Sempre più spesso le persone si affidano ad internet per cercare informazioni veloci sulla propria salute: ma non è una pratica sana
L’informazione sulla salute fisica, con internet, ha compiuto passi da gigante anche se spesso non direttamente qualitativi. Se fino a qualche anno fa, la prima ricerca di sintomi o presunte malattie veniva fatta con l’enciclopedia medica cartacea, ora con il web abbiamo a disposizione migliaia di siti sia generici che di approfondimento su cui possiamo informarci. Il problema sorge sull’affidabilità dei siti che visitiamo e soprattutto quanto conviene dilungarsi in una ricerca che non può sostituire in alcun caso una visita di uno specialista o dottore di famiglia.
Il termine Cybercondria è stato formulato negli anni novanta associando il prefisso cyber, ovvero ogni cosa relativa al mondo virtuale, alla parola ipocondria che, di fatto, è un termine psichiatrico per definire una forma accentuata di preoccupazione per il proprio stato di salute.
Uno studio americano effettuato di recente dimostra che circa 8 americani su 10 cercano su internet le informazioni mediche evitando, spesso, una consultazione professionale reale. La rete permette di accedere a una quantità di informazioni infinita ma che porta ad un’autoanalisi che scaturisce in ansie e preoccupazioni non supportate dalla realtà. I ricercatori americani hanno dimostrato, intervistando circa 500 persone, che le ricerche di sintomi banali ed innocui passano attraverso un’escalation di approfondimenti che portano frequentemente a malattie gravi con un crescente stato apprensivo dell’incauto malato. In questo modo si è influenzati dalle possibili patologie che si leggono su internet sviluppando uno stato di ansia chiamato appunto cybercondria. Ed è in questo modo che la fobia per le malattie gravi sale e le persone inclini a preoccuparsi maggiormente si perdono nelle diagnosi della rete.
Peggiore è la situazione quando si consultano i forum in cui il giudizio di un’analisi medica viene lasciato a persone che non hanno competenze professionali ma che scrivono giudizi solo sulle proprie esperienze personali: anche una banale domanda come “l’affidabilità di esami per le allergie” può essere deviate con informazioni poco attendibili o contradditorie e costruire un’ansia ingiustificata. Se, per esempio, viene fatta una ricerca “macchia scura sulla pelle” i motori di ricerca avranno, tra i primi risultati pagine dedicate al tumore della pelle o melanoma. E per una percentuale, fortunatamente, altissima di utenti si tratta solo di semplici ed innocui nei.
Ma quali sono le ricerche in internet effettuate con maggiore frequenza?
Gli utenti americani ricercano parole chiave come “cosa è l’endometriosi?” oppure “quanto è contagiosa l’influenza” e ancora “cosa causa l’alta pressione?”. Molto gettonato l’ambito di medicina della riproduzione con domande come “sintomi della gravidanza” oppure “Quando si verificano la perdita dell’impianto” ma anche informazioni didattiche come “che cos’è la SLA” oppure, sicuramente un po’ più allarmanti domande come “quanto resta la cannabis nell’urina?”.
Fobie ipocondriache a parte, il modo migliore per prevenire e curarsi adeguatamente è recarsi da un medico evitando di chiedere a Dr.Google!
Alcune delle domande più frequenti a Dr. Google
“Cosa è l’endometriosi?”
“Quanto è contagiosa l’influenza?”
“Cosa causa l’alta pressione?”
“Quali sono i sintomi
della gravidanza?”
“Quando si verifica la perdita dell’impianto?”
“Che cos’è la SLA?”
“Quanto resta la cannabis nell’urina?”