativi che fanno sì che i morti per problemi operatori e post operatori siano più numerosi il venerdì del 44% e il sabato e la domenica addirittura dell’82%.
Ciò non accade, come abbiamo anticipato, solo in Gran Bretagna ma in tutti quei Paesi dove il fine settimana è consuetudine prendere il largo, specie là dove certe abitudini sono sacre o addirittura maniacali. Ovviamente, il fenomeno non riguarda solo i medici, ma anche gl’infermieri, quindi con un personale medico e paramedico ridotto rispetto agli altri giorni. Giustamente si fanno i paragoni con altri settori di lavoro, con la differenza che se nelle poste il personale si dilegua il fine settimana, il rischio è che la lettera ti arriva con ritardo ma ti arriva comunque. Negli ospedali non è la stessa cosa: se ti va male un’operazione il rischio non è che devi aspettare, è che ti portano direttamente al cimitero.
Come hanno fatto i ricercatori ad arrivare a questi dati? Semplice: hanno analizzato più di quattro milioni di operazioni e oltre 27 mila decessi avvenuti in seguito a interventi chirurgici tra il 2008-2009 e tra il 2010 e il 2011. D’altra parte, il fenomeno è ben noto nel senso che è codificato dalla normativa: durante il fine settimana c’è meno personale e più operatori con poca esperienza. In sostanza, l’esperienza il personale del fine settimana se la fa sulla pelle dei pazienti che hanno la sfortuna di ammalarsi tra il venerdì e la domenica.
Analoghe inchieste negli Stati Uniti mostrano che il fenomeno esiste anche altrove, nella misura del 17% in più. “Questa ricerca”, ha detto Catherine Murphy, a capo dell’Associazione Pazienti, “sfortunatamente non identifica un problema nuovo ma piuttosto il fallimento di rimediare a una questione che è stata ripetutamente messa in luce in passato” e che, evidentemente, non è stata minimamente risolta. E’ proprio il caso di dirlo con il proverbio: Paese che vai, mala sanità che trovi”.