Amore artificiale: uno scenario possibile o un semplice artificio cinematografico?
Theodore è impiegato di una compagnia che attraverso internet scrive lettere personali per conto di altri, un lavoro grottesco che esegue con grande abilità e a tratti con passione. Da quando si è lasciato con la ragazza che aveva sposato però non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un’intelligenza artificiale sorprendentemente “umana”, arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa, che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione.
È questa la trama in breve di “Her” (“Lei”), l’ultimo film di Spike Jonze (“Essere John Malkovich”) e in realtà vedendolo la questione diventa molto più complessa. Nel mondo del cinema non mancano di certo film sull’intelligenza artificiale, chi non conosce il simpatico robot Andrew, uno dei primi prototipi di robot positronico, acquistato dalla famiglia Martin nell’aprile del 2005 come robot di servizio. Nonostante l’iniziale diffidenza della signora Martin e l’aperta ostilità della figlia maggiore, il robot viene lentamente accettato dalla famiglia, ed in particolare dalla figlia più piccola, con la quale stringe un legame molto forte. Un altro è “A.I.”, il film ambientato nell’anno 2125, dove il mondo è stato devastato dall’effetto serra e dall’innalzamento degli oceani.
La tecnologia si è evoluta a tal punto da poter creare robot incredibilmente sofisticati e simili agli esseri umani oppure “Io, Robot” dove nell’anno 2035, la tecnologia e i robot sono ormai parte della vita quotidiana, elementi di cui ci si può fidare completamente. Forse non possiamo negare che per alcuni robot dei film abbiamo provato un reale sentimento di simpatia, ma parliamo pur sempre di cinema, o no? Che il regista Spike Jonze con il suo film, premiato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura, ha toccato un tasto attuale lo dimostrerebbe anche un recente sondaggio effettuato da parship.ch, piattaforma per online-dating, nella Svizzera francese e tedesca.
Secondo il sondaggio per persone sole i robot potrebbero riempire quel vuoto emozionale, infatti, più di un terzo dei partecipanti possono immaginare una relazione emozionale tra uomo e macchina, per i partecipanti sotto i trent’anni è addirittura quasi la metà. Lo studio si è interessato di interrogare 1’000 persone dall’età tra 18 e 69 anni su argomenti come l’immagine dei single nella società, ma anche cosa influirà le relazioni in futuro. Il punto interessante del sondaggio è quello che non sono state fatte solo domande su relazioni tra persone, ma anche quelli tra uomo e macchina. Il risultato è che la maggior parte dei partecipanti non crede che la “smart technology” (tecnologia intelligente) potrà mai sostituire completamente una persona, ma già il 18% non lo esclude categoricamente, se una macchina sarà capace di dimostrare intelligenza emozionale. Un altro 18% è perfino convinto che potrà essere così, come motivo è stato indicato che già oggi ci sarebbero persone che hanno una relazione piuttosto intima con il proprio smartphone o il tablet. “Le macchine emozionalmente intelligenti possono coprire diversi aspetti che per noi sono importanti, già in un prossimo futuro – commenta il ricercatore Georges T. Roos, che ha analizzato lo studio effettuato da parship.ch e continua – Quello che a prima vista ha l’aria assurda è, guardando più da vicino, già parte della nostra realtà. Così già un flirt in chat può suscitare emozioni, anche se non c’è una reazione percettibile dell’altro. Questo è un primo passo verso la simulazione”. Per il 22% dei giovani tra i 18 e 29 anni e per il 24% dei 30-39enni relazione emozionale con un robot è assolutamente immaginabile. Anche la percentuale di quelli che pensano che una relazione di questo genere sia immaginabile è superiore alla media e abbastanza alta per i partecipanti di età dai 20 a 29 anni (25%).
“Her” (“Lei”), dunque, racconta di un futuro prossimo in cui gli uomini, ormai incapaci di comunicare tra loro, vivono in simbiosi con la tecnologia e con le macchine, perfettamente in grado di provare e suscitare emozioni. Non stupisce dunque che Theodore, il protagonista, s’innamori perdutamente di un sistema operativo parlante che sfrutta l’intelligenza artificiale ed è stato progettato per evolversi.
È uno scenario possibile o un semplice artificio cinematografico senza alcuna attendibilità scientifica? “Gli studi in questa direzione sono molto avanzati, sia dal punto di vista fisico, cioè robot umanoidi progettati per avere sembianze il più possibile realistiche, sia dal punto di vista funzionale, ossia programmi di intelligenza artificiale in grado di interpretare il linguaggio naturale umano e rispondere in modo appropriato generando l’illusione di conversare con un’altra persona”, spiega Gianmarco Veruggio, dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Cnr di Genova, in un articolo pubblicato sul nuovo numero on line dell’Almanacco della Scienza Cnr. “Però bisogna tenere presente che si tratta pur sempre di macchine simboliche, cioè sistemi dotati di programmi che simulano comportamenti umani senza alcuna coscienza o libero arbitrio”.
Ulteriori risultati del sondaggio parship.ch
L’inchiesta rappresentativa spiega, che attualmente il 27% della popolazione svizzera non vive in una relazione. Se si contano pure i “Mingles”, che hanno una relazione senza impegno, sono 32%. Quasi la metà (48%) dei single e mingle non sono maldisposti a una relazione, ma non cercano attivamente un compagno.
La maggior parte dei single si sente a suo agio anche senza compagno (90%). Una spiegazione può essere l’immagine che la società ha vero i single oggi giorno: come aspetto positivo gli interrogati hanno nominato l’indipendenza (86%) e segue l’argomento di potersi concentrare sulla carriera (76%). Inoltre hanno accennato che è più facile essere single perché le decisioni da prendere riguardano solo loro stessi (71%). Anche se il 48% dei partecipanti è dell’opinione che in futuro ci saranno più single, lo scienziato Georges T. Roos è di un altro parere: “Quando si fanno domande sul futuro, come risposta si sentono sempre preoccupazioni e speranze. Io interpreto i risultati del sondaggio più come paura che le relazioni diventeranno ancora più instabili. In una società con opzioni multiple non è più garantita una relazione che dura una vita”.
Sulla domanda, quali fattori in una relazione sono i più importanti, quasi 9 persone su 10 hanno risposto con “Divertimento e una vita variata” (87%). La possibilità di autorealizzazione è pure un fattore molto importante (85%), il 54% pensa che in futuro le relazioni senza impegno avranno maggior importanza.
Sul come conoscersi, il 54% pensa che l’importanza di internet aumenterà, solo il 9% crede che non sarà così. Oggi l’internet con il 55% è sul quarto posto sulla lista delle possibilità di conoscere qualcuno; al primo posto c’è il giro di amici (67%), seguono uscire (65%) e l’incontrarsi al posto di lavoro (62%).