Una ricerca del centro medico universitario di Hamburg-Eppendorf su rimpianti e depressione
I neuroscienziati del centro medico universitario di Hamburg-Eppendorf, attraverso una ricerca, hanno dimostrato che chi vive con dei rimpianti, vive e invecchia male, chi, invece, non ha rimpianti o rimorsi e non si strugge l’anima per qualcosa di sbagliato – una decisione, un desiderio represso, una scelta – vive bene, serenamente, e in genere non ha grossi problemi di salute. Ha coordinato lo studio la dottoressa Stefanie Brassen, ricercatrice del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Amburgo, la quale ha sintetizzato: “Stanno meglio fisicamente e non sono soggetti alla depressione, che, purtroppo, può colpire chi è in avanti con gli anni”. Ovviamente si riferisce a chi non ha rimpianti.
Gli scienziati tedeschi hanno utilizzato un gioco simile a quello dei pacchi di Affari tuoi. Ecco come lo hanno spiegato e cosa è successo: “Abbiamo sottoposto ad alcuni test quaranta persone di età compresa tra i sessanta e i settant’anni, metà delle quali in buona salute e metà depresse. Tutte, per consentirci di conoscere la reazione del loro cervello in determinate situazioni emotive, sono state studiate con un esame medico, la risonanza magnetica. Davanti a ciascuna di loro sono state poste otto scatole di legno chiuse, da aprire una alla volta. I partecipanti sapevano che sette di essi contenevano piccole o grandi quantità di oro e che una, invece, era vuota. Ognuno poteva interrompere il gioco in qualsiasi momento, decidere di non rischiare oltre e di portarsi a casa la vincita, ma a quel punto gli erano mostrate le altre scatole rimaste chiuse per fare vedere a quanto aveva rinunciato ritirandosi dal gioco. Davanti alla consapevolezza di aver perso denaro ritirandosi, e dunque davanti al rimpianto per l’errore commesso, nel cervello delle persone depresse entrava in attività una particolare area del cervello chiamato “striato ventrale”, la regione cerebrale coinvolta nella percezione dei rimpianti; nelle persone caratterizzate da un atteggiamento sereno nei confronti della vita, invece, si attivava la zona denominata “corteccia cingolata anteriore”, cioè l’area associata al controllo delle emozioni, sintomo che non provavano alcun pentimento per avere sbagliato la strategia di gioco. Questo causava alcune reazioni fisiche molto differenti: nelle persone senza rimpianti la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la tensione muscolare erano regolari e garantivano una forma fisica eccellente, mentre in quelle che avevano più rimorsi i battiti diventavano molto accelerati, la pressione più alta della norma e i muscoli sempre in tensione: tutti fattori che continuavano anche al termine del gioco e incidevano negativamente sul loro benessere psicofisico. Abbiamo anche chiesto ai partecipanti alla nostra ricerca quanto spesso pensassero al loro passato e se i rimorsi incidessero nella vita di relazione. Ebbene, le numerose persone con un buon equilibrio avevano meno pensieri negativi e una migliore vita sociale rispetto a quelle che continuavano a vivere di rimpianti”.
Di qui le conclusioni della ricerca, che ha dimostrato che “i rimpianti possono essere i migliori amici o i peggiori nemici dell’uomo: quando si è giovani possono spingere a decidere di cambiare vita e di lanciarsi in nuove avventure oppure a fare scelte più sagge. Ad una certa età rimuginare sul passato porta quasi sempre una malinconia che peggiora l’umore e mette in pericolo la serenità e la qualità della vita”. Ci voleva una ricerca – direte voi – per dimostrare l’acqua calda? In fondo, è vero: lo aveva detto già Albert Einstein decenni fa con un’osservazione acuta: “Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni”. Molti altri personaggi lo hanno capito e notato con espressioni di vario genere, ma quelli che lo hanno sempre saputo – e lo hanno espresso addirittura con una sola parola – sono i napoletani, quando hanno formulato un consiglio con un unico verbo: “Futtatenne”.