È passato prima di tutto per Napoli, Roma, Monza e Milano il “treno” ultraveloce dell’impresa straniera in Italia. Nel 2013, infatti, sono queste le province che registrano i tassi di crescita più consistenti di un esercito che sfiora ormai le 500mila unità, pari all’8,20% del totale delle imprese registrate nel nostro Paese
Un esercito quasi invincibile, visto che le 497.080 imprese, di cui 384.318 guidate da cittadini stranieri extra UE, si sono espanse a un ritmo di gran lunga superiore a quello del totale delle imprese (+4,88% nel 2013 a fronte del +0,21% del totale), e, aumentando di 23.285 unità, hanno consentito di mantenere in campo positivo il bilancio anagrafico di tutto il sistema imprenditoriale italiano (cresciuto, nello stesso periodo, di sole 12.681 posizioni). Questi i dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese guidate da stranieri risultante dal Registro delle imprese delle Camere di commercio italiane, diffusi oggi da Unioncamere.
“Siamo in presenza di una completa affermazione all’interno della nostra società del fenomeno “stranieri”, che può contare sia sulle tante imprese guidate da immigrati, sia su un vasto bacino della forza lavoro impiegata all’interno del nostro sistema produttivo, a tutto vantaggio anche dell’integrazione sociale”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Una forza occupazionale complessiva che fornisce un apporto determinante alla produzione economica del nostro Paese, come emerge dalle stime di Unioncamere sul valore aggiunto derivante dall’attività degli occupati stranieri, che, nel 2011, ha raggiunto una incidenza del 12,8%, pari a 178,5 miliardi di euro in termini nominali. Un contributo che occorre ulteriormente valorizzare anche facendo emergere quelle “sacche di illegalità” che rischiano di mettere in ombra i tanti stranieri che onestamente e con passione concorrono allo sviluppo del Sistema Italia. Per questo – aggiunge Dardanello – all’Audizione presso il Comitato Parlamentare Schengen abbiamo proposto da un lato di incrementare le attività di vigilanza sul mercato e sanzionatorie che svolgono gli enti camerali per scoraggiare la clandestinità che alimenta il mercato della contraffazione, mettendo a disposizione delle Camere di commercio e degli organi accertatori una parte dei proventi derivanti dall’attività sanzionatoria. Dall’altro lato, – conclude il presidente- abbiamo esposto la necessità di avere accesso alle altre banche dati delle Pubbliche amministrazioni per incrociare nel tempo le informazioni con quelle contenute nel Registro delle imprese ed operare così una più netta demarcazione tra imprese “vere”, che effettivamente operano legalmente sul mercato, e quelle “irregolari” che di fatto fanno capo a un soggetto “vuoto””. Alla fine del 2013, sono tre le regioni nelle quali oltre un imprenditore su 10 è un cittadino di origine straniera (Toscana, 11,67%; Liguria, 10,51%; Friuli Venezia-Giulia, 10,15%) e 14 le province in sui l’imprenditoria straniera supera il 10% del totale del tessuto produttivo locale, con Prato (24,40%), Firenze (14,13%) e Trieste (13,69%) che guidano saldamente la classifica.
In termini di dinamica, però, le province che hanno registrato i tassi di crescita più elevati sono state Napoli (+15,25%), Roma (+9,49%), Monza e Brianza (+8,32%) e Milano (+7,69%). Se in valori assoluti le attività più presidiate sono quelle del commercio (dove le imprese a guida straniera sono 175.213) e delle costruzioni (126.175), in termini di dinamica il 2013 ha visto un notevole incremento soprattutto delle imprese di Noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+3.043 imprese pari al +14,84%). Sotto il profilo della struttura organizzativa si conferma la straordinaria prevalenza di imprese individuali (400.583), sebbene anche nell’universo straniero si rafforzi la tendenza a un incremento delle società di capitali (aumentate del 7,70% nel 2013).
Quanto alla provenienza degli imprenditori – con riferimento le sole imprese individuali2 – il paese leader resta il Marocco, da cui provengono 61.177 titolari. Nel 2013, tuttavia, la Romania (46.029) sottrae la medaglia d’argento alla Cina (45.043). Gli incrementi più forti registrati nel 2013 hanno però riguardato in termini assoluti il Bangladesh (+3.576 imprese). Gli imprenditori extra Ue tirano la volata agli stranieri (+5,7%)
Tra le imprese straniere quelle guidate dai cittadini extra UE corrono più veloci mettendo a segno nel 2013 un incremento del 5,7% e un saldo positivo di 21mila unità. Salgono così a 384.318 le imprese capitanate dagli extracomunitari (il 77% di quelle immigrate) che rappresentano da sole il 6,3% del totale delle imprese. Commercio (155.183 imprese) e costruzioni (81.810) sono le attività nelle quali si concentra oltre il 60% dell’imprenditoria extra Ue. Seguono con un certo distacco le attività manifatturiere (33.911) e dei servizi di alloggio e ristorazione (28.038). Ma è soprattutto nei servizi alle imprese che, in termini relativi, l’incidenza degli immigrati imprenditori sul totale settore è più elevata (l’11,25% delle imprese registrate, per quasi 19.000 iniziative), anche se a breve distanza troviamo ancora commercio (10%) e costruzioni (9,3%).
A livello regionale l’incidenza delle imprese extra UE sull’intero tessuto produttivo raggiunge punte superiori all’8% in Toscana (9,1%), Liguria (8,6%) e Lombardia (8,1%) mentre su scala provinciale oltrepassa il 10% a Prato (22,6%), Reggio Emilia (11,2%), Firenze e Trieste (11%).
Ma le imprese immigrate extra Ue sono in espansione praticamente in tutte le regioni italiane, con tassi di crescita, nel 2013 rispetto al 2012, a doppia cifra nel Lazio (+10,4%; +4.192 imprese in valori assoluti) e in Campania (+10,5%; +2.492 imprese). (aise)