Si delinea il nuovo Governo di Meloni. Dopo l’elezione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, oggi è la volta di Lorenzo Fontana alla Camera dei Deputati
Non sono mancati i colpi di scena e momenti che rimarranno nella storia ieri, durante le votazioni per eleggere il nuovo Presidente del Senato. È Ignazio La Russa ad essere eletto, anche se quasi scontato non senza sorprese né senza eventi che faranno discutere a lungo. La Russa è stato eletto con 116 voti superando così il quorum dei 104 voti, non grazie alla coalizione di centrodestra ma grazie ad anonimi benefattori dell’opposizione. Ecco il mistero più grande che ha animato la giornata di ieri.
Interessante anche la messa in evidenza che alla prima prova il centrodestra si divide: pare che per mancati accordi tra Berlusconi e Meloni, Forza Italia abbia deciso di non partecipare alla votazione privando così La Russa di 16 voti fondamentali. A rispondere alla chiama sono solo la ex Presidente del Senato Elisabetta Casellati e Silvio Berlusconi, al suo grande ritorno in Senato dopo quasi 10 anni di assenza, ma non sarebbero bastati a superare il quorum. È a questo punto che giungono i voti di alcuni “franchi tiratori”, voti che a sorpresa arrivano dall’opposizione e che hanno dato quella spinta che occorreva a La Russa. I nomi dei franchi tiratori dell’opposizione restano ad oggi il mistero più grande e più discusso dell’elezione di La Russa che, al suo primo discorso da neopresidente non ha dimenticato di ringraziare: “Ringrazio chi mi ha votato, anche quelli che non fanno parte della maggioranza di centrodestra”.
Lo scambio di accuse tra i vari partiti all’opposizione è iniziata nell’immediato con il twitter di Letta e la risposta di Calenda. Renzi, dopo aver umilmente ammesso che gli mancano i numeri (sono in tutto 9 i senatori del Terzo Polo), afferma chiaramente che avrebbe rivendicato una mossa così astuta che invece molti gli attribuiscono, mentre rivolge le sue accuse al M5s.
Tutto rimane avvolto nel mistero, l’unica cosa chiara è che l’opposizione di sinistra, che con questo governo che si delinea sempre di più di estrema destra, dovrebbe essere costretta a tirare fuori le unghie riesce a fallire anche con l’assist perfetto che gli viene proprio dagli avversari. È sempre più evidente la debole e disunita linea con cui la sinistra intende fare opposizione.
Il Vaffa del Cavaliere
Nel frattempo le telecamere ci consegnano un teatrino molto eloquente andato in scena tra i banchi del Senato tra Berlusconi e La Russa che da lì a poco sarebbe stato eletto Presidente senza i voti di Forza Italia: un grosso smacco al Cavaliere. I due vengono ripresi durante un piccolo ma acceso scambio di battute, mentre La Russa alza le braccia come a dire che non può farci nulla, Berlusconi si lascia andare in un bel “Vaffa” scandito e ben decifrabile. Nel frattempo i fotogrammi della giornata riescono a “rubare” alcuni appunti del Cavaliere, in uno le proposte dei ministri di FI che, probabilmente, non ritroveremo nella rosa dei ministri del Governo Meloni – come quello di Ronzulli – e poi un foglio, presumibilmente di sfogo, dove Berlusconi si lascia andare in commenti davvero poco gentili nei confronti della futura Presidente del Consiglio così descritta: “supponente, prepotente, arrogante, offensiva. Nessuna disponibilità ai cambiamenti, non ci si può andare d’accordo”. Una défaillance dovuto all’età, chissà se voluta.
La Senatrice Segre cede il posto a La Russa
Ma la giornata dell’elezione del nuovo presidente del Senato rimarrà memorabile per un evento davvero storico: Liliana Segre che presiede la prima seduta del Senato della nuova legislatura, ovvero una sopravvissuta al campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz deve cedere il posto e deve quindi convalidare l’elezione di un convinto fascista.
La fatalità degli eventi ci mette lo zampino. Sarebbe dovuto essere Giorgio Napolitano a presiedere in quanto membro più anziano, ma a causa di un malore è assente. Caso – beffardo – vuole inoltre che la giornata dell’elezione di La Russa come presidente del Senato corrisponda alla giornata all’anno del centenario della Marcia su Roma, la manifestazione del partito fascista che favorì il colpo di stato e la conseguente ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo in Italia, con tutto ciò che comportò a livello di leggi razziali e anche nella vita della senatrice Segre. Il suo discorso di apertura, quindi, risulta ancor più utile con i rimandi ad alcuni momenti storici d’Italia di quel periodo oscuro nel giorno in cui viene eletto Presidente al Senato della Repubblica un convinto sostenitore del fascismo, Ignazio Benito La Russa che, come fieramente ne porta il nome, altrettanto fieramente, sostiene che “siamo tutti eredi del Duce”.
La Russa, nel prendere il posto che gli spetta, licenzia la senatrice Segre omaggiandola con un mazzo di fiori bianchi, che vuole essere un gesto pacificatore, di grande significato simbolico, ma anche un semplice gesto di galanteria e buona educazione che però non a tutti è stato gradito, poiché considerato anche di grande forza figurativa, soprattutto nei confronti della donna che lo ha ricevuto. La giornata che ha visto protagonisti le due figure di Liliana Segre e Ignazio Benito La Russa, l’uno al cospetto dell’altro, rimarrà per sempre nella storia.
Alla Camera eletto un Presidente “Omofobo e pro Putin”
Meno sorprese, invece, durante le votazioni di oggi alla Camera con l’elezione di Lorenzo Fontana. Il leghista ultra cattolico e filorusso viene eletto con ben 222 voti, mettendo così una grossa toppa allo strappo evidente che si è consumato tra le fila del centro destra della giornata precedente, durante la difficile e sorprendente elezione di La Russa. A nulla è valso lo striscione esposto dai deputati del Pd Rachele Scarpa, Sara Ferrari ed Alessandro Zan con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin” con chiaro riferimento a Lorenzo Fontana, l’esponente della Lega che nel primo discorso da neopresidente ha affermato che la “grandezza dell’Italia – come dell’Europa – è la diversità”, intesa come realtà nazionale “multiforme” che ha reso l’Italia unica e per questo motivo non deve “omologarsi a realtà estere più monolitiche” e quindi europee.
Redazione La Pagina