La Juventus lascia i primi punti, il Napoli ne approfitta, il derby all’Inter di misura, si conferma la Lazio, passo indietro della Roma, esordio da incubo per Ventura
È successo alla nona giornata. La Juventus inciampa sul Genoa e il Napoli ne approfitta con una convincente prestazione sul campo dell’Udinese e accorcia a -4. Ma il campionato non è sconvolto: la Juventus resta la favoritissima per il titolo e il Napoli continua a recitare il ruolo di potenziale rivale. Messaggio: neanche le grandi squadre vincono in eterno e la striscia di otto vittorie per la Juventus si ferma in un momento prevedibile. Molti giocatori sono tornati (distratti?) dalla sosta per la Nazionale e l’imminente, impegnativa gara contro il Manchester United ha assorto i pensieri di molti. Emblematica la difesa ferma e imbambolata sul pareggio del Genoa, con Bonucci, Benatia e Cancelo da tutt’altra parte con la testa. Allegri ha visto una squadra superficiale, alla quale non è bastato stavolta convincersi che la gara fosse facile. Dopo una fase dove non c’è stato confronto, la Juventus si è rilassata e ha commesso delle ingenuità che il Genoa ha punito inesorabilmente. Non è un campanello d’allarme, Allegri saprà trarne le giuste indicazioni per tenere la squadra con i piedi per terra, ma è un segnale al Napoli che lo squadrone juventino intorno a Cristiano Ronaldo non è invincibile, le differenze non sono abissali. Sì, perché il Napoli si trovava in una situazione simile, in Champions c’è il PSG, ma ha affrontato la insidiosa trasferta di Udine con altro piglio. Ancelotti ha mandato in campo l’ennesima inedita formazione e l’intenso turnover gli dà ragione: in rete Fabian Ruiz, Mertens e Rog. L’atmosfera nel gruppo è positiva e tutti accettano le idee del tecnico che fanno crescere l’autostima dei giocatori. La rivoluzione di Ancelotti tocca anche il lato tecnico-tattico e il modulo che gli dà più garanzie è il 4-4-2. Il Napoli gioca con più cinismo e accortezza difensiva, dove si nota più stabilità rispetto all’inizio, e tralascia quando è necessario il bel gioco a favore di più duttilità per gestire il risultato. Aspetto che serve, insieme alla personalità e fiducia, per raggiungere grandi successi come lo scudetto, al quale Ancelotti crede. Per ora rosicchia qualcosa alla Juventus in classifica. Il compito di Ancelotti sarà di tenere il passo per lottare fino alla fine, lì dove Sarri ha fallito.
Per Inter e Milan era un derby per provare a svoltare definitivamente dopo un avvio complicato di stagione. Il colpo l’ha fatto la squadra di Spalletti che con Icardi al 92’ ha deciso una gara nella quale il Milan ha provato a contenere l’Inter, più intraprendente. Un derby non bello e con poche emozioni. L’Inter comanda il gioco per tutta la gara colpendo la traversa con De Vrij e creando altre nitide occasioni. La sensazione è stata che i nerazzurri mandavano in affanno il Milan quando impostavano l’azione. Ma la difesa è andata in bambola solo al 92’ su un cross prodezza di Vecino con uscita maldestra di Donnarumma e Musacchio che si perde Icardi che di testa non perdona. L’Inter vince con merito e difende il terzo posto, mentre il Milan ha amministrato bene e quasi portava il pari a casa, ma ha inciso poco dalle parti di Handanovic perché poco coraggioso. Ora dovrà vincere il recupero con il Genoa (31 ottobre) per restare in scia del quarto posto. Terza vittoria esterna e la Lazio consolida il quarto posto. A Parma la squadra di Inzaghi è apparsa matura rispetto alla scorsa stagione. Quando domina il tatticismo la Lazio non si scompone, quando spinge fa vedere sprazzi di bel gioco ed è concreta nei momenti decisivi per risolvere la pratica: Immobile su rigore e Correa decidono negli ultimi dieci minuti. Mai in partita il Parma, condizionato dall’assenza di Gervinho e dall’infortunio di Inglese, due pedine fondamentali. Resta un enigma la Roma Di Francesco, che non riesce a dare una fisionomia alla squadra. È durata poco la rinascita, la Spal, squadra temibile, l’ha riportata indietro, l’ha bocciata nel suo esame di maturità. La squadra è regredita sotto tutti gli aspetti ed è stata in balia di una Spal aggressiva e cinica che ha vinto con merito. I fischi dell’Olimpico sottolineano la difficile situazione e Di Francesco non sa raddrizzare la barca. Fermata anche la Fiorentina da un buon Cagliari che porta via un punto importante. I viola mancano l’occasione di avvicinare la zona Champions perché hanno imposto il loro gioco solo nella ripresa e non sono stati capaci di gestire il vantaggio.
Il ritorno da allenatore sulla difficile panchina del Chievo, ultimo in classifica, è stato da incubo per l’ex c.t. della Nazionale Gian Piero Ventura. Contro l’Atalanta in crisi di risultati è stato un tracollo: cinque gol subiti che sottolineano in quale missione, avventura impossibile si sia lanciato. Non proprio l’ideale per rifarsi dalla disfatta con l’Italia. Non c’è mai stata partita contro una rinata Atalanta, tornata in parte la squadra rivelazione degli ultimi due anni, mentre per il Chievo la situazione è disperata. Alle rivali nella lotta salvezza non va meglio. Il Bologna evita la sconfitta interna contro il Torino grazie a una ultima mezz’ora di orgoglio. I rimpianti sono tutti del Torino che non capitalizza un doppio vantaggio e permette la reazione del Bologna, che rimonta grazie a due episodi concessi dai granata. Punto prezioso per gli emiliani e due persi per il Torino, incapace a livello di continuità e nel concretizzare le occasioni per chiudere la gara. Ricca di gol (3-3) la sfida salvezza tra Frosinone ed Empoli, gara dalle grandi mozioni, ma costellata di tanti errori difensivi. Un punto a testa che serve poco ad entrambe, soprattutto al Frosinone ancora senza vittoria, ma che a livello di prestazione lascia buone indicazioni ai tecnici per il futuro. Il campionato è ancora lungo e la classifica in zona retrocessione è corta.
G.S.
foto: Ansa