Critiche a Copenaghen per la confisca di beni a chi chiede asilo
La crisi dell’immigrazione sta creando attriti anche tra gli stessi Paesi membri dell’Unione che, lungi dall’avere una politica univoca su come affrontare l’emergenza, si fronteggiano l’un l’altro a suon di critiche.
Le misure anti-migranti, in realtà, vengono prese da più parti nonostante sia stata pressoché generale la levata di scudi contro la Danimarca e la sua riforma del diritto di asilo che prevede, tra l’altro, la confisca di beni oltre i 1.340 euro ai richiedenti asilo, per finanziare i sussidi dei immigrati.
L’Austria ha annunciato la sua volontà di limitare a 130mila il numero totale degli ingressi nei prossimi 4 anni e a 37.500 il numero di richieste di asilo accettate nel Paese nel 2016, meno della metà delle 90mila domande presentate nel 2015. In Germania, Angela Merkel deve far fronte a un grave disaccordo, in merito a questo punto, tra i due partiti conservatori che reggono il suo esecutivo; frattura che rischia di avere conseguenze sulla coalizione di governo, come ha sottolineato Horst Seehofer, governatore della Baviera e leader della Csu.
Non solo, anche una quarantina di deputati del suo stesso partito, la Cdu, chiedono alla Cancelliera di fare come l’Austria e limitare gli accessi ma lei per ora tiene duro. Il suo obiettivo è migliorare la protezione delle frontiere esterne dell’Unione senza fissare un tetto all’accoglienza anche se, dopo gli episodi di Colonia, ha accettato di facilitare le espulsioni di stranieri condannati. Al consiglio dell’Onu di Ginevra, intanto il ministro degli Esteri e vicepremier danese, Kristian Jensen ha difeso le scelte di Copenaghen sottolineando che il governo non ha problemi ad aiutare chi ha bisogno ma non può permettersi di pensare anche a chi potrebbe fare da sé, da cui l’idea delle confische.
Secondo l’Afp inoltre la Slovenia ha detto di voler limitare l’ingresso di migranti dal confine con la Croazia, consentendo il passaggio solo a coloro che vogliono chiedere asilo in Austria o in Germania. “In considerazione delle restrizioni introdotte in Germania e in Austria, l’ingresso (in Solvenia) sarà autorizzato solo a quei migranti che esprimono l’intenzione di presentare richiesta di asilo in Austria o Germania”, ha detto il ministro degli Interni, Vesna Gyorkos Znidar. Dopo la chiusura dei confini da parte dell’Ungheria, la Slovenia, ex stato della Jugoslavia con 2 milioni di abitanti, è diventato il Paese di transito principale dei profughi che vogliono raggiungere Austria e Germania. Da metà ottobre sono 420.000 i migranti che hanno attraversato il paese, conclude l’Afp.
Misure simili sono state prese dalla Macedonia che ha riaperto la frontiera con la Grecia dopo aver temporaneamente vietato l’ingresso ai migranti: tuttavia solo le persone con destinazione Austria e Germania sono state autorizzate a varcare il confine.
Le tragedie continuano
Tra giovedì e venerdì scorso sono morte in due naufragi successivi al largo delle isole di Farmakonissi e di Kalolimnos, nel mar Egeo almeno 15 persone nel tentativo di raggiungere l’Europa. I corpi di sei bambini e di una donna sono stati ripescati dopo questo naufragio. Almeno 26 persone si sono salvate nel secondo naufragio, vicino alle coste di Kalolimnos ma, secondo le dichiarazioni dei sopravvissuti, sull’imbarcazione c’erano decine di persone.
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