L’educazione sessuale nelle scuole è ancora un argomento tabù affrontato con molte riserve. Ecco cosa succede nelle scuole italiane e svizzere
IN ITALIA:
“Teoria Gender”, questa sconosciuta!
Non esiste ma tutti la temono!
In Italia la scuola ha ripreso la sua regolare attività ormai da qualche tempo. Insegnanti, dirigenti, alunni e tutte le persone coinvolte si troveranno ad affrontare un nuovo anno scolastico che si preannuncia più “dibattuto” del solito. Al centro delle controversie “La Buona Scuola”, la nuova riforma scolastica, che entra in vigore proprio quest’anno, che è stata attaccata con forza su diversi fronti, primi fra tutti quelli riguardanti l’introduzione degli insegnamenti sulla “parità di genere” e la “prevenzione della violenza di genere” già a partire dalla scuola dell’infanzia. Questi argomenti hanno sconvolto buona parte della comunità italiana che, erroneamente, li ha identificati come parte della “Teoria Gender”, un’ideologia “che nega la differenza fra i sessi e la riduce a un fenomeno culturale”.
In Italia è successo davvero il finimondo: madri e padri sconvolti perché pensano che ai loro figli insegneranno la “masturbazione precoce” all’asilo e che prima delle elementari sapranno già che è possibile provare “trasporto” verso persone dello stesso sesso; insegnanti (o presunti tali) che lanciano messaggi disperati attraverso ogni canale mediatico, tipo messaggi vocali su whatsapp, avvertendo che i loro figli saranno spinti all’omosessualità, ad accettare il fatto che anche se nascono maschi possono scegliere tranquillamente di essere femmina (e questo già a partire dai 6 anni!); e addirittura alcune figure religiose che parlano in maniera errata di idee come “disintegrazione della famiglia”, “dell’individuo” e “riconoscimento della pedofilia non più punibile”. Secondo tutte queste persone, la colpa sarebbe dell’OMS che avrebbe emanato delle linee guida per l’educazione sessuale che prevedono ogni sorta di perversione possibile e immaginabile, la creazione di future generazioni di individui perversi e senza identità spinti all’omosessualità con conseguente distruzione della specie umana.
Il grande allarmismo è chiaramente dovuto alla troppa confusione e alla cattiva diffusione di informazioni volutamente faziose sull’argomento. In pratica non è ben chiaro cosa sia nella realtà questo “gender” e quando una cosa non la si conosce, o la si conosce poco e magari anche male, può anche spaventare. L’errore di fondo è che non esiste nessuna teoria gender. Semmai esistono gli studi di genere che, contrariamente a quello che si vuol fare credere, non sostengono affatto che ciascuno può scegliere la sua identità o il suo orientamento sessuale, ma indagano piuttosto come le differenze sessuali abbiano influenzato le categorie mentali e istituzionali e le divisioni sociali nel mondo. Ciò significa semplicemente che ai bambini sarà spiegato che anche un papà, o un uomo, può fare un lavoro solitamente riservato a una donna o a una mamma, come per esempio i lavori in casa! Viceversa, anche la donna ha potenzialità e credenziali per poter rivestire ruoli di responsabilità e fare lavori solitamente riservati agli uomini.
Questo non significa annullamento della sessualità perché il papà rimarrà sempre un uomo dalle caratteristiche fisiche di un uomo e la mamma è pur sempre una donna dalle caratteristiche fisiche di una donna! Questa è una spiegazione molto semplicistica, ma serve per chiarire come i nuovi corsi siano indirizzati a favorire le pari opportunità delle donne e allo stesso tempo abbiano la funzione di colpire tutti quegli stereotipi di genere contro l’omofobia e il bullismo anti gay, tipici della nostra società. Concetto strumentalizzato ad hoc dagli ultra conservatori che hanno diffuso l’allarmismo per l’avvento di una “Teoria Gender” che, in realtà, non esiste.
