C’è una lettera, sottoscritta da 72 personalità e inviata a Pier Luigi Bersani, che è stata pubblicata sulla stampa, ma che non ha avuto l’eco che meritava. Non ci sono riscontri al tema sollevato, ma noi siamo sicuri che al momento delle decisioni politiche la lettera avrà molta più influenza della risonanza che ha avuto ora.
Di che si tratta? Come detto, si tratta di 72 personalità note al pubblico e meno note. In testa alla lista figurano, ad esempio, l’oncologo Umberto Veronesi e l’astrofisica Margherita Hack: sono due tra i più illustri scienziati di fama internazionale. Figurano l’economista Massimo Locicero, l’astrofisico Giovanni Bignami, i politici Franco Debenedetti, Tiziano Treu, ex ministro, Pietro Ichino, famoso giusvalorista, Enrico Morando, economista, l’ex presidente dell’Enel, Chicco Testa. Tanto per citare quelli più noti ed importanti. Tutte queste personalità hanno in comune la loro appartenenza al Pd o comunque la vicinanza al partito di Bersani. L’argomento da loro sollevato è quello della necessità che anche in Italia si costruiscano delle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica pulita.
Su questo tema, come si sa, il governo, già nel 2004-2005 aveva dato un orientamento positivo dopo anni durante i quali in Italia parlare di centrali nucleari era un tabù. Ora, con il ritorno di Berlusconi al governo, l’accelerazione è evidente, al punto che tutta la fase preparatoria dovrebbe essere pronta entro il 2013 e entro il 2020 dovrebbero entrare in funzione 4 centrali nucleari.
Ricordiamo che con il referendum del 1987 fu bloccata non solo ogni nuova centrale, ma furono chiuse anche quelle che c’erano. Uno dei promotori del referendum è proprio quel Chicco Testa che ora, a distanza di tanti anni, è diventato uno dei più convinti assertori del ritorno del nucleare in Italia.
Cosa è successo dopo quella decisione della fine degli anni Ottanta? È accaduto che l’Italia è diventata estero dipendente nel campo dell’energia. Non solo. Importandola dall’estero, ovviamente, l’energia costa di più: non è un caso che gli italiani pagano di più rispetto agli altri cittadini comunitari, per di più senza che il problema della sicurezza sia stato risolto. Infatti, siccome l’Italia è circondata da paesi che hanno centrali nucleari in funzione, tipo la Slovenia, la Svizzera, la Francia, in caso d’incidente sarebbe colpita esattamente come lo sarebbero i Paesi in cui avviene l’incidente stesso. Dunque, la questione sicurezza non è legata alla distanza dalla centrale nucleare, ma alla sicurezza della centrale stessa. In questo campo, va precisato che la sicurezza degli impianti di nuova generazione è garantita in modo pressoché totale.
Insomma, l’Italia, in fatto di energia nucleare dipende dall’estero e paga di più senza avere nessuna contropartita, nemmeno quella dell’autosufficienza energetica. Se, mettiamo, per un motivo qualsiasi i Paesi fornitori – Russia, Libia, Algeria, Medio Oriente – bloccassero i rifornimenti, l’Italia e la sua economia sarebbero di colpo in ginocchio.
Ritornando alla lettera scritta dalle 72 personalità a Bersani, esse invitano il segretario del Pd a non essere contro il nucleare, ad affrontare l’argomento con serietà e con competenza, senza rifugiarsi nell’ideologismo. Ecco alcuni stralci della missiva: “Sebbene la legge che reintroduce la possibilità di riutilizzo del nucleare contenga forzature, riteniamo che non sia in alcun modo giustificata l’avversione al reingresso dell’Italia nelle tecnologie nucleari”.
Vengono condannati “la sbrigatività e il pressappochismo con cui, spesso, da parte di esponenti del Pd vengono affrontati temi che meriterebbero una discussione informata e con dati di fatto”. Viene denunciato il fatto che l’Italia dipende per il 70% dai combustibili fossili, che hanno un alto tasso di emissioni di CO2, costi di importazioni molto alti e per di più una discussa sicurezza energetica.
Insomma, i 72 dicono sì al nucleare senza tentennamenti: “L’Italia è l’unico Paese del G8 che non produce energia nucleare (…) Occorre evitare che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia dalle frontiere dell’innovazione”. La conclusione della lettera è: “Ti chiediamo di prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di destra”.
Non sappiamo se Bersani risponderà ufficialmente alla lettera, sappiamo però che il tema sollevato non potrà essere liquidato come se si trattasse di un diversivo. Magari, il cambiamento della posizione del Pd non sarà né unanime, né clamoroso, ma certamente non mancherà né di esserci, né di farsi sentire, se non altro in sede di proposta, di programma e di voto.