Vengono sempre più alla luce i casi di Sexting, ovvero lo scambiarsi autoscatti o foto intime via internet o tramite il cellulare
Solo a maggio si è tenuto il primo grande processo per un caso di Sexting a Horgen, il ragazzo 22enne è stato condannato a 4,5 anni di reclusione per stupro, costrizione sessuale, atti sessuali con bambini e pornografia. Il giudice ha dichiarato che questa è una “lezione sui rischi di internet”, sostenendo inoltre che in futuro si troverà davanti sempre più casi di questo genere. Il ragazzo condannato, tramite foto e video intimi, aveva minacciato più ragazze che ha conosciuto tramite le chat, e prometteva di cancellare tutto il materiale in cambio di un’ultima foto. Queste promesse non le ha mai mantenute, la ragazza che è stata più colpita ha dovuto inviargli 700 foto intime e 100 video. Quasi tutti i giorni il ragazzo chiedeva nuove foto specificando sempre di più quali delle parti del corpo dovevano essere presentate e come si dovevano mettere in posa. 100 volte la ragazza 15enne è stata costretta a rapporti sessuali tramite il telefono. La ragazza disperata, sempre sperando che accontentandolo la smettesse, ha incontrato due volte il colpevole per rapporti sessuali. Lo stesso orribile gioco lo ha fatto anche con altre due ragazze, di cui una ha pensato al suicidio per uscire fuori da questa trappola. Il caso è stato scoperto soltanto perché il ragazzo della 15enne ha capito che con la sua ragazza c’era qualcosa che non andava e a maggio del 2013 il colpevole è stato arrestato. Il pubblico ministero ha annunciato di tirare il caso avanti, chiedendo una reclusione di sei anni. La settimana scorsa si è verificato un altro caso di Sexting, in cui un altro ragazzo sempre di 22 anni deve rispondere al tribunale per l’accusa da parte del pubblico ministero di aver portato minimo otto minorenni via facebook e WhatsApp ad inviargli foto intime, inoltre avrebbe costretto due vittime ad avere rapporti sessuali e avrebbe diffuso pornografia infantile tramite internet. Il ragazzo si deve aspettare la reclusione di 15 anni.
I genitori sono poco informati
Il sondaggio rappresentativo di Pro Juventute, mostra che soltanto il 15% dei genitori sa con chi sono in contatto i loro figli su Internet. Eppure è proprio nel mondo virtuale che i genitori dovrebbero maggiormente accompagnare i figli, poiché questi possono facilmente finire su siti sbagliati: vengono contattati da pedocriminali, finiscono nelle darkroom virtuali oppure cliccano sui pop-up che mostrano contenuti hard. Ai genitori è stato chiesto se fossero sufficientemente informati sui contatti online dei figli. Il 34% degli intervistati che hanno a che fare con adolescenti sa poco o nulla sui contatti online. Il 28% ha risposto di sapere solo pressappoco con chi i figli discutono in rete. «L’educazione sessuale di oggi deve includere il mondo virtuale tanto quanto quello reale», spiega il direttore di Pro Juventute Stephan Oetiker.
Un altro punto importante che emerge dal sondaggio, riguarda l’educazione sessuale e Internet: solo un quarto degli intervistati (24%) afferma che nella sua famiglia/nel suo entourage si parla con i bambini e i giovani dei pericoli online legati alla sessualità. Il 40% afferma di parlarne di tanto in tanto e l’11% dichiara di non parlarne mai. «Per i genitori non è sempre facile affrontare il tema della sessualità. Eppure è assolutamente essenziale non lasciare i bambini soli a confrontarsi con l’argomento», sottolinea Daniela Melone, responsabile della Consulenza per genitori di Pro Juventute. I bambini che hanno ricevuto un’educazione sessuale che comprende anche il mondo online sanno affrontare meglio queste situazioni. Daniela Melone: «Dunque è fondamentale che i genitori informino sufficientemente i loro figli, dando loro la certezza che possono rivolgersi a loro in caso di domande». “Quasi ogni giorno riceviamo una chiamata da parte di adolescenti che hanno domande sul tema sexting”, afferma Tanja Oswald, responsabile del numero d’emergenza 147 di Pro Juventute. “Per noi questo è la conferma che i ragazzi hanno urgente bisogno di ricevere più informazioni sui rischi in rete come il sexting”. Contemporaneamente però l’organizzazione per la gioventù costata che la maggior parte dei bambini e dei giovani non sa ancora a chi rivolgersi in caso di bisogno. Lo conferma anche un attuale sondaggio online. Sebbene il 60% degli intervistati dichiara di aver sentito parlare ultimamente di “sexting” nei media, esiste un forte bisogno d’informazione. Oltre il 60% degli interrogati non sa a chi rivolgersi quando le loro foto vengono messe in circolazione contro la loro volontà. Anche i giovani stessi affermano quanto sia importante sensibilizzare e informare: oltre il 90% degli intervistati trova fondamentale che i giovani siano informati sui rischi derivanti dal sexting.