Un’altra Santa Pasqua è trascorsa sotto le bombe, senza alcuna tregua, senza nessuna speranza che ci possa essere la rinascita nella pace tanto auspicata. Papa Francesco durante il suo messaggio ‘Urbi et Orbi’, non ha potuto fare a meno di parlare di guerra nella sua riflessione sul tema della pace. È inevitabile, visto che la situazione mondiale è giunta al limite.
“Quanta sofferenza vediamo negli occhi dei bambini – ha detto Papa Francesco in un passo del suo intervento – Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un’assurdità e una sconfitta! Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull’Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori”. Eppure anche queste giornate di Pasqua sono trascorse nella paura di quello che accade e di quello che può ancora accadere. Tante volte abbiamo detto che l’escalation è sempre più vicino, ma nessuno dice che ormai è in atto. La settimana Santa in Ucraina è iniziata sotto le bombe, la domenica di Pasqua Kiev e Leopoli sono state attaccate e addirittura un missile ha sorvolato per quasi 40 secondi i cieli della Polonia. Non meno disperata è la situazione a Gaza dove un attacco aereo israeliano ha ucciso ben 7 operatori umanitari internazionali dell’organizzazione World Central Kitchen (Wck), mentre consegnavano cibo ai civili nel nord della Striscia di Gaza. La conseguenza della sospensione delle azioni umanitarie ovviamente è stata immediata da gran parte delle organizzazioni impegnate in quel territorio recando ulteriore danno ai civili. Ma che la tensione in Medio Oriente sia rapida ascesa è evidente nell’attacco a Damasco, dove un edificio del consolato iraniano è stato bombardato uccidendo diversi pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice. “La risposta sarà dura”, ha ammonito l’ambasciatore iraniano in Siria Hossein Akbari, una frase che non promette nulla di buono, ma anzi rischia di innescare ulteriori tensioni che certamente non fanno bene alla ricerca della promessa di pace della Pasqua.
Per riprendere le parole sofferte di Papa Francesco che parla di “Pasqua faticosa”, si spera che il “dono della pace” arrivi presto “là dove più ce n’è bisogno: alle popolazioni stremate dalla guerra, dalla fame, da ogni forma di oppressione”, invece è già il terzo anno che trascorriamo questa festività senza pace, ma anzi ogni anno sembra sempre peggio, una via crucis infinita senza nessuna colomba sui cieli, solo missili e disperazione: così anche questa Pasqua è trascorsa senza resurrezione.
Redazione La Pagina