Dappertutto l’influenza, sia quella A-H1N1, sia quella stagionale, sta costringendo a rimanere a letto centinaia di migliaia di persone. Il picco, che era previsto per la fine di dicembre e gli inizi di gennaio, è stato infatti anticipato.
Nel frattempo è iniziata la vaccinazione. La priorità è stata data, ovviamente, alle cosiddette categorie a rischio, quindi ai malati cronici e con patologie gravi e agli operatori dei servizi essenziali: i medici, i poliziotti, gli insegnanti, eccetera.
Il vaccino a queste categorie ha una triplice valenza. La prima è di proteggere i soggetti da rischi di complicazioni, la seconda è di evitare che queste persone smobilitino i servizi per i quali lavorano e la terza è di evitare l’effetto domino, cioè estendere il contagio alle persone con cui giornalmente hanno a che fare.
Fin qui nulla di male. Il problema è sorto nel momento in cui una parte dei medici ha dichiarato di nutrire dubbi sul vaccino. Ora, se proprio i medici hanno espresso questi dubbi, la cosa insospettisce.
È vero che ci sono state dichiarazioni di altri medici di chiara fama che hanno espresso giudizi non proprio lusinghieri sui colleghi dubbiosi, tacciandoli in pratica di ignoranza, però è bene anche vederci chiaro.
Perché ci sono stati dubbi? Nei vaccini usati in Italia è presente un coadiuvante, l’MF59 (un’emulsione di acqua e di squalene): è proprio questo coadiuvante che ha suscitato delle perplessità.
Ora, a giudizio del professor Fernando Aiuti, immunologo, “i vaccini con coadiuvante garantiscono una risposta migliore del 15-20% rispetto a quelli tradizionali che però hanno meno effetti collaterali a livello locale (ad esempio arrossamenti nel punto in cui è stato iniettato il vaccino)”. Nessun problema nemmeno per il Presidente del Consiglio Superiore della Sanità, il dottor Franco Cuccurullo: “L’efficacia dell’MF59 è confermata da ampi studi effettuati tra il 1997 e il 2006”.
Aggiunge il professor Aiuti: “Sono state smentite tutte le ipotesi di correlazioni”, riferendosi ad un possibile legame tra lo squalene e la Sindrome del Golfo, che colpì i militari americani dopo il 1990, o con l’insorgere dell’autismo. Il professor Aiuti sostiene anche che, secondo uno studio su 350 bambini tra i sei mesi e i nove anni, la presenza del coadiuvante aumenta il livello di protezione dal virus, mentre non sono state registrate differenze significative sugli effetti collaterali nelle donne in gravidanza vaccinate con un prodotto adiuvante o tradizionale.
Insomma, gli scienziati assicurano che il vaccino con coadiuvante è sicuro. Lo dicono dallo schermo delle televisioni, dunque sanno quel che dicono. Il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri ha dichiarato che i bambini con problemi cronici vanno vaccinati: “Dalla metà di dicembre potrebbero iniziare le vaccinazioni dei piccoli che, superati i sei mesi di età, frequentano gli asili nido e via via tutti gli altri”.
In una delle ultime trasmissioni di Elisir, Umberto Veronesi ha tranquillizzato sull’uso del vaccino. In un opuscolo ad hoc lo stesso ha fatto il dottor Carlo Gargiulo, ospite della medesima trasmissione. Come è ingiustificato l’allarmismo su quest’influenza, così sono ingiustificati i dubbi sull’innocuità del vaccino.
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