Una realizzazione “stupida”: rimane sul tavolo la difficile attuazione dell’approvata iniziativa “contro l’immigrazione di massa” del 2013 e si torna a parlarne con la risposta del partito autore UDC alla presentazione dell’attuazione da parte del Consiglio federale. La scorsa settimana i rappresentanti del partito davanti ai media, hanno presentato la loro opinione sul piano del Consiglio federale esprimendo indignazione soprattutto sul procedimento a loro parere a doppio binario. L’UDC si riferisce alla proposta di regolare l’immigrazione tramite contingenti e dare la precedenza ai propri cittadini. Nei confronti di immigrati provenienti dall’Ue però questi regolamenti entrerebbero in vigore soltanto se è possibile trovare un consenso con Bruxelles. Il presidente della frazione Adrian Amstutz critica fortemente questo piano chiamandolo addirittura “stupido”, secondo lui l’UDC mira ad una diminuzione dell’immigrazione ai tempi prima dell’introduzione della libera circolazione, ovvero la metà di immigrati in un anno in confronto ad oggi.
Secondo quanto riferisce la sda il presidente del partito, Toni Brunner, ha spiegato che “noi vogliamo allineare l’immigrazione nuovamente e coerentemente al mercato del lavoro”, sottolineando come questo non sia possibile senza toccare la libera circolazione e con l’accusa che qualsiasi altra cosa sarebbe rifiuto dell’“ordine del popolo”.
“Dovrebbero essere ammesse le persone di cui il mercato del lavoro effettivamente ha bisogno”, dichiara secondo sda il Consigliere nazionale Heinz Brand, perché oggi ben la metà degli immigrati non sarebbero qui per motivi di lavoro. Facendo l’esempio della Gran Bretagna, in un comunicato, l’UDC sostiene che invece di usufruire della crescente infelicità sull’immigrazione fuori controllo, e una regolazione attiva, il Consiglio federale agirebbe in modo tecnocratico e contro gli interessi del proprio paese. Riferendosi al diritto di veto da parte dell’Ue, considerato “indegno” dal partito, l’UDC accenna ancora una volta come il Consiglio federale rinuncerebbe all’autodeterminazione legale della Svizzera, dando priorità al contratto con l’Ue invece che alla Costituzione svizzera.
L’UDC quindi chiede al Consiglio federale, dopo 15 mesi “regalati”, di procedere in maniera corretta e decisiva e infine lancia un appello abbastanza chiaro: “se non agisce, aumenteranno le tensioni sociali”.