Il Ministero della Pubblica Istruzione ha deciso di mettere un punto fermo sulla questione e, tramite circolare inviata a tutti i dirigenti scolastici, ha ribadito che ““La Buona Scuola” non introduce nessuna Teoria Gender. Mi auguro che ci sia un ravvedimento immediato in quella parte della Chiesa Cattolica che ritiene essere presente ne “La Buona Scuola” la Teoria Gender” ha sottolineato il ministro Stefania Giannini nel corso di un intervento radiofonico, ricordando che anche il vescovo di Padova ha emanato una circolare schierandosi apertamente contro quella corrente cattolica che ritiene il gender legato a “La Buona Scuola” e dicendo “no signori, siete sulla strada sbagliata, state prendendo una colossale cantonata, se vogliamo essere buoni e non vedere malafede e una strumentalizzazione ad arte”. Se “ciò non bastasse” aggiunge il ministro, c’è “una responsabilità irrinunciabile a passare a strumenti legali” contro questa “truffa culturale”.
Esempi di insegnamenti gender:
Se un bimbo di tre anni toglie dalle mani a una bimba coetanea una macchinina con cui sta giocando dicendole: “Questo è un gioco per maschietti!” bisognerà spiegare al bambino che non c’è nulla di male che una bimba voglia giocare con una macchinina o, viceversa, che un bimbo voglia giocare a cucinare come la mamma!
Se un ragazzo di 15-16 anni non si trova bene nel suo corpo (può non accettarne la sua fisicità: è troppo alto, troppo basso, troppo grasso o la sua identità sessuale non corrisponde all’orientamento sessuale) e vive un conflitto interiore, si può non comprendere il suo stato d’animo, ma non per questo si deve invece infierire su una persona che vive già un disagio e renderlo vittima di scherni o atti di bullismo. Bisogna invece supportarla.
Gender: la lotta continua
Nonostante ciò, sono tanti quelli che credono nell’esistenza della “Teoria Gender”, come l’associazione pro-family La Manif Pour Tous Italia, tra le organizzatrici del family day tenutosi il 20 giugno scorso. “Le minacce del ministro Giannini sono di una gravità inaudita” afferma il suo portavoce Filippo Savarese. “La riforma della scuola rinforza la presenza di attività ideologiche sull’identità di genere nei piani dell’offerta formativa” insiste e annuncia: “Stiamo organizzando una rete nazionale anti-Gender che collegherà tutto il territorio, coinvolgendo migliaia di famiglie”. Anche i deputati del gruppo Per l’Italia-Centro democratico sostengono che “l’ideologia gender non è una favola”, che “le preoccupazioni delle famiglie non sono purtroppo infondate” e che quindi “continueranno a vigilare su quanto sta accadendo in questi giorni nelle scuole italiane”.
Anche il cantante Povia si scaglia apertamente contro il gender. Tra le sue dichiarazioni:
“L’ideologia “GENDER” ESISTE DAVVERO!!! Rovinerà generazioni indottrinandole come ai tempi delle peggiori dittature Naziste e Comuniste. IO LA COMBATTERÒ CON TUTTA LA MIA FORZA E LA MIA MUSICA! Ognuno deve essere libero di scoprire cosa è meglio per se stesso, attraverso il suo percorso di vita N-A-T-U-R-A-L-E”.
IN SVIZZERA:
Furore intorno ai “sexbox”
L’educazione sessuale rivolta ai bambini piccoli è stato argomento discusso anche in Svizzera
Il tutto è iniziato quattro anni fa con un cofanetto e una sexbox, ovvero materiale che il canton Basilea Città aveva introdotto e usava per l’educazione sessuale nelle scuole. Un’azione che ha provocato scalpore e una valanga di informazioni e pareri tali che la difficile decisione su questo tema delicato e le idee discordanti quattro anni fa facevano pensare che il raggiungimento di una soluzione fosse quasi impossibile.
