Un quinto degli svizzeri si ritiene aconfessionale. Negli ultimi dieci anni sono cresciuti del 10 per cento
Nel censimento del 1970 soltanto l’1,1 per cento della popolazione svizzera aveva dichiarato di essere ateo, nel 2000 è salita all’11,1 per cento e nel 2010 un quinto si ritiene aconfessionale. I dati sono stati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica (UST) con i risultati della rilevazione strutturale 2010. La rilevazione strutturale annuale è un elemento chiave del nuovo censimento della popolazione strutturato a moduli, che permette di illustrare meglio il cambiamento sociale in atto a un ritmo sempre più accelerato.
Secondo la rivelazione dal 2000 sono aumentate significativamente le persone che si dichiarano aconfessionali, che ora rappresentano il 20,1 per cento della popolazione. L’aumento è dell’8,9 per cento rispetto al 2000. È soprattutto nei Cantoni di Basilea Città e di Neuchâtel che si riscontra il tasso maggiore di persone che si dichiarano senza appartenenza religiosa, rispettivamente il 42 per cento e il 37 per cento. Con un quota del 38,8 per cento dei fedeli, la Chiesa cattolica romana riconosciuta dallo Stato è ancora il gruppo confessionale più grande. Dal 1990 è diminuita tuttavia del 6,4 per cento, del 3,7 per cento dal 2000. A livello regionale la Chiesa cattolica resta dominate nella Svizzera centrale (Cantoni di Lucerna, Uri, Svitto, Obvaldo, Nidvaldo), in Ticino, nel Vallese e nei Cantoni di Friburgo, Appenzello Interno e Giura con oltre il 60 per cento della popolazione che dichiara di appartenere a questo gruppo confessionale.
L’altro principale gruppo confessionale è la Chiesa evangelica riformata, con il 30,9 per cento, diminuita del 3,2 per cento rispetto al 2000. Nel Canton Berna, storicamente sempre di confessione evangelica riformata, la Chiesa protestante rappresenta il gruppo maggiore con il 61 per cento. Nell’Appenzello Esterno (46 per cento) e nel Canton Sciaffusa (44,5 per cento) le quote non raggiungono la metà della popolazione, pur essendo la prima religione. Sotto la rubrica “altre religioni” la quota è dell’8,2 per cento (0,7 per cento nel 1970). Sono aumentati i fedeli delle comunità islamiche, che raggiungono il 4,5 per cento, mentre quelle delle Chiese cristiano-ortodosse arrivano all’1,8 per cento e la confessione ebraica è rappresentata dallo 0,2 per cento. Le Chiese restano sempre più senza fedeli. Una causa è l’invecchiamento degli stessi e la mancanza di afflusso tramite la migrazione. L’UST parla in questo senso di “pluralismo dei gruppi religiosi”. L’aumento degli aconfessionali, la crescente importanza di nuove religioni e l’aumento di matrimoni tra confessioni porta ad alleggerire le tradizionali barriere confessionali.
G.S.