Un’invenzione del giapponese Michitaka Hirose, ricercatore dell’Università di Tokyo
Sono in tanti che dicono che vogliono e devono dimagrire. Ci sono quelli che lo vogliono solo per la linea e ci sono quelli che lo voglio per necessità. Le diete, poi, sono diverse e tutte promettono risultati eccezionali, salvo poi scoprire o che fanno male o che raggiungono risultati non definitivi, col rischio di continuare a prendere peso ancora di più. Quanto all’intervento chirurgico, non tutti, anzi, pochissimi se la sentono di affrontarlo.
Ora, però, c’è una novità, che viene dalla tecnologia e dalla psicologia ed è un’invenzione giapponese. Michitaka Hirose, ricercatore presso il Centro ricerche avanzate e tecnologia dell’Università di Tokyo. Ecco come ne parla il suo inventore: “Dimagrire grazie ad un paio di occhiali, per quanto strano possa sembrare, è ormai possibile. Si tratta, però, di occhiali particolari, collegati a una speciale videocamera e anche a un piccolissimo computer in grado di indurre, attraverso un’illusione ottica, un senso di sazietà e di soddisfazione, con il risultato di fare mangiare meno chi li indossa, perché ha la sensazione di aver mangiato molto. Il sistema lo abbiamo realizzato sfruttando la tecnologia 2D, cioè quella della visione tridimensionale. Per intenderci, la stessa che si applica nei famosi “occhialini” per vedere tanti film nelle sale cinematografiche e molto diffusa in tutto il mondo. Grazie al nostro strumento innovativo presto le diete dimagranti saranno solo un ricordo, come le estenuanti sedute in palestra per perdere peso”.
In pratica, anche se non sempre è così, si mangia più del necessario, perché molte persone hanno la sensazione di mangiare poco. Il cervello non valuta sempre correttamente la quantità di cibo, è come se vedesse le porzioni più piccole di quanto non sono. Dunque, non è tanto lo stomaco che richiede più cibo, ma il cervello che lo percepisce in meno di quello che effettivamente è. Ecco il motivo per cui si mangia più del necessario.
Il ricercatore giapponese, dunque, ha inventato gli occhialini dimagranti basandosi sulla percezione opposta. Ingrandendo l’immagine delle porzioni nel piatto, il cervello ha l’impressione di avere più cibo di quanto non ne contenga il piatto, dunque questa illusione ottica dovrebbe anche indurre a mangiare di meno ricevendo l’impulso della sazietà. Ecco quello che aggiunge il professor Michitaka Hirose a proposito degli occhiali: “Non bastano gli occhiali normali. Questi ingrandiscono tutto: il cibo e il piatto e tutto il resto, tavolo, forchette, eccetera. Quindi il cervello prende le misure di ogni cosa e non può esserci inganno. Gli occhiali dimagranti sono simili a quelli normali da vista, ma posseggono, pur miniaturizzati, strumenti tecnologici avanzatissimi. Anzitutto, al posto delle lenti ci sono due schermi semitrasparenti. Ai lati delle stanghette, due piccole telecamere. E sopra l’appoggio alla base del naso un computer anch’esso miniaturizzato e quasi invisibile, tanto ridotte sono le sue dimensioni. Le immagini raccolte dalle telecamere sono indirizzate al computer che le elabora e, dopo averle trasformate, le invia ai due schermi collocati davanti agli occhi. Le nuove immagini, ora modificate, percepite da chi porta quegli occhiali, appaiono assai realistiche. Ma, rispetto alla realtà, hanno subito una trasformazione decisiva. Il computer riconosce il cibo e ingrandisce, agli occhi di chi indossa gli occhiali, solo quello. In pratica, crea, sfruttando la stessa tecnologia oggi in uso per fare i film in 3D, un’immagine ingrandita del cibo che la persona ha nel piatto, ma, ripeto, solo quello. Il resto è alle dimensioni originali”.
L’ingrandimento, per ora, è di una volta e mezza e l’effetto reale è che le persone hanno mangiato di meno. Al contrario, rimpicciolendo l’immagine del cibo, le stesse persone hanno mangiato di più, fino al 15%. Dunque, ingrandendo le immagini e riuscendo a mangiare il 10-15% in meno, si ottiene un grande vantaggio.