L’indignazione è stata talmente alta che è stato fondato un comitato da vari partiti politici svizzeri per lanciare l’iniziativa popolare “Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare”, di cui gli obiettivi si basavano su questi tre punti essenziali:
Niente insegnamento sessuale al disotto dei 9 anni d’età. “Sex box” e simili nella scuola dell’infanzia e nelle prime due classi della scuola elementare devono essere ritirati.
Insegnamento facoltativo in materia di sessualità a cominciare dai 9 anni d’età.
Con il consenso dei genitori, il personale di classe può impartire insegnamento di sessualità con facoltà di frequenza.
Insegnamento obbligatorio di biologia a cominciare dai 12 anni d’età. Il personale insegnante di biologia può impartire lezioni sulla riproduzione e sviluppo umano.
Il lancio dell’iniziativa ha suscitato sondaggi, interviste a esperti e psicologhi, dibattiti, tavole rotonde e tanti altri punti di incontro scambiati tra chi era dello stesso parere o discussi con chi non lo era, il tutto con un unico risultato: il parere su un tema così emozionale non lo si esprime in un sondaggio o un’intervista ed è praticamente impossibile trovare una soluzione.
Quattro anni dopo, quindi nella primavera di quest’anno, il Nazionale ha discusso per la prima volta sull’argomento e anche lì si sono registrati dibattiti molto vivaci, alla fine però la maggior parte i politici si dicevano sfavorevoli all’iniziativa. La Commissione addetta ha dichiarato che l’educazione sessuale rappresenta una protezione efficace dell’integrità corporale, da abusi sessuali e malattie.
Dal lancio dell’iniziativa popolare “Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare” nel 2011, quindi è successo molto e a luglio di quest’anno il comitato ha comunicato di ritirare l’iniziativa popolare.
Il motivo? In questi anni e grazie all’iniziativa, secondo il comitato, sono stati raggiunti risultati positivi senza dover andare alle urne, tra questi risultati il comitato nomina:
L’opinione pubblica è stata sensibilizzata sul tema dell’educazione sessuale.
Confederazione e Cantoni hanno dovuto chinarsi sul tema dell’introduzione dell’insegnamento sulla sessualità a partire dalla scuola dell’infanzia come proposto dall’UFSP. Il successo dell’iniziativa, con le sue 110’000 firme raccolte, mostra inequivocabilmente che la popolazione non è disposta ad accettare la strisciante introduzione di questo tipo d’insegnamento senza battere ciglio.
È stata ottenuta l’eliminazione del materiale pornografico presente nelle cosiddette «sexbox» ideate per le scuole dell’infanzia ed elementari basilesi; è stato inoltre rimosso il poco appropriato termine «sexbox».
Il Centro di competenza «Pedagogia sessuale e scuola» dell’Alta scuola pedagogica di Lucerna, istituito su incarico dell’UFSP, ha chiuso i battenti. Ancora una volta l’UFSP è stato ridimensionato.
Il piano di studio 21 non prevede più l’insegnamento in materia di sessualità ai bambini sotto i 10 anni di età. Nell’intero piano di studio si è rinunciato a utilizzare il termine di stampo ideologico «gender».
L’Alleanza per l’Educazione sessuale si è detta contenta sulla decisione del comitato, questa “dimostra la visione che la richiesta reazionaria di voler non informare i bambini per proteggerli da abusi sessuali, non è stata convincente. La decisione dimostra però anche che l’impegno dell’Alleanza per l’Educazione sessuale, come si svolge in diverse parti della Svizzera, frutta”. L’Alleanza per l’Educazione sessuale ha dichiarato di impegnarsi anche in futuro, insieme alle altre 60 organizzazioni che ne fanno parte, per un’educazione sessuale comune in tutta la Svizzera.
[email protected]
1 commento
Non sanno fare altro, gli resta solo il sesso primordiale