Sindacati e confindustria, ma anche Lega, Idv e Sel, uniti nel giudicare “macelleria sociale” il decreto del governo sui tagli. Sostenitori “critici” Pdl e Pd che studiano modifiche per non penalizzare i servizi
Il dibattito politico, che coinvolge non solo i partiti, ma anche sindacati e confindustria e in genere tutti gli italiani, ha come tema più o meno unico i tagli del governo nei vari settori della vita pubblica. E’ il tema del momento ed è giusto che sia così, visto che da una parte è la prima volta che un governo mette mano per davvero ai tagli della spesa pubblica, dall’altra che questi vengano fatti in maniera dettagliata, magari non tutti sono oculati e giusti, ma è innegabile che si siano adoperate le forbici entrando nel merito degli sprechi e delle spese. Il commissario Enrico Bondi, colui ha che rimesso in piedi e in salute Parmalat dopo l’imbroglio di Callisto Tanzi, e che aveva ricevuto dal governo l’incarico di andare a spulciare nelle spese più nascoste, ha fatto un buon lavoro. Ne è venuto fuori un decreto legge che certamente sta facendo discutere, ma che resterà sicuramente nella storia delle misure importanti di questo governo e di tutta questa fase storica dell’Italia. Intanto, diciamo qualche parola sul metodo, il decreto legge, che vuol dire che il governo farà discutere i partiti in Parlamento avvertendo che si possono apportare modifiche migliorative ma che il saldo deve restare uguale, cioè 26 miliardi di risparmi da spese inutili o superflue spalmati nei prossimi tre anni, ma che alla fine, se le modifiche apportate vanno in un’altra direzione, sarà posta la fiducia per non svuotare il provvedimento della sua carica innovativa.
Fatta questa premessa, c’è da dire che gli italiani, secondo il sondaggio Mannheimer-Corriere della Sera, hanno approvato la politica dei tagli con una maggioranza del 70%, cioè di 7 su 10. Tuttavia, non si tratta di consenso entusiasta. Condivide appieno solo il 34%, mentre il 42% approva ma vorrebbe più gradualità. Solo il 20% è contraria alle misure perché “sbagliate”. L’opinione della gente è un po’ anche quella dei partiti, i quali, si dividono in tre grandi categorie. I contrari – la Lega, l’Idv e Sel – che parlano di macelleria sociale, i favorevoli senza riserve (l’Udc) che hanno sposato il sostegno a Monti senza entrare nel merito dei provvedimenti, cioè qualunque misura approvi viene accettata, e i critici (Pdl e Pd) che pur approvando la politica dei tagli alla spesa pubblica – tagli necessari – trovano che qua e là i provvedimenti si dovrebbero cambiare, in modo particolare per quanto attiene ai servizi. Il concetto, espresso da Rosi Bindi per il Pd e da Maurizio Lupi per il Pdl, è che si debbano modificare alcuni punti per non tagliare, con la razionalizzazione delle risorse, anche i servizi. Ad esempio, uno dei punti controversi sono i 18 mila posti letto dagli ospedali. Se questo comporta razionalizzazione delle risorse va bene, se, invece, come sembra, comporta diminuzione dei servizi alla gente, allora non ci siamo.
A nostro avviso, non sono i posti letto a dover essere tagliati, ma gli sprechi e gli abusi prodotti dalla legge del 1998 che istituisce il servizio intramoenia, cioè il servizio privato offerto dai medici, i quali non solo utilizzano materiali e strutture dell’ospedale ma, non di rado, non fatturano le visite private e così facendo caricano i costi sugli ospedali, cioè sulla gente, e intascano emolumenti su cui non pagano nemmeno le tasse. Abbiamo detto dell’opinione dei partiti. Accenniamo ora a quella dei sindacati e di confindustria, che si trovano sulla stessa lunghezza d’onda. In un dibattito organizzato dalla Cgil, il più applaudito è stato Giorgio Squinzi, neo presidente dell’organizzazione degli industriali, che ha parlato di “macelleria sociale”, lo stesso termine usato da Susanna Camusso, leader della Cgil, che ha annunciato lo sciopero generale entro la fine di luglio.
Concludiamo con il parere di esperti economisti come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, che sul Corriere della sera, hanno plaudito al provvedimento perché entra nei dettagli delle spese da tagliare, ma ritengono che per abbattere il debito pubblico i tagli alla spesa pubblica non bastino, pensano che siano necessari tagli anche ai servizi che lo Stato non potrà più permettersi se vuole davvero da una parte diminuire le tasse e dall’altra rimettere in moto l’economia e farla crescere creando consumi e nuovi posti di lavoro.
Quali sono le prospettive? Il rischio viene dai partiti. Il decreto legge è certamente lacunoso, ad esempio non sono stati né aboliti e nemmeno ridotti di molto distacchi sindacali (che sono decine di migliaia), ma, come detto all’inizio, affronta il problema con serietà e con decisione. Se si apre la corsa dei partiti alle modifiche diciamo così interessate perché penalizzano categorie e elettori, allora si rischia di svuotarlo come è successo per la riforma del lavoro, le semplificazioni e le liberalizzazioni. Riteniamo comunque che il rischio possa essere evitato con il ricorso alla fiducia, che sarebbe la soluzione migliore, con un emendamento del governo sulla base delle modifiche serie proposte dai partiti o rinviando i miglioramenti ad un altro provvedimento successivo.
Intanto, l’azione del governo Monti dopo il vertice europeo prosegue con rinnovata lena verso le riforme. Una, in particolare, quella che presenterà a breve il ministro della Giustizia, Paola Severino, cioè la riforma delle intercettazioni, riforma “assolutamente necessaria”, sicuramente susciterà un vespaio di polemiche come già è avvenuto in passato.