Ricomincia la corsa alle riforme. Approvato l’articolo 6 del ddl Boschi
La prima giornata di votazione sulle riforme ha avuto luogo e la maggioranza ha superato lo scoglio del secondo voto segreto. Dopo le votazioni di sabato mattina che dicono sì all’articolo 2 – che punta a superare il bicameralismo perfetto – con 160 sì, 86 no e un astenuto, con 163 voti a favore contro 85 contrari e 3 gli astenuti, il Senato approva l’articolo 6 del ddl Boschi. Mentre un emendamento di Calderoli è stato respinto a scrutinio segreto con 160 «no», 107 sì e 2 astenuti. Il gruppo di Verdini, Ala, era al completo, in 11, tranne Barani e D’Anna sospesi; assenti giustificati 4 senatori del Pd e 2 di Ncd.
Dopo la decisione della sospensione di 5 giorni dei due senatori D’Anna e Barani per gesti sessisti in aula (decisione raggiunta dopo aver visto i filmati delle registrazioni di venerdì), alla ripresa Calderoli fa scattare il suo ‘gambero’, ritira emendamenti e li trasforma in ordini del giorno, perché i tempi a disposizione del suo gruppo come di quello dei M5s è ormai agli sgoccioli e perché in questo modo evita di far scattare il ‘canguro’ su tutti gli emendamenti simili. Ma il presidente del Senato lo blocca sul nascere, richiamandosi al regolamento e al suo potere di gestire le votazioni in Aula. Anche il capogruppo di Fi, Paolo Romani, ha accusato questa “battaglia tra gamberi e canguri”. “Lo dico anche a Calderoli – ha detto Romani – a noi questo non interessa”. Quello che preme invece a Romani è entrare nel merito di almeno due punti importanti: l’elezione dei giudici costituzionali, e le norme transitorie che dettano il modo in cui si formerà il primo Senato. “Su questo facciamo una intesa tra persone normali”, ha detto. Nella giornata di sabato, inoltre è stato approvato l’emendamento a firma di Anna Finocchiaro sull’elettività del futuro Senato con 169 voti a favore, 69 i contrari e 3 gli astenuti. Secondo questo emendamento deve esserci una figura di mediazione tra l’attuale Senato elettivo e quello di rappresentanza territoriale composto da sindaci e consiglieri regionali. Questi ultimi, secondo il testo, saranno ratificati dai ‘parlamentini’ locali sulla base di listini ricavati dalle indicazioni degli stessi elettori. Una procedura che sarà poi gestita da un provvedimento ad hoc.
Come è ormai chiaro l’obiettivo del governo è quello di chiudere con il voto finale del 13 ottobre, prima dell’avvio della sessione di bilancio.
L’articolo 2 del ddl Boschi: il cuore della riforma
Votato lo scorso sabato, l’articolo 2 stabilisce che il futuro Senato sarà “composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal presidente della Repubblica”. I nuovi senatori saranno formalmente eletti dai consigli regionali che dovranno sceglierli “tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori”. La ripartizione dei seggi tra le Regioni sarà “in proporzione alla loro popolazione” e nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. Due senatori spetteranno anche a Trento e Bolzano.