Fa più morti dell’infarto e se ne sa pochissimo. Conosciamo meglio questa grave forma di infezione
È una pericolosissima forma di infezione, tra l’altro molto diffusa in Europa. Eppure non tutti la conoscono. In Europa si verificano circa 400 casi di sepsi su 100.000 abitanti ogni anno, un’incidenza che supera quella dell’infarto del miocardio e dei tumori. In Italia si stima che ci siano 60.000 morti all’anno per sepsi. Ma purtroppo se ne parla ancora poco. Eppure, qualche giorno fa, il 13 settembre, è stata celebrata in 70 Paesi la a Surviving Sepsis Campaign, ovvero la Giornata Mondiale contro questa grave malattia. Decine di migliaia di medici, con l’aiuto delle società scientifiche nazionali e internazionali stanno realizzando, infatti, da molti anni programmi di educazione e gestione della sepsi: materiale informativo, video, poster, questionari per una maggiore informazione su questa malattia. Le ultime ricerche, infatti, dimostrano che con l’adozione tempestiva di strategie di provata efficacia, sia possibile ridurre in maniera significativa la mortalità ad essa associata. È fondamentale una rapida diagnosi e una corretta terapia antibiotica. Ma cosa è la Sepsi? Si tratta di una grave forma di infezione caratterizzata da un’eccessiva risposta infiammatoria messa in atto dall’organismo. È una malattia grave, agli stessi livelli del tumore o dell’infarto, ma non ha la stessa “popolarità” perché di pericolosità sottostimata. Invece sarebbe opportuno riconoscerla subito e intervenire tempestivamente. Per questo non bisogna sottovalutare sintomi quali: febbre alta (oltre 38,5 gradi che non passa per 24-48 ore nonostante gli antifebbrili) soprattutto se accompagnata da fatica a respirare, malessere e ipotensione con svenimenti; riduzione consistente della diuresi per 24-48 ore; stato di coscienza alterato; gonfiore alle gambe o alle braccia; comparsa di petecchie. Nei bambini sono ulteriori importanti campanelli di allarme il vomito, il mal di testa e la sonnolenza. La sepsi può colpire chiunque senza distinzione di età, sesso, condizioni di salute anche se sono più esposte le persone con ridotte difese immunitarie, anziani e bambini.
Se si tratta di infezione localizzata, il trattamento a domicilio con antibiotici può essere sufficiente. Nei casi più gravi, è necessario il ricovero in ospedale, talvolta in terapia intensiva per un trattamento rianimatorio delle funzioni vitali che vengono messe in crisi dalla sepsi. Secondo il presidente della società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) Massimo Antonelli, “la battaglia contro la Sepsi e lo schock settico vede gli anestesisti rianimatori in prima linea. Il successo può essere garantito solo attraverso una collaborazione multispecialistica con infettivologi, microbiologi chirurghi. Il precoce riconoscimento e il trattamento immediato sono i capisaldi del successo”. L’esperienza degli ultimi 10 anni ha dimostrato che l’applicazione adeguata nel tempo e nei modi dei trattamenti riduce significativamente la probabilità di morte per sepsi.
Attenzione ai sintomi!
Negli adulti:
frequenza cardiaca elevata (tachicardia): più di 90 battiti al minuto in situazione di riposo
temperatura corporea sia troppo alta sia troppo bassa
aumento della frequenza respiratoria
anomalia del numero di globuli bianchi
Negli anziani (aggiunti a quelli elencati sopra)
confusione
brividi
debolezza
respirazione più veloce
pelle che diventa più scura
Nei neonati e nei bambini
febbre nella madre al momento del parto
liquido amniotico con forte odore
segni vitali anomali
convulsioni
vomito